Buenos Aires è una città che mi è piaciuta subito. E forse dire che Buenos Aires è bella e che ci vivrei, è ormai un cliché. Non credo di essere l’unica né l’ultima ad averne subito il fascino.
Dopo la pandemia ho deciso che non mi piacciono le grandi città, ho capito di essere anche io vittima di questo apparire e comprare continuo, pensando che un giorno avrò tutti gli oggetti e i vestiti necessari.
Invece c’è sempre un altro oggetto e un altro vestito da comprare. Per apparire meglio e per vivere meglio. Poi il viaggio, ti allontana dalla necessità di comprare, per il fatto di non sentirti mai abbastanza. Ti vesti per mesi con pantaloncini e maglietta e alla fine qualcosa capisci. Altrimenti che fai, viaggi il mondo e rimani come sei?
Ciao sono Ilaria, e questa è la mia newsletter! Sono sempre a Udine e sto programmando le mie prossime tappe. Mi sto già un po’ annoiando di stare ferma, probabilmente ho costruito una vita troppo adrenalinica e ora mi pesa, la normalità. Ma poi mi ricordo che sulla costa sud del Messico, sapevo stare ferma. Forse perché è meglio piangere a Puerto Escondido che a Godia, nulla togliere a questa ridente frazione di Udine e ai suoi 300 abitanti.
Se ti piacciono i miei racconti di viaggio e vuoi sostenere il mio progetto di scrittura, puoi offrirmi un aperitivo e se vuoi dare un'occhiata al mio sito, lo trovi qui: www.ilariagianfagna.it
Buenos Aires ha quel fascino tipico di Buenos Aires: gli alberi in fiore, i vialoni tipo Boulevard, l’Obelisco, i Giardini Giapponesi, i palazzi bianchi, il Dulce de Leche, Café Tortoni, il Teatro Colón, Puerto Madero, i Churros, il tango ballato per strada, l’Asado, il Malbec, gli argentini sempre allegri e sempre malinconici, Avenida Corrientes, la Milonga, il mercato di San Telmo, il traffico, Capitál, gli Airbnb, Palermo, Calle Florida, Western Union, il Dollar Blue, l’inflazione, il 25% di sconto se paghi in contanti, il lamentarsi, l’esagerazione, il parlare di politica e di economia da massimi esperti del settore, i tavolini all’aperto dei bar, gente che mangia, beve e parla spensieratamente, ma allo stesso tempo, come se davanti a quel vermut stesse risolvendo i problemi del mondo.
E ancora: quelle chiacchiere tra sconosciuti, quei sorrisi e quella reazione tipica argentina, quando dici che sei italiana. Mi sento sempre come la sorella ritrovata, tra abbracci e frasi del tipo: “Mio padre era di Venezia”, “Il mio cognome è italiano”, “Vado in Italia ogni anno”, “Ho appena fatto la richiesta della cittadinanza”. E altro ancora. Eh sì perché gli argentini ti spiegano tutto nel dettaglio. Ho notato che spesso ripetono lo stesso concetto più volte, cambiando solo le parole. Quindi tu, nel dubbio continui ad ascoltarli, per poi capire la trappola infernale.
A proposito di questo bel caos affascinante che è Buenos Aires ho creato una Mini-Guida con 31 luoghi che mi sono piaciuti. Si tratta di pin e descrizioni su Google Maps. Puoi acquistarla qui, se hai in programma un viaggio in Argentina.
Faccio cose, vedo gente
Ma torniamo a Buenos Aires. C’è qualcosa in quel caos, è un mix di argentini ed expats, internazionali, turisti, gente da tutto il mondo, tutti affascinati, quasi risucchiati da Buenos Aires, dal tango, dallo spagnolo, dalla buona cucina e dal buon vino. Io li vedo questi americani, che lavorano da remoto, si fermano qualche mese a Buenos Aires e si divertono. Ma come biasimarli. È una città divertente e gli argentini si sanno divertire. Ogni lunedì puoi andare ad ascoltare un mega-concerto solo di percussioni che si chiama la Bomba del Tiempo. Un evento che va avanti da 16 anni e che ha coinvolto 5 milioni di spettatori.
Puoi praticare tutti hot yoga, andare al museo di arte contemporanea Malba a vedere l’ultima mostra sull’arte Sud Americana, poi fare un po’ di shopping in un mercatino al parco e fermarti a parlare con un artigiano, bere un rosé in un’enoteca, provare formaggi e salumi argentini, andare a cena in un ristorante segreto, nascosto tra un negozio di ferramenta e un take -away cinese, andare a vedere uno spettacolo di tango, assistere ad una stand-up comedy in Avenida Corrientes all’1 di notte. Poi uscire e mangiare un gelato, passeggiando in una delle vie più iconiche e incasinate della città.
E tu dirai: vabbè ma Ilaria, in tutte le grandi città è così. No, non è così. Gli orari non sono così spostati in avanti, da andare veramente a cena a mezzanotte e a teatro alle 2 di notte, le strade non sono così popolate e illuminate fino a tardi, non si respira questo senso di allegria, di musica, di festa, forse anche con una sorta di incoscienza, visto come sta messo il paese.
