Forse non tutti sanno che...
In Asia e in generale nel mondo esiste una comunità di viaggiatori, che viaggiano da soli. Solo chi viaggia da solo lo sa. E solo chi viaggia da solo, in ostello, lo sa. Tutti gli altri lo ignorano. Hanno paura di viaggiare soli. O inventano scuse: “non ho soldi”, “non ho tempo”, “beata te che puoi”. E anche io ero così. Oddio non proprio così.
Nel senso che non avevo mai viaggiato da sola. Fino a qualche anno fa. Poi ho semplicemente prenotato un volo per il Giappone. Lo desideravo da tanto. Non il Giappone. Il viaggio da sola. Il Giappone l’ho deciso in un’ora. Come prima destinazione mi sembrava sicura.
Ciao sono Ilaria! Ti scrivo da Milano, ho un forte raffreddore e quindi ti mando un racconto di quella volta che sono stata in Myanmar.
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Tutte le persone belle che ho conosciuto, hanno viaggiato da sole. E non una volta nella vita. Poi ho prenotato un volo per la Thailandia. E poi uno per il Myanmar. Ogni volta scopro qualcosa di nuovo. Di me e del mondo. Questa volta, ad esempio, ho capito che tutti i viaggiatori solitari vogliono bere una birra insieme, la sera. Sono nella terrazza. Da sola, birra e cellulare in mano. E gli altri? In terrazza. Da soli, birra e cellulare in mano. Ora. Ci sta, perché devi scrivere a casa, amici, parenti, leggere le email, organizzare le giornate successive.
Ma vuoi mettere? Puoi parlare con i viaggiatori di viaggi. Non ci penso due volte. Mi alzo e dico: “Ragazzi, ma perché non ci beviamo una birra tutti insieme?” Subito ci ritroviamo in dieci. Tutti viaggiatori solitari. E se ne aggiungono altri. E altri ancora. “Ho appena finito il trekking di tre giorni Kalaw-Inle”. “Dove andate dopo?” “Thailandia, Laos e Cambogia”. “Ho mollato il lavoro, viaggio da sei mesi”. “Pare che le Filippine sia the place to be”. “Vorrei fare backpacking in India, chi c’è stato?” chiedo.
Il gruppo WhatsApp
Non so come descrivere questa sensazione. È come parlare del mio argomento preferito, con le mie persone preferite. E le conosco da un’ora. Durante la birra, organizzo un gruppo su WhatsApp. Ma non solo a Inle. Anche a Bagan. Yangon. In tutti gli ostelli in cui vado. Ci sono solo un paio di viaggiatori in compagnia. Tutti gli altri? Soli. Forse il Myanmar è una destinazione advanced. E comunque è bassa stagione.
Il gruppo. Che idea geniale. Mi chiamano la leader. Che ridere. Ognuno può scrivere, chiedere, consigliare, condividere foto e location su Maps.me sul gruppo WhatsApp. Cosa ne è nato? Nuovi amori, nuove amicizie, nuovi incontri. Emozioni, risate, mi offrono un lavoro in ostello, litri di Myanmar beer, aglio come se non ci fosse un domani. E racconti. Tanti racconti. Centinaia di persone da tutto il mondo fanno più o meno gli stessi giri, si danno consigli, condividono un pezzo di viaggio. E un pezzo di vita.
Viaggiare da soli ci fa belli
Con gli sconosciuti è sempre più facile. Di solito in viaggio si parla di viaggi. E di aneddoti sui viaggi. D’altronde è la nostra passione. E anche un po’ la nostra ragione di vita. Viaggiare da soli ci rende persone migliori. Più belle. Non importa quanto siamo sudati, quanto siamo struccate e quanto siamo stanchi. Come sorridiamo nelle foto di viaggio, in nessun altro scatto. Eh no, i miei outfit non sono da instagram. E i capelli mi stanno sempre male.
Ma come fanno quelle ragazze con la gonna lunga rossa e la camicetta bianca leggera alla Guardian Statue Entrance a Bali, di spalle, come se viaggiassero di professione? Forse lo fanno di professione. O sono particolarmente brave a far rosicare i follower.
