Sono stata al Festival di Internazionale, a Ferrara e ho conosciuto un sacco di gente figa. “Io ho vissuto un anno in Brasile” oppure “Io ho fatto il servizio civile in Perù” e ancora: “Io ho vissuto un anno a New York e poi ho viaggiato per tutto il Sud America” e poi: “Adesso che sono in pensione, viaggio, vado ai festival e passo qualche mese all’anno alle Canarie”. Tutte donne. Io ho questa teoria che sono più le donne che viaggiano sole, che gli uomini.
Ora io non dico che se viaggi sei figo, se non viaggi sei uno sfigato. Ma se viaggi, hai più opportunità di cambiare come persona, in meglio, si spera. Ma ho conosciuto chi prima del viaggio era un coglione e dopo è rimasto tale. Strano, ma può succedere anche questo.
Ciao sono Ilaria! Da un po’ di tempo mi aggiro per il Sud America con il computer nello zaino, vivo e lavoro in viaggio. Ogni tanto faccio un salto in Italia.
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Il Festival di Internazionale
Ferrara è una città bellissima, che una volta all’anno si trasforma in una città ancora più bella per ospitare il Festival di Internazionale, la rivista che esce una volta a settimana e raccoglie il meglio della stampa internazionale, appunto. Di fatto è un festival di giornalismo, una tre giorni di conferenze in tutte le lingue del mondo, su tanti fatti del mondo.
Io, mi immagino i relatori americani che presentano la propria inchiesta giornalistica nel Teatro Comunale, costruito alla fine del 1700 o gli ambientalisti colombiani che parlano della salvaguardia del proprio territorio, nella sala del ridotto del Teatro, con il soffitto a volta dipinto e i lampadari chandelier oppure ancora quei registi californiani che presentano il proprio film nella Sala Estense. Io mi chiedo sempre cosa pensa uno straniero quando viene in Italia. Cioè alla sua reazione davanti a tanta bellezza architettonica. E davanti ad un piatto di cappellacci di zucca, al ragù. Forse è la stessa sensazione che ho provato io, la prima volta che sono stata in Patagonia e ho mangiato un asado con un bicchiere di Malbec.
Ma torniamo al Festival
Destreggiarsi tra il programma di Internazionale e assicurarsi l’ingresso ad una di queste conferenze è una delle attività più complesse che faccio durante l’anno. Il programma è fittissimo e devi fare delle scelte, non puoi partecipare a tutto. E già questo di per sé è una tragedia.
Inoltre agli eventi più richiesti si può accedere solo con il tagliando. Un pezzetto di carta, molto piccolo, che ritiri in biglietteria. Puoi ritirare i tagliandi solo giorno per giorno. Cioè tu ti svegli e dici: oggi voglio vedere questo e quello, ti metti in fila e ritiri i tagliandi. E domani di nuovo: oggi voglio vedere questo e quest’altro, ti metti in fila e ritiri i tagliandi. E così per tre giorni. Puoi ritirare al massimo due tagliandi per ogni evento e non ci devono essere sovrapposizioni di orari. La biglietteria apre alle 8.30 di mattina.
Il risultato è quello di una fila gigantesca alla biglietteria, a partire dalle 6.30 del mattino. Io di solito mi presento alle 7.30. Spesso a quell’ora ci sono dieci gradi e tu devi stare un’ora in piedi immobile ad aspettare l’apertura della biglietteria. Questo è il momento migliore per fare amicizia. Per crearti quel gruppetto con cui trascorrerai tre giorni a Ferrara: gli amici della fila. Quindi è il momento cruciale del Festival, la cui buona riuscita dipenderà proprio dalla qualità della fila.
Quindi attacchi bottone con una scusa qualsiasi, banalmente un “E tu cosa vuoi vedere oggi?” E poi finisci poi per ritrovarti a fare la spola con i caffè, mentre uno tiene il posto in fila, a fare colazione insieme, a darti una serie di appuntamenti nel corso della giornata, a tenerti i posti in sala con i parka, a ridere, a raccontarti la vita, a bere una birra insieme, due o tre.
Il pubblico di Internazionale
La cosa che mi ha colpito di più è che le persone che vanno al Festival di Internazionale sono tutte fighissime. Innanzitutto sanno un sacco di cose. Sui temi più disparati. Parlano più di una lingua. Quando c’è una conferenza in inglese sono tutti senza cuffie per la traduzione simultanea e quando ce n’è una in spagnolo, il 60% non indossa le cuffie.
