Una mini guida sentimentale all’essere bloccati in aeroporto.
Per una serie di coincidenze astrali che non vi sto a raccontare – ovviamente negative – sono rimasta bloccata 48 ore in aeroporto. Ad Abu Dhabi.
È diventato un mix tra la mia quarantena in albergo in Australia e The Terminal, mio film di riferimento, che se non l’avessero scritto loro, lo avrei scritto io.
Come una metafora della vita, la situazione sembra temporanea e piano piano diventa la tua nuova routine. E l’essere umano, in questo caso io, si abitua a tutto.
Ciao sono Ilaria! Ogni tanto, di mercoledì, ti scrivo una newsletter. Ti scrivo da Melbourne. Questo racconto risale ad un paio d’anni fa, quando stavo cercando di raggiungere l’Australia.
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Quindi dopo 48 ore mi aggiro per l’aeroporto riconoscendo luoghi e dipendenti. Comincio a capirne i turni di lavoro.
Ho il mio bar preferito, so dove fare colazione, quanto costa e cosa ordinare. Conosco quel terrazzino dove prendere un po’ d’aria calda (fuori sono 40 gradi). E so a che ora canterà il Muezzin.
Ovviamente ho preso una stanza d’hotel – in aeroporto, ovviamente.
E con questa mossa ho rivalutato l’albergo in aeroporto.
Sai quando hai un mega stop over, vedi la scritta “hotel” e pensi: chissà quanto costerà?
Invece no. Va preso. Costa il giusto e sono i soldi meglio spesi.
Di solito c’è un hotel proprio nel Terminal (più caro), e uno appena fuori: ecco, scegli quello fuori.
A volte poi andavo agli arrivi, a fare colazione.
Così, per fare una passeggiata dal Terminal 3 al Terminal 1.
Che poi non è proprio così come sembra.
Nel senso che sono anche uscita: a pranzo, a cena, persino una sera a Dubai con dei nuovi amici.
E devo dire che da quel poco che ho visto… Dubai mi piace più di Abu Dhabi.
Cose che ho capito durante questo lungo stop over:
Se devi stare più di 6 ore in aeroporto, prenditi un albergo.
(Io ho pagato 50 euro per una notte)Ci sono tantissimi italiani che vivono negli Emirati Arabi: stipendio alto, ottima vita professionale…
ma tutto in auto, tutto aria condizionata, tutto palazzoni.Io non ci vivrei. E un po’ mi dispiace che ci trasferiamo per migliori condizioni economiche, vorrei ci trasferissimo per curiosità.
Detto questo… io vivrei nel 90% dei posti che ho visitato.
Ogni volta che viaggio, mi immagino un’altra vita possibile.
Negli Emirati Arabi… no.
Non me la sono immaginata.
E sicuramente tra chi legge, c’è chi invece l’ha vissuta.
E tu?
Mi è piaciuta molto la newsletter di
che si chiama se vuoi consigli sui social o sul marketing in generale.Leggi il racconto precedente…
6 cose che adoro in viaggio
Adoro quel senso di incertezza, non sapere dove dormirò stanotte. Che poi è libertà. Non sapere chi incontrerò, non sapere con chi morirò dal ridere, con chi mi innervosirò e chi guarderò con ammirazione. Sì a volte mi innervosisco in viaggio. Parlo spesso delle volte che incontro viaggiatori fantastici, ma a volte mi è capitato di incontrare viaggiator…
Ad un mercoledì,
Ilaria
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48 Hours in Abu Dhabi – Against My Will
A sentimental mini guide to being stuck at the airport.
Due to a series of astral coincidences I won’t even get into – obviously bad ones – I ended up stuck for 48 hours at the airport. In Abu Dhabi.
It turned into a mix between my quarantine in a hotel in Australia and The Terminal, my reference movie, which if they hadn’t written, I would’ve.
Like a metaphor for life, the situation feels temporary… until it slowly becomes your new routine. And humans – in this case, me – get used to everything.
Hi, I’m Ilaria! Every now and then, on Wednesdays, I send out a newsletter. I'm writing to you from Melbourne. This story dates back a couple of years ago, when I was trying to reach Australia.
If you enjoy my stories, you can subscribe (you’ll get a free consultation with me) or buy me a drink. It means a lot to know you’re supporting me!
So, after 48 hours, I’m wandering around the airport recognizing places and staff. I’m even starting to figure out their shifts.
I’ve got my favorite café, I know where to have breakfast, how much it costs, and what to order. I’ve found this little terrace where you can get some warm air (it’s 40°C outside). And I know what time the Muezzin will sing.
Obviously, I booked a hotel room – in the airport, of course. And with that move, I officially changed my mind about airport hotels.
You know when you’ve got a long stopover, see the sign that says “hotel,” and think: that must cost a fortune?
Nope. Totally worth it. Fair price, and money well spent.
Usually, there’s one inside the terminal (more expensive) and another just outside: that’s the one you should go for.
Sometimes I’d walk over to the arrivals area to have breakfast. Just to stretch my legs and walk from Terminal 3 to Terminal 1.
But don’t be fooled – it wasn’t all bleak. I actually got out for lunch, dinner, even spent an evening in Dubai with new friends.
And I have to say… from what I’ve seen, I like Dubai more than Abu Dhabi.
Things I learned during this extended stopover:
If you have to stay more than 6 hours at an airport, book a hotel.
(I paid 50 euros for one night.)There are so many Italians living in the UAE. High salaries, great job opportunities… but everything happens by car, in air conditioning, inside massive buildings.
I wouldn’t live there. And it makes me a little sad that we Italians move abroad mostly for better financial conditions. I wish we moved out of curiosity instead.
That said… I’d live in 90% of the places I’ve visited.
Every time I travel, I picture another possible life.
In the UAE? No. I couldn’t picture myself there.
And I’m sure someone reading this has lived it.
What about you?
Until next Wednesday,
Ilaria
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Ciao Ilaria, ti seguo da anni su FB. Io ci vivo bene ad Abu Dhabi, ma capisco che non sia per tutti. In questa fase della mia vita lo trovo un luogo ideale, in cui mi riconosco molto. Sei arrivata un periodo già molto caldo, ma tra ottobre e aprile si sta benissimo all'aperto, è come un'estate non troppo calda in Italia, con momenti anche abbastanza freschi tra dicembre e febbraio.
Anche i palazzoni, non è sempre così, ci sono interi quartieri di ville e case basse.
Ci sono moltissime aspetti positivi nel vivere qui, specialmente se hai una famiglia anche perché la dimensione familiare è ancora centrale in questa società.
Gli Emirati rappresentano più in generale una della migliori rappresentazioni del rinascimento arabo e del fatto che il baricentro del mondo non si trovi più fra Europa e America, mentre l'aerea del Golfo ha ritrovato una sua centralità fra Oriente e Occidente.
Sono anche curiosa di sapere che congiunzioni astrali ti abbiano bloccata li. flights? visas?