Oaxaca è un posto che mi è piaciuto un sacco. Erano anni che me lo immaginavo, tutti me ne parlavano, descrivendo queste casette colorate, questi tacos deliziosi e questo Mezcal da degustare con vista tramonto da una terrazza. Mi dicevano anche, che era il luogo ideale dove fermarsi qualche giorno o settimana.
E infatti io ci sono rimasta almeno 10 giorni e in questo articolo ti racconto quello che ho imparato. E pensare che quando mi dicevano: “Oaxaca è meravigliosa” io li guardavo con nostalgia, non avrei mai creduto di fare un viaggio in Messico da sola. Così come tante altre cose. A volte, invece, basta una frase, un biglietto, un sorriso, per cambiare una vita. E lo vedremo più avanti.
Ciao sono Ilaria, e questa è la mia newsletter! Sono a Udine, la città dove sono nata e ho vissuto prima di cominciare a viaggiare per il mondo. Con questa città ho un rapporto di amore per il senso di conforto che mi dà e di odio per il senso di provincia che mi trasmette. Che poi Udine non deve essere molto diversa da certe cittadine di cui mi innamoro viaggiando, ma fatto sta è qui ci sono nata, lì no.
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La mia routine a Oaxaca
Cos’ho fatto per 10 giorni ad Oaxaca? Che poi si pronuncia qualcosa tipo “Uahaca”. Ho messo in scena la mia solita routine da viaggio e lavoro. Da nomade digitale, se vogliamo. Ho trovato un ostello carino, con la cucina (pulita) e la terrazza, perché il bello di Oaxaca sono proprio le terrazze e le corti interne con piante e fontane. Fanno un po’ Andalusia e Marocco.
Io di solito faccio così: individuo l’ostello, prenoto una settimana, per poi estendere se voglio fermarmi di più. Lascio lo zaino, mi faccio la doccia, sistemo i miei pochi oggetti e vestiti in modo da ricreare una sorta di casa o comodità per la prossima settimana. Il lucchetto ormai è diventato parte di me e lo uso per chiudere il mio armadietto dell’ostello.
Poi cerco il mercato, che è sempre una delle esperienze più interessanti. Mi emoziona camminare tra i banchi della frutta, mentre mangio un mango con il sale, limone e peperoncino, passo al reparto panetteria e assaggio una rosca, questo biscotto rotondo, gigante, con un buco nel mezzo. Compro frutta, verdura, formaggio, tortillas, avocado, legumi, frutta secca, insomma un po’ tutto il necessario per prepararmi insalate e poke nei giorni successivi.
Ormai il poke è il mio pasto da viaggio: in un’unica ciotola metto riso, insalata, cipolla, formaggio, pomodoro, carote, avocado, cetrioli, mango e ogni giorno lo modifico qualche ingrediente. È un piatto colorato e nutriente e di solito tutti mi fanno i complimenti perché è bello esteticamente. Certo che ti sembra bello, viaggiatore tedesco, se tu nel frattempo stai spezzando gli spaghetti per mangiarli in bianco stracotti e usarli come contorno, non proprio benissimo.
Andiamo avanti. Poi cerco il mio studio di yoga, lo scelgo in base a due caratteristiche: frequenza delle lezioni e design dello studio. È fondamentale, infatti, che lo studio sia bello esteticamente. Se ci sono classi di Ashtanga meglio, anche se adesso mi sto prendendo bene per Hot yoga (non Bikram) e Kundalini.
Quindi cerco la mia scuola di salsa e bachata che mi servirà per conoscere nuovi amici e divertirmi. Infine seleziono un bar, come locale del cuore, dove andrò spesso a bere l’aperitivo per crearmi una sensazione di familiarità e conoscere nuovi amici, anche qui.
Ho notato che in viaggio, non avendo una routine, a volte ripetere le stesse azioni aiutare socializzare. Non sempre. Di solito quello che funziona di più in base alla mia esperienza è un: “Ciao, sono Ilaria!” Della serie io attacco bottone, dico una frase seguita dal mio nome e attendo. Questa tattica mi ha portato in luoghi lontani e bellissimi, come alla scoperta di cascate segrete nelle Filippine; a navigare a bordo di un kayak sul Mekong, al confine tra il Laos e la Cambogia; o più semplicemente a buttare un biglietto aereo e viaggiare per nove mesi di fila. Insomma, il mio consiglio è quello di attaccare bottone.