La lentezza dei latini
In tutte le grandi città, ti senti un po’ solo, un po’ anonimo e a volte questo anonimato è bello e necessario. Te lo dico io che sono a Udine da una settimana e ad ogni angolo c’è qualcuno che conosco. A Buenos Aires, è diverso, non sei mai solo. C’è sempre qualcuno con cui parlare, qualcuno a cui chiedere, qualcuno con cui bere un bicchiere, qualcuno e basta. È tipo una Milano, con tante cose divertenti da fare, ristoranti, concerti, spettacoli, mostre, con i latini però. O forse una Udine un po’ più grande, con i vantaggi della provincia, i vantaggi della grande città e sempre loro, i latini.
Tutta questa arte e cultura in qualche modo giustifica il tanto vino, forse per quello la chiamano la Parigi del Sud America. Il cibo è così buono, dal cibo di strada, alle empanadas, ai ristoranti eleganti, alle vinerie. Gli argentini amano mangiare e parlare di cibo e questo mate, bevuto in continuazione e così lentamente. A volte, mi dà quasi fastidio assistere alla lentezza dei latini. Ma non hai un posto dove andare? Una cosa da fare? Un messaggio da mandare? No, quando bevono il mate, bevono il mate e chiacchierano, punto. E sicuramente hanno ragione loro.
Non hanno fretta, è tutto un po’ immutabile, si prova un mix tra rassegnazione e rabbia verso la politica e l’economia, tutti hanno un’opinione forte sull’argomento e sul destino del paese. Mentre gli altri parlano e discutono, tutti quelli che hanno il passaporto italiano, ad un certo punto lo usano. E magari non tornano più.
Ho imparato la leggerezza
L’Argentina è stato il mio primo viaggio da sola, in Sud America. Lo so, lo dico spesso. Ma se rivedo Ilaria di tre anni fa, non avrei mai pensato di potercela fare. Di salire su un aereo Milano-Buenos Aires, con quello scalo a San Paolo, che solo a leggere il nome della città brasiliana, sento il suo fascino. Io ero convinta che il Sud America sarebbe stato in qualche modo difficile, violento, povero, cattivo, insicuro. E forse, non nascondiamoci, lo è.
Il fatto è che allo stesso tempo ti accoglie e ti diverte, come mi ha accolto e divertito Buenos Aires. Sono passata in poche ore, dalla paura allo stupore. Mi sono ritrovata circondata da nuovi amici pronti a darmi consigli e addirittura la casa, se ne avessi avuto bisogno, pronti a preparare itinerari, a controllare per me il sito di Aerolineas Argentinas, a indicarmi il Western Union più vicino, che rimane la soluzione più economica per pagare in Argentina, ad insegnarmi a fare il mate e ad aiutarmi ad ordinare il gelato. Perché esistono un sacco di tipi di gelato al dulce de leche e ho scoperto che il mio preferito è il granizado, quello con i pezzetti di cioccolato.
Buenos Aires, così come il Sud America in generale, mi ha divertito, mi ha insegnato a ballare (sono ancora scarsa), mi ha insegnato ad avere un po’ di pazienza, mi ha insegnato che non serve giustificarsi tanto e nemmeno dire tanti grazie, che puoi dover aspettare 5 minuti per un caffè e che la gente cammina piano. Questi ultimi due sono terribili. Mi ha insegnato a controllare di meno, a lasciare andare a fregarmene un po’ più di tutto, in nome di un momento bello, un sorriso, una chiacchiera in più. Mi ha insegnato la leggerezza, che forse non ne avevo bisogno. Ma è bello vedere che se da un lato a Buenos Aires tirano pipponi che io sono una persona silenziosa a confronto. Dall’altro sono sicuramente socievoli e allegri e non si respira ancora quell’atmosfera di solitudine di una grande città. Mi ha sorpreso come gli argentini stessi si mettano a parlare per strada tra di loro, tra sconosciuti, in un bar, in un negozio, come commentino un luogo comune. Forse in una parola, come siano ancora in grado di socializzare. A Buenos Aires non sarai mai solo.
Leggi il racconto precedente…
A mercoledì,
Ilaria
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In Buenos Aires, you will never be alone
Buenos Aires is a city that I immediately liked. And perhaps saying that Buenos Aires is beautiful and that I would live there is now a cliché. I don't think I'm the only one, nor the last one, to have been immediately captivated by its charm.
After the pandemic, I decided that I don't like big cities. I realized that I too am a victim of this constant need to appear and buy, thinking that one day I'll have all the necessary objects and clothes.
Instead, there's always another object and another dress to buy. To look better and live better. Then travel takes you away from the need to buy, because you never feel like you have enough. You dress for months in shorts and a t-shirt and eventually you realize something. Otherwise, what do you do, travel the world and remain as you are?