Torniamo alla vita da backpacker, che per quanto mi riguarda è più genuina. È inimmaginabile e terapeutico quello che riesci a dire e a fare con gli sconosciuti. Sveglia alle 4 del mattino, per vedere l’alba sulle pagode di Bagan. Un gruppo di 30 persone sulle motorette. Il gruppo l’organizzo io. Non ho voglia di andare da sola con l’ebike nelle strade sterrate di Bagan al buio, con i cani. Poi non ho senso dell’orientamento. Nemeno con Google Maps e Maps.me. “Ho dimenticato l’acqua”. “Bevi la mia”. “La mia bici elettrica è scarica”. “Sali sulla mia”. “Non ho abbastanza soldi per le cartoline”. “Te le compro io”. “Avrei voluto fare una gita in mongolfiera”. “Ti disegno la mongolfiera con Snapchat”.
Ma chi sono questi sconosciuti? Ci prendiamo cura l’uno dell’altro e nemmeno ci conosciamo. Non siamo soli. Viaggiamo soli, per scelta. Stiamo bene insieme. Ma stiamo benissimo da soli. Anzi abbiamo bisogno di stare tre ore nel bar dell’ostello a scrivere, rivedere e organizzare le foto, chiamare amici e parenti, fissare il vuoto, bere una birra local. Qui, qualcuno ha soldi, qualcuno li ha risparmiati. E qualcuno ne ha davvero pochi. Ma viaggia lo stesso. Attento all’ultimo centesimo. Anche io in viaggio, sono piuttosto tirchia, non perché devo per forza risparmiare. Perché mi diverto di più in ostello. E a mangiare nei ristoranti scrausi, ma buoni. Conosco gente da tutto il mondo. Come quella volta che l’olandese ha vomitato tra la mia e la sua sedia. Ok, tequila in Myanmar non proprio un’idea brillante. Come quella volta che abbiamo cantato “Don’t look back in anger” al karaoke dell’ostello. Come quella volta che un giovane francese, ma giovanissimo, ci ha provato con me. Era pure carino e mi ha sorpreso la sua audacia.
Ecco tutto questo non succederebbe in un hotel normale. Poi alla fine sono una delle più grandi in ostello. E mento sulla mia età. Dico che ho 33 anni e tutti mi credono. Ma perché il popolo dell’ostello ha viaggiato per mesi, anni e non guarda in faccia a convenzioni e forzature. Più ostello per tutti. Non serve dormire in camerata. Io lo faccio solo quando ci sono le tendine e la struttura è più articolata di un semplice letto a castello. Altrimenti prendo una camera singola, a volte. Gli ostelli sono posti di design. Con i tour più fighi. Le feste più belle. I viaggiatori più interessanti. Insomma dormite in ostello. Ma fate uno sforzo. “Ciao, sei stato nella Pagoda di Yangon?” Risposta: “Sì, bla bla bla” e giù di birre calde. Perché in Asia, una bottiglia di birra gelata non si è mai vista
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Leggi il racconto precedente…
A mercoledì,
Ilaria
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More hostels for everyone
Perhaps not everyone knows that...
In Asia, and in the world in general, there is a community of travelers who travel alone. Only those who travel solo know about it. And only those who travel solo, staying in hostels, are aware of it. Everyone else is oblivious. They're afraid to travel alone. Or they make excuses: "I don't have money," "I don't have time," "lucky you who can." I used to be like that too. Well, not exactly.
I mean, I had never traveled alone before. Until a few years ago. Then I simply booked a flight to Japan. I had wanted to do it for a long time. Not Japan specifically. I had longed to travel alone. I decided on Japan within an hour. As a first destination, it seemed safe.
Hi, I’m Ilaria! I’m writing to you from Milan, I have a bad cold, so I’m sending you a story about when I was in Myanmar.
If you like my travel stories, you can subscribe (you’ll receive a free consultation with me) or you can offer me an aperitivo.
All the amazing people I’ve met have traveled alone. And not just once in their lifetime. Then I booked a flight to Thailand. And then one to Myanmar. Each time, I discover something new. About myself and the world. This time, for example, I realized that all solo travelers want to share a beer together in the evening. They’re on the terrace. Alone, beer and phone in hand. And the others? On the terrace. Alone, beer and phone in hand. Now. It’s understandable, you need to write home, to friends, family, read emails, and organize the next day.