La mia nuova amica californiana
Così ho conosciuto la mia nuova amica californiana. Lei è di San Francisco, ha 54 anni ed è single. Lavora per una grande azienda e fa consulenze. Lo può fare da remoto. Solita storia, non per sminuire la sua vita, né la mia.
Stai conducendo una vita carina, regolare, senza scossoni, poi succede qualcosa fuori o dentro di te. E cambi drasticamente la tua vita carina, che diventa fighissima, per poi renderti conto che quella di prima era una palla.
Nel suo caso è successo fuori, perché lui è andato con un’altra. Quindi si è ritrovata single, a 50 anni. Attimo di sconforto, durato qualche anno. Nel frattempo esce spesso con i suoi amici e voglio dire, uscire la sera a San Francisco, non deve essere male, sicuramente diverso Udine.
Esce che ti esce e conosce un’amica in una situazione simile alla sua, che la parla di questo sito dove puoi scambiare la tua casa, per un periodo. House Swapping, ha detto precisamente. Un po’ come quel film The Holiday (che noi traduciamo con L’amore non va in vacanza), con Cameron Diaz e Kate Winslet, che scambiando casa, si innamorano pure.
Vabbè il concetto è simile, per questa mia nuova amica Californiana che mi spiega che il sito funziona attraverso scambi casa, punti che accumuli e punti che spendi, alloggiando gratis in casa di sconosciuti. Fatto sta che questa nuova modalità di viaggiare le permette di dormire senza spendere un dollaro e conoscere nuove persone da tutto il mondo.
Le coincidenze della vita
Mi sorprende sempre, come una sera come tante, esci, conosci una persona e la tua vita cambia per sempre. Alla fine, lei era uscita a bere un aperitivo a San Francisco, magari pure un po’ triste, perché quello stronzo del marito l’aveva tradita. Sente parlare di House Swapping e si ritrova catapultata su una terrazza al tramonto a Oaxaca, con una michelada in mano a parlare con me, cioè è pazzesco.
Io credo che ci voglia anche una buona dose di apertura mentale o flessibilità, ma nemmeno quello. Piuttosto, devi essere pronto a cogliere i segnali, ecco. Durante la tua giornata, soprattutto in viaggio, succedono una valanga di cose, puoi fare un sacco di riflessioni, puoi veramente prendere spunto da ogni persona che conosci e puoi decidere di fare una cosa, oppure un’altra, di provare un’esperienza nuova.
Mi ricordo che a Tulum sono andata a una lezione di bachata e c’era una psicologa in classe con me, che stava parlando di Costellazioni familiari, quel giovedì alle 18. Qualche giorno dopo mi sono ritrovata a riflettere sulla mia famiglia e i miei legami, insieme ad altri sconosciuti.
Poi mi ricordo quando mi hanno parlato del W Trek in Cile e io l’ho trovato così affascinante e pensavo sarebbe stato impossibile darlo da sola. Poi mi ritrovo qualche mese dopo a camminare per giorni nel parco nazionale Torres del Paine perché me l’aveva suggerito un brasiliano qualche tempo prima.
O mi arriva un’email che parla di un ritiro in Guatemala, riservato a 20 nomadi digitali da tutto il mondo, insieme per un mese. Io la leggo e vado per cancellarla, tipo spam, poi penso: ma ci vado. E così mi ritrovo mesi dopo, a riscaldarmi davanti ad un fuoco, mangiando marshmallow con 19 sconosciuti, di fronte al vulcano Acatenango. Boh
Voglio dire che un sacco di decisioni, incontri, esperienze, nascono da una frase, un’email, un sorriso, un bicchiere di troppo, una coincidenza, che poi forse non è una coincidenza. Io ci penso spesso, a come la mia vita prenda direzioni diverse, per una frase pronunciata da qualcun altro, che forse sul momento ho ascoltato pure distrattamente. Ma poi mi incuriosisce e ci ragiono.
Oaxaca mi amor
Poi di Oaxaca mi sono piaciuti anche tutto il cibo di strada: l’acqua aromatizzata alla maracuya, l’elote (la pannocchia), i tacos, le quesadillas, il mango, l’ananas con il peperoncino, era tutto buonissimo. Le bancarelle ben organizzate, ordinate, in molte c’era pure la fila di local per mangiare una crepes. Mi sono piaciute le chiese di Oaxaca, le caffetterie, le stradine ciotolate, la gente del luogo, sorridente e ospitale, ma un po’ riservata, i dintorni con escursioni a Mitla, Hierve el Agua e Monte Albán, mi è piaciuto il clima, caldo di giorno, fresco di sera, insomma mi è piaciuto tutto.
