Il Perù è il luogo che mi è piaciuto di più. E con questa rima potrei concludere il mio racconto di oggi. Breve recap delle puntate precedenti. Ti ho raccontato dell’Argentina, del Cile, della Bolivia, ora è il momento del paese che mi ha veramente stregato. Forse perché in Perù è iniziata un’altra fase del viaggio, quella interiore, in cui mi sono sentita libera e veramente me stessa. Avevo da poco buttato il mio biglietto di ritorno ed ero finalmente come gli altri viaggiatori, con lo zaino in spalla. Anzi mi sentivo pure un po’ più figa di alcuni.
Prima di procedere, con il quarto episodio, ho attivato il bottone Buy Me a Spritz. Mi vergogno tantissimo a promuoverlo, anche perché credere in se stessi, mai. Se ti piacciono i miei racconti di viaggio, li trovi utili e magari ti danno anche la carica di partire da solo/a, puoi offrirmi un aperitivo.
Difficile dire perché io sia rimasta agganciata al Perù. Mi è già successo con altri luoghi. Per esempio, il Myanmar mi è rimasto nel cuore e ne parlo spesso. Anche con lo Sri Lanka. Sono quei posti che racchiudono un senso di dolcezza, silenzio, bellezza, pace, colori, umiltà, stupore e sapori. Allora è facile dire perché sono rimasta un mese e mezzo in Perù. Secondo me, quando succede, ha più a che fare con te stesso, che con la geografia.
Il ricordo più dolce
Il Salkantay Trek. Un percorso di quasi 90 chilometri che in quattro notti e cinque giorni di sole, neve, rovine Inca, salite, fiumi, ponti, ghiacciai, sorrisi, piantagioni di caffè e di frutta tropicale, rifugi in mezzo al nulla, dolore tremendo alle gambe, foglie di coca, lacrime di quando ti commuovi per un paesaggio, sveglie alle 5.30 del mattino, sei strati di coperte e birra Cusqueña, ti porta al Machu Picchu. Io l’ho fatto da sola, che è tipo come una decina di sedute di terapia al giorno. Se hai dei problemi, te lo consiglio vivamente. La cosa che mi è piaciuta di più è stata la sera passata a Llactapata, una tappa opzionale, ma secondo me irrinunciabile, per altre tre ore di salita, gratuite. Nel rifugio c’è una signora che mi accoglie con un sorriso bellissimo. La signora cucina con amore, ha uno sguardo orgoglioso, ma allo stesso tempo interrogativo, ogni volta che mi presenta un piatto, come se aspettasse il mio commento, con apprensione. È tutto delizioso, le dico che cucina come mia mamma. Che poi non è vero, perché mia mamma dovrebbe fare uno stage da lei, per capire come si preparano i piatti in Perù. Lei si commuove e io l’abbraccio.
Il ricordo più delicato?
Casona Checacupe. Una casa coloniale, ai piedi di Vinicunca e Palcoyo, dove si mangiano i prodotti dell’orto, dove siamo io e altri quattro ospiti, in un villaggio minuscolo, dove alle 21 siamo tutti a letto. Voglio vedere le famose montagne colorate, 5 mila metri d’altezza di colori. Tutti, ma proprio tutti, fanno lo stesso tour in giornata, con sveglia nel cuore della notte, per scattare le stesse foto, tipo “aspettative verso realtà”. Quindi io mi ribello, va contro il senso di viaggio lento che sto facendo. E mi organizzo per dormire due notti nel luogo civilizzato, più vicino alle montagne. A Checacupe appunto. Nella casona, c’è una abuela (ndr. nonna in spagnolo) e mi racconta che lei ha sempre amato la musica e quando era più giovane ballava e ballava. Dobbiamo quasi gridare per capirci, perché lei mette la musica a tutto volume, a tutte le ore, jazz, Buena Vista Social Club, suoni francesi alla Edith Piaf, Bossanova, Frank Sinatra e orchestre varie. Mi chiede dov’è il mio fidanzato, le rispondo che non lo so nemmeno io
Il ricordo più sacro?
