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Ci si sente stanchi. Ci si sente orgogliosi. Ci si sente felici. Ci si sente tristi. Ci si sente scomodi. Ci si sente un po’ persi. E ci si sente cresciuti. Diversi. O forse semplicemente se stessi. E ci si sente pure un po’ fighi. E poi ci si sente, come, come di aver capito qualcosa. Ma in realtà, non hai capito molto. Hai solo visto tanto.
Sono partita per questo viaggio di sola andata: Milano-Buenos Aires. I primi tre mesi, sono stati tipo una lunga vacanza. Tutto mi emozionava, avevo un sacco di energia, facevo un sacco di cose, parlavo con un sacco di gente e uscivo tutte le sere. Mangiavo sempre fuori. E bevevo tante birre. Tanto, tutto mi sembrava così economico, rispetto a Milano.
I primi tre mesi, mi sentivo addosso anche una buona dose di FOMO. Che è quella cosa che devi fare tutto, altrimenti ti senti di perdere qualcosa. Fear Of Missing Out.
Devo dire che la Patagonia ha contribuito a tutto questo stupore e a tutta questa adrenalina. Ancora adesso, lo ricordo come il posto più bello. Capace di strapparti un “wow” ad ogni cambio di paesaggio. Quei colori: azzurro, giallo, verde. Quei laghi turchesi. E anche quegli incontri così interessanti.
In Patagonia ho conosciuto la mia amica tedesca, con cui poi ho fatto un pezzo di viaggio, tra il Cile e l’Argentina. Aveva chiesto all'azienda un sabbatico di tre mesi. E adesso che è tornata, non sa più come si vive nella quotidianità. Ma è contenta. È contenta di se stessa e dell’avventura che ha fatto.
Ho incontrato quel francese, così affascinante, io ho un debole per i francesi, che a 50 anni, ha mollato tutto per partire per il Sud America. E che per poco non scendeva da un aereo, per rivedermi. Come quando Rachel scende dall’aereo per correre da Ross. Ma siccome non è "Friends", io ho detto al tipo, di continuare il suo viaggio. Che è pure una roba metaforica.
Poi in Patagonia ho incontrato un altro amore, che mi ha fatto capire che io gli uomini non li so proprio scegliere. Ma almeno era dolce. E l’ho invitato a fare un pezzo di viaggio con me.
E allora come ci si sente quando si fa un lungo viaggio? Ci si sente gasati i primi tre mesi. E il viaggio potrebbe concludersi lì. Perché tanto quello che viene dopo è soprattutto un viaggio interiore e quello esteriore te lo godi di meno.
Poi ci si sente stanchi, con un improvviso bisogno di stabilità. Ed è per questo che mi sono inchiodata un mese a Cusco e lo racconto qui. E mentre scrivo la situazione non è molto diversa, perché mi trovo in un paesino coloniale, sperduto, nel bel mezzo della Colombia.
Ironico, no? Sei partita per sfuggire alla routine. E poi è proprio quello che cerchi. Hai bisogno di mangiare di sano, di cucinare, di stare a casa, la sera. O meglio in ostello. Di andare a dormire presto. Hai bisogno di stare da sola. E di non parlare con nessuno. Di fare sport tutti i giorni. Di trascorrere giorni senza vedere niente di nuovo. Un altro tramonto che vedo e spacco tutto.
Un'altra cosa che mi ha sorpreso è che ingenuamente pensavo che sarei stata sempre felice in viaggio. Invece no. Lo sono stata per i primi tre mesi. Poi sono stata, come sarei stata a Milano. Con gli stessi umori. Gli stessi pensieri. A volte triste, a volte felice, a volte di fretta, a volte stanca, a volte piena di energia, a volte eccessiva, a volte indecisa. Con la stessa sensazione di sentirsi comunque incompresa. E con l’unica differenza, che adesso è più bello stare da sola. E non è una condanna, come prima, ma un lusso. E poi diciamocelo, è meglio piangere a San Pedro de Atacama, che a San Donato Milanese. (Nulla togliere a San Donato Milanese).
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You feel tired. You feel proud. You feel happy. You feel sad. You feel uncomfortable. You feel a little lost. And you feel grown. Different. Or maybe just yourself. And you even feel cool. And then you feel, like, like you've understood something. But in reality, you haven't understood much. You've just seen a lot.
I got my one-way ticket: Milan to Buenos Aires. The first three months were like an extended vacation. Everything was exciting to me, I had a ton of energy, I did so many things, talked to so many people, and went out every night. I always had dinner out. And I drank a lot of beers. Everything seemed so affordable, compared to Milan.
During the first three months, I also had a good dose of FOMO. That thing where you feel like you have to do everything, or else you feel like you're missing out. Fear Of Missing Out.
I have to say that Patagonia contributed to all this amazement and adrenaline. Even now, I remember it as the most beautiful place. I was saying "wow" at every change of scenery. Those colours: blue, yellow, green. Those turquoise lakes. And even those interesting encounters.
In Patagonia, I met my German friend, with whom I later traveled between Chile and Argentina. She asked her company for a three-month sabbatical. And now that she's back to Munich, she doesn't know how to live in the routine anymore. But she's happy. Content with herself and the adventure she had.
I met that charming Frenchman, I have a weakness for French guys. He is in his 50s and he gave up everything to come to South America. And he almost got off a plane to see me again. Like when Rachel gets off the plane to run to Ross. But since this isn't "Friends," I told the guy to continue his journey. Which is also a metaphorical thing.
Then in Patagonia, I met another love, who made me realize that I really don't know how to choose men. But at least he was sweet. And I invited him to travel with me for a while.
So, how does it feel when you take a long journey? You feel excited for the first three months. And the journey could end there. Because what comes after is mostly an inner journey, and you enjoy the external one less.
Then you feel tired, with a sudden need for stability. And that's why I stayed put in Cusco for a month, and I'm sharing the story here. And as I write, the situation isn't very different, because I find myself in a colonial village, remote, in the middle of Colombia.
Isn't it ironic? You left to escape the routine. And then that's exactly what you're seeking. You need to eat healthy, to cook, to stay home in the evenings. Or rather, in the hostel. To go to bed early. You need to be alone. And not talk to anyone. To do sports every day. To spend days without seeing anything new. Another sunset I see, and I will have a break down.
Another thing that surprised me is that I naively thought I would always be happy while traveling. But no. I was happy for the first three months. Then I was, just me, like I would have been in Milan. With the same moods. The same thoughts.
Sometimes sad, sometimes happy, sometimes in a hurry, sometimes tired, sometimes full of energy, sometimes excessive, sometimes indecisive. With the same feeling of being misunderstood. And the only difference now is that it's nicer to be alone. And it's not a condemnation like before, but a luxury. And let's be honest, it's better to cry in San Pedro de Atacama than in San Donato Milanese (NB: a commuter town close to Milan).
Trovo molto interessante queste considerazioni. Viaggio tanto per turismo ed ho sempre pensato che il “viaggiare” mi appassiona così tanto perché poi posso tornare nella mia zona di confort e meglio comprendere quanto sono fortunato rispetto a tanti altri nel mondo.