Recentemente, mi ha scritto la mia amica californiana, ringraziandomi di averla portata alla sua prima classe di salsa. Adesso è tornata in Messico, un paio di mesi per imparare a ballare (sempre mentre lavora da remoto, sennò poi mi arrivano i commenti: ma i soldi?)
Ecco, un altro segnale colto, un’altra opportunità presa al volo. Mi ha detto che vorrebbe innamorarsi. Le ho detto che con quell’attitudine che ha, succederà anche quello, ne sono sicura. Che poi non ne sono affatto sicura. Ci sono rincoglioniti che hanno un fidanzato e persone intelligenti che restano single per anni. Però lei era contenta di sentirselo dire e come ci insegnano gli inglesi, ogni tanto una bugia bianca, un bel: “andrà tutto bene” ci sta.
Leggi il racconto precedente…
A mercoledì,
Ilaria
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Have you ever swapped house?
Oaxaca is a place that I absolutely loved. I had imagined it for years, everyone talked about it, describing these colorful little houses, delicious tacos, and Mezcal to be enjoyed while watching the sunset from a terrace. They also said it was the ideal place to stay for a few days or weeks.
And indeed, I stayed there for at least 10 days, and in this article, I'll tell you what I learned. It's funny to think that when they used to say to me, "Oaxaca is wonderful," I would look at them wistfully, never imagining that I would take a solo trip to Mexico. Just like many other things. Sometimes, all it takes is a phrase, a ticket, a smile, to change a life. We'll see more about that later.
Hi, I'm Ilaria, and this is my newsletter! I'm in Udine, the city where I was born and lived before starting to travel the world. I have a love-hate relationship with this city—love for the comfort it gives me and hate for the provincial feel it conveys. Udine might not be much different from certain towns I fall in love with while traveling, but the fact remains that I was born here, not there.
If you want to support my writing project, you can buy me a drink, and if you want to check out my website, you can find it here: www.ilariagianfagna.it
My Routine in Oaxaca
What did I do for 10 days in Oaxaca? By the way, it's pronounced something like "Wahaca." I enacted my usual travel and work routine, as a digital nomad, if you will. I found a nice hostel with a (clean) kitchen and terrace, because the beauty of Oaxaca lies in its terraces and inner courtyards with plants and fountains. They have a bit of an Andalusian or Moroccan vibe.
Here's what I usually do: I find a hostel, book it for a week, then extend if I want to stay longer. I drop off my backpack, take a shower, arrange my few belongings and clothes to recreate a sort of home or comfort for the next week. The padlock has become a part of me, and I use it to lock my hostel locker.
Then I look for the market, which is always one of the most interesting experiences. I get excited walking among the fruit stalls, eating a mango with salt, lime, and chili, then move on to the bakery section and taste a rosca, a giant round cookie with a hole in the middle. I buy fruits, vegetables, cheese, tortillas, avocados, legumes, dried fruits—basically everything I need to prepare salads and poke bowls for the next few days.
Poke bowls have become my go-to travel meal: I put rice, lettuce, onions, cheese, tomatoes, carrots, avocados, cucumbers, mango, and modify it with different ingredients every day. It's a colorful and nutritious dish, and people usually compliment me on its aesthetics. Of course, it looks nice, German traveler, especially when you're breaking spaghetti to eat them plain and overcooked as a side dish, not really great.
Moving on. Then I look for my yoga studio, choosing it based on two characteristics: class frequency and studio design. It's essential for the studio to be aesthetically pleasing. If they have Ashtanga classes, even better, although lately, I've been enjoying Hot yoga (not Bikram) and Kundalini.
Next, I search for my salsa and bachata school, which helps me meet new friends and have fun. Finally, I pick a bar, my local hangout, where I often go for drinks to create a sense of familiarity and meet new friends there too.
I've noticed that while traveling, without a routine, sometimes repeating the same actions helps with socializing. Not always. Typically, what works best based on my experience is a simple, "Hi, I'm Ilaria!" It's like I start a conversation, say a sentence followed by my name, and wait. This tactic has taken me to distant and beautiful places, like discovering secret waterfalls in the Philippines; kayaking on the Mekong River, on the border between Laos and Cambodia; or simply buying a one-way ticket and traveling for nine straight months. So, my advice is to strike up a conversation.