Valle Sagrado. Un altro luogo magico del Perù. Io non ne conoscevo l'esistenza prima di conoscerlo. È la valle sacra degli Inca, ai piedi delle mitiche Ande, caratterizzata dal fiume Urubamba, che scorre un po' per tutta la valle. Tradotto, ci sono un sacco di rovine Inca, si possono ammirare le montagne che raggiungono i 6 mila metri, che per farla breve sono tutte sacre e si sente sempre il rumore dell'acqua. Non a caso, Valle Sagrado è il luogo ideale per cerimonie, riti sciamanici e ritiri di yoga, meditazione. Non dimentichiamoci le piante sacre psichedeliche come Ayahuasca, San Pedro e Peyote. Tutto questo si svolge nella Valle Sagrado. Meritano una visita Maras e Moray, Pisac e Ollantaytambo, da cui parte il treno per il Machu Picchu. Anche questi luoghi, li visito lentamente, dormendo due notti nella valle e muovendomi a piedi a bordo di qualche autobus pubblico. Un signore peruviano mi dice che lui una volta ha mangiato le lasagne. Io gli dico che mi piace la cucina peruviana, mentre sgranocchio una pannocchia con il formaggio, comprata a 50 centesimi da una donna carica di mais e figli. Lui non capisce che ci faccio in Perù, perché lui sogna l’Italia e non si è spinto mai più in là di Lima.
Il ricordo più romantico?
Waqrapukara. Tutti questi nomi, sono in lingua quechua, la lingua che parlavano gli Inca. Che cosa raffinatissima. Si tratta di un trekking sconosciuto, alla volta di una fortezza Inca. L’ultima persona che ha messo piede in questa fortezza inespugnabile, lo ha fatto tre giorni prima di me. La camminata è bellissima e faticosa, siamo a 4300 metri. All'arrivo il guardiano mi chiede 10 soles per entrare, che sono poco più di 2 euro. Io non ce li ho. Mi lascia passare, in cambio di due chiacchiere. È solo. Mi spiega che lui vive due settimane a Cusco e due settimane a Waqrapukara. È nonno, mi mostra orgoglioso le foto delle tre nipotine e il badge che porta sulla sua divisa blu che dice "Ministerio de Cultura". Quanta tenerezza. Così gli offro una banana. Cavolo, non ho mai visto una persona così felice per una banana. Lo saluto e mi dispiace lasciarlo lì, mi guarda con questo sguardo dolce, di rassegnata solitudine.
E questo è stata la mia ultima tappa del Perù. Ciao signora che cucini come mia mamma, ciao abuela che ami la musica, ciao signore peruviano che sogni l’Italia, ciao guardiano di Waqrapukara, ciao Machu Picchu, ciao Incas.
Nella prossima e ultima puntata della serie “Diario di un lungo viaggio” ti racconterò del mio mese in Colombia. Poi del mio viaggio interiore, parlerò più avanti.
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🇦🇺 Peru is the place I liked the most. Brief recap of the previous episodes. I told you about Argentina, Chile, Bolivia, now it's time for the country that truly enchanted me. Perhaps because in Peru, another phase of the journey began, the inner one, where I felt free and truly myself. I had recently discarded my return ticket and was finally like other travelers, with a backpack on my shoulders. In fact, I even felt a bit cooler than some.
Before moving on to the fourth episode, I activated the Buy Me a Spritz button. I'm very embarrassed to promote it, also because believing in oneself, never. If you like my travel stories, find them useful, entertaining, and maybe even inspiring enough to embark on solo adventures, you can buy me a drink. Remember that I am already the happiest person in the world simply because you are subscribed to the newsletter.
It's hard to say why I got hooked on Peru. It has happened to me with other places. For example, Myanmar has stayed in my heart, and I talk about it often. Also, with Sri Lanka. These are places that embody a sense of sweetness, silence, beauty, peace, colors, humility, amazement, and flavors. So, it's easy to say why I stayed a month and a half in Peru. In my opinion, when it happens, it has more to do with yourself than with geography.
The sweetest memory?