But what about this? You can talk to travelers about traveling. I don’t hesitate. I stand up and say, “Guys, why don’t we all have a beer together?” Soon, there are ten of us. All solo travelers. And then more join. And more. “I just finished the three-day Kalaw-Inle trek.” “Where are you going next?” “Thailand, Laos, and Cambodia.” “I quit my job, been traveling for six months.” “Apparently, the Philippines is the place to be.” “I’d like to go backpacking in India, has anyone been?” I ask.
The WhatsApp group
I don’t know how to describe this feeling. It’s like talking about my favorite topic with my favorite people. And I’ve known them for an hour. During the beer, I create a WhatsApp group. But not just in Inle. Also in Bagan. Yangon. In every hostel I go to. There are just a couple of travelers in pairs. Everyone else? Solo. Maybe Myanmar is an advanced destination. And anyway, it’s low season.
The group. What a brilliant idea. They call me the leader. It’s funny. Everyone can post, ask questions, give tips, share photos and locations on Maps.me in the WhatsApp group. What came out of it? New loves, new friendships, new encounters. Emotions, laughs, they offer me a job in a hostel, liters of Myanmar beer, garlic as if there were no tomorrow. And stories. So many stories. Hundreds of people from all over the world doing more or less the same routes, giving advice, sharing part of their journey. And a part of their life.
Solo travel makes us shine
It’s always easier with strangers. Usually, when traveling, we talk about travel. And travel anecdotes. After all, it’s our passion. And a bit of our reason for living. Solo travel makes us better people. More attractive. It doesn’t matter how sweaty we are, how much makeup we don’t wear, or how tired we are. The way we smile in travel photos, we don’t smile in any other shot. And no, my outfits are not Instagram-worthy. My hair never looks good.
But how do those girls do it, with the long red skirts and light white blouses at the Guardian Statue Entrance in Bali, seen from behind, as if they were professional travelers? Maybe they are professionals. Or maybe they’re just particularly good at making their followers envious.
Let’s get back to backpacker life, which, as far as I’m concerned, is more genuine. It’s unimaginable and therapeutic what you can say and do with strangers. Waking up at 4 a.m. to watch the sunrise over the Bagan pagodas. A group of 30 people on scooters. I organize the group. I don’t feel like going alone with the e-bike on Bagan’s dirt roads in the dark, with the dogs. Also, I have no sense of direction. Not even with Google Maps and Maps.me. “I forgot the water.” “Drink mine.” “My electric bike is out of battery.” “Hop on mine.” “I don’t have enough money for postcards.” “I’ll buy them for you.” “I wish I could go on a balloon ride.” “I’ll draw you a balloon with Snapchat.”
But who are these strangers? We take care of each other even though we don’t know each other. We’re not alone. We travel solo, by choice. We enjoy being together. But we’re just as happy alone. Actually, we need to spend three hours in the hostel bar, writing, reviewing, and organizing photos, calling friends and family, staring into space, drinking a local beer.
Here, some people have money, some have saved it. And some have very little. But they travel anyway. Counting every penny. Even I’m pretty frugal when traveling, not because I have to save. Because I have more fun in hostels. And eating at scrappy but good restaurants. I meet people from all over the world. Like that time the Dutch guy threw up between my chair and his. Ok, tequila in Myanmar wasn’t exactly a brilliant idea. Like that time we sang "Don’t Look Back in Anger" at the hostel karaoke. Like that time a young French guy, really young, tried to hit on me. He was cute, and I was surprised by his boldness.
None of this would happen in a regular hotel. Also, I’m one of the older ones in the hostel. And I lie about my age. I say I’m 33, and everyone believes me. But why? The hostel crowd has been traveling for months, years, and doesn’t care about conventions and formalities. More hostels for everyone. You don’t have to sleep in dorms. I only do it when there are curtains and the setup is more than just a bunk bed. Otherwise, I sometimes take a single room. Hostels are design spaces. With the coolest tours. The best parties. The most interesting travelers. So, sleep in a hostel. But make an effort. “Hey, have you been to the Pagoda in Yangon?” Answer: “Yes, blah blah blah,” and down go the warm beers. Because in Asia, you never see a bottle of cold beer.
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
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Sempre coinvolgente nella descrizione delle tue storie 👋🌸
I travelled alone to Japan as my first trip too! :) But I didn't sleep in a hostel until a decade later, after I lied to my Erasmus friends about my age. I was in my 30s when I slept in a hostel in Lisbon with the 20-something gang and I'm glad I tried it, so I know it's not for me at this point in my life! haha