Poi hanno tutti viaggiato, quando dico Messico o Brasile, non sembro la solita fotoreporter di guerra, come quando lo dico a Udine. Anzi mi raccontano di luoghi che non conosco, che vorrei vedere, mi spiegano non solo di viaggi, ma anche esperienze di vita all’estero. Sembra che si muovano tra il Laos, la Germania e la Colombia con la stesse disinvoltura, senza orari, fissazioni e ossessioni. Descrivono una vita che potrebbe cambiare da un momento all’altro. “Se va in porto, ritorno in Perù” oppure “Adesso ho preso un anno sabbatico, mi sto dedicando allo studio e poi vediamo” e infine: “Ma secondo te dovrei mollare tutto e prendere un biglietto di sola andata?”, chiede chi non l’ha ancora fatto. Io ovviamente rispondo che sì, deve farlo. Che io ci ho messo tanto tempo per capirlo, ma che lei deve partire subito e non aspettare che passino anni, per la paura del giudizio degli altri.
Dove trovare nuovi amici
Cosa voglio dire con tutto questo pippone sul festival di Internazionale? Ho fatto quattro riflessioni.
Prima riflessione: in Italia esiste un sacco di gente figa. O almeno figa secondo i miei standard. Gente che si muove, viaggia, conosce. Io mi sento spesso incompresa, principalmente, perché non so dove andare a cercare i miei simili o comunque gente che fa uno stile di vita che ammiro. Me lo ha fatto notare un giorno una mia amica. “Devi ammirare le persone che frequenti, approvare il loro stile di vita. Se tu li guardi e pensi: ma che vita di merda fanno? Forse non sono le persone per te”.
Quindi io non so dove conoscere persone che mi piacciono, che ammiro. Nella speranza di incontrarle un paio di anni fa, ho preso un biglietto di sola andata per l’Argentina e devo ammettere di averne conosciute un po’.
Seconda riflessione: gli italiani viaggiano, viaggiano da soli e fanno avventure fighissime, il fatto che io non li incontri quasi mai in giro per il mondo non vuol dire che non esistano.
Terza riflessione, la maggior parte di queste persone, direi quasi tutte, non usano i social. E non avere Instagram contribuisce a renderli fighi. Non nel senso snob del termine. Ma nel senso che vivono meglio.
Quinta riflessione, per trovare persone fighe da ammirare bisogna attaccare bottone. Me l’ha detto una delle persone fighe in fila. Certo, vivendo, ho imparato che bisogna sempre fare la prima mossa, parlare, sorridere, chiedere, ti fa vivere situazioni incredibili, ti apre porte chiuse, ti fa conoscere gente pazzesca. Tutto nasce da un ciao. E quindi non possiamo nasconderci dietro frasi del tipo: “E ma sai, a Milano sono tutti individualisti”. Ho capito, ma tu hai provato a sorridere per primo?
P.S. L’abbonamento a Internazionale è scontato fino al 17 ottobre: 59 euro l’anno per l’edizione digitale. Non ci guadagno nulla, ma lo scrivo perché mi sembra un gran prezzo.
Ho lanciato un nuovo progetto: se condividi le mie newsletter, ricevi in regalo le mie Mini-Guide. È tutto spiegato qui. Un altro modo per supportare il mio progetto di scrittura.
Leggi il racconto precedente…
A mercoledì,
Ilaria
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In Italy, there are plenty of cool people
I went to the Festival of Internazionale in Ferrara and met a lot of cool people. "I lived in Brazil for a year," or "I did civil service in Peru," and again, "I lived in New York for a year, and then I traveled all over South America," and "Now that I'm retired, I travel, go to festivals, and spend a few months a year in the Canary Islands." All women. I have this theory that more women travel solo than men.
Now, I'm not saying that if you travel, you're cool, and if you don't, you're a loser. But if you travel, you have more opportunities to change as a person—for the better, hopefully. Although, I’ve met people who were jerks before they traveled and stayed jerks after. Strange, but that can happen too.
Hi, I’m Ilaria! For a while now, I've been wandering around South America with my laptop in my backpack, living and working while traveling. Sometimes, I drop by Italy.
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The Festival of Internazionale
Ferrara is a beautiful city that becomes even more so once a year when it hosts the Internazionale Festival—the magazine that comes out weekly and collects the best of the international press. It's essentially a journalism festival, three days of conferences in all the world's languages, covering world events.
I imagine the American speakers presenting their investigative journalism at the Teatro Comunale, built at the end of the 1700s, or Colombian environmentalists discussing the protection of their land in the Ridotto Hall of the theater, with its vaulted ceiling and chandelier lighting. Or those Californian directors presenting their films in the Sala Estense. I always wonder what foreigners think when they come to Italy—their reaction to so much architectural beauty. And to a plate of cappellacci di zucca with ragù. Perhaps it’s the same feeling I had the first time I visited Patagonia and ate an asado with a glass of Malbec.