The Salkantay Trek. A route of almost 90 kilometers that, in four nights and five days of sun, snow, Inca ruins, ascents, rivers, bridges, glaciers, smiles, coffee and tropical fruit plantations, shelters in the middle of nowhere, tremendous leg pain, coca leaves, tears when you are moved by a landscape, waking up at 5:30 in the morning, six layers of blankets, and Cusqueña beer, leads you to Machu Picchu. I did it alone, which is kind of like ten therapy sessions a day. If you have problems, I highly recommend it. The thing I liked the most was the evening spent in Llactapata, an optional but, in my opinion, indispensable stop, for another three hours of ascent, for most unnecessary. In the refuge, there's a lady who welcomes me with a beautiful smile. The lady cooks with love, has a proud yet questioning look every time she presents a dish, as if waiting for my comment, with apprehension. Everything is delicious, I tell her she cooks like my mom. Which is not true because my mom should do an internship with her to learn how to prepare dishes in Peru. She gets emotional, and I hug her.
The most delicate memory?
Casona Checacupe. A colonial house at the foot of Vinicunca and Palcoyo, where they eat products from the garden. There are I and four other guests in a tiny village where everyone is in bed by 9 PM. I want to see the famous colored mountains, 5,000 meters high in colors. Everyone, literally everyone, does the same day tour, with a wake-up call in the middle of the night, to take the same photos, like "expectations versus reality." So, I want to rebel, it goes against the slow travel sense I'm embracing. And I organize to sleep two nights in the civilized place, closer to the mountains. In Checacupe, precisely. In the house, there's an abuela (ndr. grandma in Spanish), and she tells me that she has always loved music, and when she was younger, she used to dance and dance. We almost have to shout to understand each other because she plays music at full volume at all hours, jazz, Buena Vista Social Club, French sounds like Edith Piaf, Bossanova, Frank Sinatra, and various orchestras. She asks where my boyfriend is, I reply that I am asking myself the same question.
The most sacred memory?
Sacred Valley. Another magical place in Peru. I didn't know about its existence before knowing it. It's the sacred valley of the Incas, at the foot of the mythical Andes, characterized by the Urubamba River that flows through the valley. In short, there are a lot of Inca ruins, you can admire the mountains reaching 6,000 meters, which, to cut it short, are all sacred, and you always hear the sound of water. Not surprisingly, Sacred Valley is the ideal place for ceremonies, shamanic rituals, and yoga retreats, meditation. Let's not forget the sacred psychedelic plants like Ayahuasca, San Pedro, and Peyote. All of this takes place in the Sacred Valley. Maras and Moray, Pisac, and Ollantaytambo, where the train to Machu Picchu departs, deserve a visit. I visit these places slowly, sleeping two nights in the valley and moving around on foot and by public bus. A Peruvian gentleman tells me that he once ate lasagna. I tell him that I like Peruvian cuisine while eating a corn cob with cheese, bought for 50 cents from a woman loaded with corn and children. He doesn't understand what I'm doing in Peru because he dreams of Italy and has never ventured beyond Lima.
The most romantic memory?
Waqrapukara. All these names are in Quechua, the language spoken by the Incas. How refined. It's an unknown trek to an Inca fortress. The last person to set foot in this impregnable fortress did so three days before me. The walk is beautiful and strenuous; we are at 4,300 meters. Upon arrival, the guardian asks me for 10 soles to enter, which is a little over 2 euros. I don't have them. He lets me pass in exchange for a chat. He's alone. He explains that he lives two weeks in Cusco and two weeks in Waqrapukara. He's a grandfather, proudly shows me pictures of his three granddaughters, and the badge on his blue uniform says "Ministry of Culture." How cute. So, I offer him a banana. Wow, I've never seen a person so happy for a banana. I say goodbye to him, and I'm sorry to leave him there; he looks at me with this sweet look of resigned loneliness.
And this was my last stop in Peru. Goodbye, lady who cooks like my mom, goodbye, abuela who loves music, goodbye, Peruvian gentleman who dreams of Italy, goodbye, guardian of Waqrapukara, goodbye Machu Picchu, goodbye Incas.
In the next and final episode of the "Diary of a Long Journey" series, I will tell you about my month in Colombia. Then, about my inner journey, I'll talk later.
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Come al solito, stupenda! Sono arrivata tardi stavolta nel leggerti ma mi sono assaporata ogni singola parola. Quante emozioni li e quante esperienze che non dimenticherai mai. Non sono mai stata in Perú e credo che dovrò prepararmi emotivamente prima di andare per poter essere in grado di accogliere tutto quell'amore senza piangere a dirotto ogni volta.