Eccomi, ciao!
Come stai? Io bene dai. Dico “dai” perché se ti dicessi veramente come sto, non mi basterebbe la newsletter.
Allora, continuo il racconto di me, volontaria in Guatemala. Siamo all’episodio 2. Nella puntata precedente, ho raccontato di come ci sono arrivata. No, dico, a fare la volontaria in un centro di yoga, in Guatemala. L’ho descritto come una specie di paradiso, perché di fatto, lo è. Un luogo in mezzo alla natura, una piccola comunità, uno stile di vita non sano, sanissimo. E ho scelto questa esperienza con una certa frettolosità e incoscienza. Due pilastri che caratterizzano tutte le mie scelte. Magari agire un po’ meno di istinto, la prossima volta.
In questo episodio, racconterò la mia giornata tipo. E nel prossimo, invece, ti racconterò tutto quello che è andato storto.
Volevo anche dirti che è attivo il bottone Buy Me a Spritz. Se ti piacciono i miei racconti di viaggio, puoi offrirmi un aperitivo.
La mia giornata tipo. La racconto perché, adesso che l’esperienza è terminata, la vedo dall’esterno. Ed è così incredibile che io per un mese, abbia vissuto una vita così lontana dalle mie precedenti. A dimostrazione che altre vite sono possibili. Se solo immaginate.
Alle 5.15 di mattina, suona la mia sveglia. La metto così presto per due motivi. Il primo è che tanto qui, quando tramonta il sole non c’è niente da fare. Anzi mettere il naso fuori dal Centro di Yoga è pure pericoloso. E secondo, perché non voglio perdermi lo spettacolo. Nemmeno una volta. Non voglio stare a letto, mentre lì fuori, il vulcano, il lago e la giungla si colorano di rosa. Ogni giorno è diverso e ogni giorno è più bello.
Primo compito della giornata, ancora prima di bere il caffè, è pulire il pavimento della Shala, con uno Swiffer gigante. La Shala è la sala di yoga, questo spazio immenso, fatto di bambù e vetrate, da cui si vedono sempre i magici tre: vulcano, lago e giungla.
Poi mi preparo il caffè, è il mio momento di pace. Alle 7 c’è la lezione di yoga, che dura due ore. Alla faccia! Poi c’è la colazione. Devo ammettere che hanno avuto un’idea molto bella. La colazione si fa rigorosamente in silenzio. Cioè è vietato parlare. A parte che io questa idea la avevo già avuta da adolescente in Casa Gianfagna e non serviva venire fino in Guatemala.
Poi tutti spariscono a farsi la doccia. Beh non proprio tutti, direi, dagli odori che aleggiano nel Centro di Yoga. Non ho mai capito perché “hippy = non si lava” e “fighetto = si lava un po’ di più”. Dimmi tu cosa ne pensi, in un commento. No, perché io penso che nel 2023 possiamo superare questi stereotipi. Possiamo essere fricchettoni e lavarci. O possiamo essere precisini e puzzare.
Alle 11 si comincia a lavorare. Chi va nell’orto, chi va in cucina, chi va in paese a fare la spesa, chi va in reception. Ognuno ha il suo ruolo. Il mio è quello di prendere il computer e gestire i social media del Centro di Yoga. Quindi creare un calendario editoriale e rispettarlo, scrivere dei post, creare delle storie, preparare delle grafiche, scrivere la newsletter, rispondere ai messaggi. Tutto questo, ogni giorno, mi richiede circa 4 o 5 ore. E durante il mio tempo “libero”, lavoro per Just Australia, che è la mia agenzia per tutti gli italiani che vogliono andare in Australia. Ho un giorno libero alla settimana. E tutto sommato, mi sento oppressa. Ci sono troppe cose da fare. E meno male che avevo scelto questa esperienza per vivere più lentamente!
C’è tanto da fare, perché è tutto un po’ gestito alla cavolo. In un’ottica di estetica e di cose che “si devono fare così”. C’è una sorta di vergogna nel promuovere il Centro di Yoga, a scopo di lucro. Ma di fatto è un’azienda. E forse questi sensi di colpa sono atavici. E non hanno nulla a che fare con il business, ma sono problemi personali portati in azienda. Come spesso accade. Con l’unica differenza che c’è chi va dallo strizza e chi no. E sicuramente il titolare del Centro di Yoga non ci andava.
Dicevamo, la giornata tipo. Alle 13 il pranzo e alle 18.30 la cena. Tutto sano, tutto vegetariano. E il menù si ripete puntuale ogni settimana: il mercoledì le tostadas, il giovedì le empanadas, il venerdì la pizza (non vedo l’ora di tornare in Italia), la domenica la zuppa. E meno male che ho deciso di fare questa esperienza, per uscire dalla routine.
Alle 21 sono a letto. Stecchita. Ho lavorato tanto, mi sono presa pure “male parole” per tutto quello che non ho fatto bene. Sono confusa, eppure non me ne vado. Perché dovrei andarmene, se non mi sento a mio agio, no? È il mio tempo. Il bene più prezioso che ho. Soprattutto da quando viaggio. Non me ne vado, perché ci sono alcuni aspetti positivi. Ma non è per questo. Non me ne vado, perché è come quando non vuoi chiudere una relazione. È come quando non vuoi lasciare un lavoro che non ti soddisfa. È come quando non vuoi partire, perché hai paura. È come quando vai avanti per inerzia. Dentro di te, lo sai benissimo che dovresti cambiare qualcosa, ma ti stanca solo l’idea. E poi non ci credi manco tu, che possa funzionare.