My New Californian Friend
That's how I met my new Californian friend. She's from San Francisco, 54 years old, and single. She works for a large company and does consulting work remotely. Typical story, not to diminish her life or mine.
You're leading a nice, steady life, no surprises, then something happens, either outside or inside of you. And you drastically change your nice life, which becomes awesome, only to realize that your previous life was a drag.
In her case, it happened externally because her husband cheated on her. So she found herself single at 50. A moment of dismay, lasting a few years. Meanwhile, she often goes out with her friends, and I mean, going out at night in San Francisco can't be bad, certainly different from Udine.
She goes out, meets a friend in a similar situation, who tells her about this website where you can exchange homes for a period. House Swapping, she said precisely. It's like that movie The Holiday, with Cameron Diaz and Kate Winslet, where they fall in love by swapping houses.
Well, the concept is similar for my new Californian friend, who explains that the site works through home exchanges, accumulating and using points to stay for free in strangers' homes. The bottom line is that this new way of traveling allows her to sleep without spending a dollar and meet new people from all over the world.
Life's Coincidences
It always amazes me how one evening, you go out, meet a person, and your life changes forever. In the end, she went out for a drink in San Francisco, perhaps a bit sad because that jerk of a husband cheated on her. She hears about House Swapping and finds herself on a terrace at sunset in Oaxaca, with a michelada in hand, talking to me—it's crazy.
I think it also takes a good dose of open-mindedness or flexibility, but not even that. Rather, you have to be ready to pick up on the signs. During your day, especially while traveling, so many things happen, you can reflect on a lot, really draw inspiration from every person you meet, and decide to do one thing or another, try a new experience.
I remember in Tulum, I went to a bachata class, and there was a psychologist in class with me, talking about Family Constellations, that Thursday at 6 p.m. A few days later, I found myself reflecting on my family and my bonds, along with other strangers.
Then I remember when someone told me about the W Trek in Chile, and I found it so fascinating and thought it would be impossible to do alone. Then a few months later, I found myself walking for days in Torres del Paine National Park because a Brazilian had suggested it to me some time before.
Or I receive an email about a retreat in Guatemala, reserved for 20 digital nomads from around the world, together for a month. I read it and almost delete it, thinking it's spam, then I think: why not? So months later, I find myself warming up by a fire, eating marshmallows with 19 strangers, in front of the Acatenango volcano. Who knows.
I mean, a lot of decisions, encounters, experiences, stem from a phrase, an email, a smile, one drink too many, a coincidence, which then may not be a coincidence. I often think about how my life takes different directions because of a sentence uttered by someone else, which I may have initially listened to absentmindedly. But then it intrigues me, and I think about it.
Oaxaca, my love
Then in Oaxaca, I also loved all the street food: the maracuya-flavored water, elote (corn on the cob), tacos, quesadillas, mango, pineapple with chili—it was all delicious. The stalls were well-organized, orderly, with many lined up to eat a crepe. I liked the churches in Oaxaca, the coffee shops, the cobblestone streets, the local people, smiling and hospitable, yet a bit reserved, the surrounding areas with excursions to Mitla, Hierve el Agua, and Monte Albán—I liked the climate, warm during the day, cool at night, in short, I liked everything.
Recently, my Californian friend wrote to me, thanking me for taking her to her first salsa class. Now she's back in Mexico for a couple of months to learn how to dance (while working remotely, because otherwise, I'd get comments: but how do you afford it?)
There you have it, another signal picked up, another opportunity seized. She said she wants to fall in love. I told her that with her attitude, that will happen too, I'm sure. Not that I'm really sure. There are idiots with boyfriends and intelligent people who remain single for years. But she was happy to hear it, and as the English teach us, an occasional white lie, a nice, "everything will be okay," is acceptable.
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
You can:
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Tutta la vita è così. Il problema è proprio quello di etichettare questi segnali come casuali e passare oltre. Se inizi a farci caso partono le cose belle. Almeno per me è sempre stato così.
Io ho votato "non sono coincidenze" nel tuo sondaggio perché concordo con quel che dice Cristiano sopra: quel che sentiamo può lasciare traccia dentro di noi, a un livello magari inconsapevole. Soprattutto quando è un qualcosa che apre possibilità a cui non avevamo pensato – la nostra mente / il nostro cervello / il nostro sentire se la mettono in saccoccia, e tengono lì l'informazione, magari senza che noi razionalmente ce ne accorgiamo.
Anche per questo, a mio avviso, è fondamentale circondarsi di persone le cui parole ci facciano bene, il più possibile