But back to the Festival…
Navigating the Internazionale schedule and securing entry to one of these conferences is one of the most complex tasks I undertake all year. The program is packed, and you must make choices—you can’t attend everything. And that alone is tragic.
Moreover, entry to the most sought-after events requires a ticket—a very small piece of paper that you collect at the ticket office. You can only collect tickets on the day of the event. So, you wake up and say, "Today I want to see this and that," queue up, and get your tickets. And then tomorrow, you do it all over again. You can collect a maximum of two tickets per event, and there must be no time conflicts. The ticket office opens at 8:30 AM.
The result is a massive line at the ticket office, starting at 6:30 AM. I usually show up at 7:30 AM. Often, it’s about ten degrees, and you have to stand still for an hour, waiting for the ticket office to open. This is the best time to make friends. To form that little group with whom you’ll spend three days in Ferrara: the “queue buddies.”
So, you start chatting with any excuse, something as simple as, "What are you going to see today?" Then, you end up running back and forth to grab coffees while one holds the spot in line. You have breakfast together, plan your day, save seats for each other, laugh, share stories, have a beer together—two or three.
The Internazionale Audience
What struck me most is that the people who go to the Internazionale Festival are all super cool. First of all, they know a lot—on the most diverse topics. They speak more than one language. When there's a conference in English, they’re all without translation headphones, and when it’s in Spanish, about 60% don’t use the headphones.
They’ve all traveled. When I mention Mexico or Brazil, I don’t sound like a war correspondent, as I do when I mention those places in Udine. On the contrary, they tell me about places I don’t know but want to visit, not just about travel, but about life abroad. It seems like they move between Laos, Germany, and Colombia with the same ease, without schedules, obsessions, or worries. They describe a life that could change at any moment. "If it works out, I’m going back to Peru," or "I’ve taken a sabbatical year, I’m focusing on studying and attending all the festivals," and finally, "Do you think I should drop everything and get a one-way ticket?" asks someone who hasn’t done it yet. I, of course, answer yes. That they should leave immediately and not wait years, fearing others' judgment, as I did.
Where to Find New Friends
What am I trying to say with this long rant about the Internazionale Festival? I’ve made four reflections.
First: In Italy, there are a lot of cool people. Or at least cool by my standards. People who move, travel, and learn. I often feel misunderstood, mainly because I don’t know where to find people like me—or at least those whose lifestyle I admire. A friend once pointed it out: "You need to admire the people you spend time with, approve of their lifestyle. If you look at them and think, 'What a miserable life they lead,' they might not be the right people for you."
So, I don’t know where to meet people I like and admire. In the hope of finding them, a couple of years ago, I bought a one-way ticket to Argentina, and I must admit I’ve met many cool people from all over the world.
Second: Italians travel solo and have amazing adventures. The fact that I rarely meet them doesn’t mean they don’t exist.
Third: Most of these people, almost all of them, don’t use social media. And not having Instagram contributes to making them cool—not in a snobbish way, but in the sense that they live better.
Fourth: To find cool people to admire, you have to strike up a conversation. One of the cool people in line told me this. Living has taught me that you always have to make the first move—talk, smile, ask—it leads to incredible situations, opens closed doors, and introduces you to amazing people. It all starts with a simple “hello.” So we can’t hide behind excuses like, "You know, in Milan, everyone’s individualistic." Okay, but did you try smiling first?
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
You can:
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Le donne sole sono la categoria di persone piu' felici! (con un sacco di asterischi, ovvio). Forse il tuo substack potrebbe fungere da 'persone-fighe' pen-pal connector. Ci hai mai pensato? i tuoi lettori internazionali potrebbero compilare un piiiiiccolo form con qualche dettaglio e preferenza, e tu li connetti! Stai andando in viaggio e vorresti conoscere persone del luogo? Sei del luogo e vorresti conoscere persone nuove? Bingo!
“Io mi chiedo sempre cosa pensa uno straniero quando viene in Italia. Cioè alla sua reazione davanti a tanta bellezza architettonica.”
Io ho preso il brutto vizio di “non vedere” Venezia. Ieri però ero davanti alla stazione, impalata ad aspettare, e ho pensato “Ma una persona che esce per la prima volta dalla stazione di Santa Lucia e si trova davanti *questo*, cosa pensa? Ma ti immagini?