Allora resto. E tutto quello che è andato storto nel Centro di Yoga e nella mia mente, lo racconterò nel prossimo episodio.
Se vuoi, puoi fare un sacco di cose belle. E non solo qui, anche nella vita. Puoi:
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Leggi il racconto precedente…
🇦🇺 Here I am, hello!
How are you? I'm doing well. I say "well" because if I were to tell you how I truly am, the newsletter wouldn't be enough.
So, I am now continuing the story about me, volunteering in Guatemala. We're at Episode 2. In the previous episode, I talked about how I got there. No, I mean, to volunteer at a yoga center in Guatemala. I described it as a kind of paradise because, in fact, it is. A place in the middle of the nature, a small community, an extremely healthy lifestyle. And I chose this experience rather hastily and thoughtlessly. Two pillars that characterize all my choices. Maybe acting with a bit less impulsiveness next time.
In this episode, I'll tell you about my typical day. And in the next one, I'll tell you all about what went wrong.
I also wanted to tell you that the Buy Me a Spritz button is active. If you enjoy my travel stories, you can buy me a drink.
My typical day. I'm telling you about it because now that the experience is over, I see it from the outside. And it's incredible that for a month, I lived a life so different from my previous ones. Proof that other lives are possible. If only we imagine.
At 5:15 in the morning, my alarm goes off. I set it that early for two reasons. The first is that, here, there's nothing to do once the sun sets. Actually, sticking your nose outside the Yoga Center is even dangerous. And second, I don't want to miss the show. Not even once. I don't want to be in bed while outside, the volcano, the lake, and the jungle turn pink. Every day is different and every day is more beautiful.
The first task of the day, even before having coffee, is to clean the Shala floor with a giant Swiffer. The Shala is the yoga room, this immense space made of bamboo and glass, from which you can always see the magical trio: volcano, lake, and jungle.
Then I make my coffee, it's my moment of peace. At 7, there's a two-hour yoga class. A long class, I’d say! Then there's breakfast. I have to admit they had a really nice idea. Breakfast is strictly silent. I mean, talking is prohibited. Except that I had this idea when I was a teenager at “Casa Gianfagna” and I didn't need to come all the way to Guatemala for it.
Then everyone disappears to take a shower. Well, not everyone, I would say, judging from the smells that linger in the Yoga Center. I've never understood why "hippy = doesn't wash" and "posh = washes a bit more." Tell me what you think in a comment. I think that in 2023, we can overcome these stereotypes. We can be hippies and wash ourselves. Or we can be neat and stink.
At 11, work starts. Some go to the garden, some to the kitchen, some to the village to do the shopping, some to reception. Everyone has their role. Mine is to take the computer and manage the Yoga Center's social media. So, create an editorial calendar and stick to it, write posts, create stories, prepare graphics, write the newsletter, respond to messages. All of this, every day, takes me about 4 or 5 hours. And during my "free time," I work for Just Australia, which is my agency for all Italians who want to go to Australia. I have one day off per week. And all in all, I feel overwhelmed. There's too much to do. And thank goodness I chose this experience to live more slowly!
There's so much to do because everything's kind of all over the place. In terms of aesthetics and things that "have to be done this way." There's a kind of shame in promoting the Yoga Center for profit. But in reality, it's a business. And perhaps these feelings of guilt are ancestral. And they have nothing to do with business, but are personal issues brought into the company. As often happens. With the difference that some go to the psychologist and some don't. And surely the owner of the yoga center was one of those who didn't.
We were saying, the typical day. Lunch is at 1pm, and dinner at 6:30pm. All healthy, all vegetarian. And the menu repeats punctually every week: on Wednesday, tostadas; on Thursday, empanadas; on Friday, pizza (can't wait to return to Italy); on Sunday, soup. And thank goodness I decided to do this experience to break away from the routine.
By 9pm, I'm in bed. Exhausted. I've worked so much, They even pointed out to me all the things I didn't do right. I'm confused, yet I don't leave. I should if I don't feel comfortable, right? It's my time. The most precious thing I have. Especially since I've been traveling. I don't leave because there are some positive aspects. But it’s not for that reason. I don't leave because it's like when you don't want to end a relationship. It's like when you don't want to leave a job that doesn't satisfy you. It's like when you don't want to travel because you're scared. It's like when you keep going out of inertia. Inside yourself, you know very well you should change something, but the idea alone tires you. And then you don't even believe it could work.
So, I stay. And everything that went wrong at the Yoga Center and in my mind, I'll tell you about it in the next episode.
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
You can:
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Appena letto questo post, che tra l'altro è il mio primo su Substack! Ora capisco un po' meglio perché dicevi che non era tutto rose e fiori, attendo il prossimo episodio :)
Omg I'm waiting for the next episode what went wrong!!! X