Hi, I'm Ilaria, and this is my newsletter! I'm still in Udine and planning my next stops. I'm already getting a bit bored of staying still; perhaps I've built a life that's too adrenaline-filled and now normalcy weighs on me. But then I remember that on the southern coast of Mexico, I knew how to stay still. Perhaps because it's better to cry in Puerto Escondido than in Godia, not taking away anything from this delightful village in Udine and its 300 inhabitants.
If you enjoy my travel stories and want to support my writing project, you can buy me a drink, and if you want to take a look at my website, you can find it here: www.ilariagianfagna.it
Buenos Aires has that typical Buenos Aires charm: the flowering trees, the wide boulevard-like avenues, the Obelisk, the Japanese Gardens, the white buildings, Dulce de Leche, Café Tortoni, Teatro Colón, Puerto Madero, Churros, tango danced in the streets, Asado, Malbec, Argentines always cheerful and always melancholic, Avenida Corrientes, the Milonga, the San Telmo market, the traffic, downtown, Airbnb, Palermo, Calle Florida, Western Union, the Blue Dollar, inflation, the 25% discount if you pay in cash, complaining, exaggeration, talking about politics and economics like top experts in the field, outdoor café tables, people eating, drinking, and chatting carefreely, but at the same time, as if they were solving the world's problems over that vermouth.
And again: those conversations between strangers, those smiles, and that typical Argentine reaction when you say you're Italian. I always feel like the long-lost sister, amidst hugs and phrases like: "My father was from Venice", "My surname is Italian", "I go to Italy every year", "I just applied for citizenship". And much more. Oh yes, because Argentines explain everything in detail. I've noticed that they often repeat the same concept several times, just changing the words. So you, in doubt, keep listening to them, only to eventually understand the infernal trap.
So Buenos Aires is a beautiful fascinating chaos. Although I'm still not convinced about big cities. So maybe I wouldn't live there; instead, I'd go to Puerto Escondido for six months with my friend, who's been traveling around the world for six months, doing yoga studies, a bachata school, and ice baths.
I do things, I meet people
But let's go back to Buenos Aires. There's something in that chaos, a mix of Argentines and expats, internationals, tourists, people from all over the world, all fascinated, almost sucked into Buenos Aires, tango, Spanish, good food, and good wine. I see these Americans there, working remotely, stopping for a few months in Buenos Aires, and having fun. But how can you blame them? It's a fun city, and Argentines know how to have fun. Every Monday you can go to listen to a mega-concert of just percussion called La Bomba del Tiempo. An event that has been going on for 16 years and has involved 5 million spectators.
You can practice hot yoga, visit the Malba Museum of Contemporary Art to see the latest exhibition on South American art, then do some shopping at a flea market in the park and stop to chat with a craftsman, have a rosé in a wine bar, try Argentine cheeses and cold cuts, have dinner at a secret restaurant hidden between a hardware store and a Chinese take-out, go see a tango show, attend a stand-up comedy show on Avenida Corrientes at 1 in the morning. Then go out and have ice cream while strolling along one of the most iconic and chaotic streets in the city.
And you'll say: well, Ilaria, it's like that in all big cities. No, it's not. The hours aren't shifted so late that you actually go out to dinner at midnight and to the theater at 2 in the morning, the streets aren't populated and lit up so late, you don't breathe this sense of joy, music, party, perhaps even with a sort of recklessness, given the state of the country.
The slowness of the Latin Americans
In all big cities, you feel a bit alone, a bit anonymous, and sometimes this anonymity is beautiful and necessary. I'm telling you this, as I've been in Udine for a week, and I know someone on every corner. In Buenos Aires, it's different; you're never alone. There's always someone to talk to, someone to ask, someone to have a drink with, someone, just someone. It's kind of like Milan, with lots of fun things to do, restaurants, concerts, shows, exhibitions, but with Latin Americans. Or perhaps a slightly larger Udine, with the advantages of the province, the advantages of the big city, and always them, the Latin Americans.
All this art and culture somehow justifies the amount of wine; maybe that's why they call it the Paris of South America. The food is so good, from street food to empanadas, to elegant restaurants, to wine bars. Argentines love to eat and talk about food and that mate, continuously sipped and so slowly. Sometimes, I'm almost annoyed by the slowness of the Latin Americans. But do you have somewhere to go? Something to do? A message to send? No, when they drink mate, they drink mate and chat, period. And they're probably right.
They're not in a hurry; everything is somewhat immutable; you feel a mix of resignation and anger towards politics and the economy; everyone has a strong opinion on the subject and the fate of the country. While others talk and discuss, all those with an Italian passport eventually use it. And maybe they never come back.
I've learned lightness
Argentina was my first solo trip to South America. I know, I say it often. But if I see the Ilaria of three years ago again, I would never have thought I could do it. To get on a Milan-Buenos Aires flight, with that layover in São Paulo, just reading the name of the Brazilian city, I feel its charm. I was convinced that South America would somehow be difficult, violent, poor, bad, insecure. And perhaps, let's not hide it, it is.
The fact is that at the same time, it welcomes you and entertains you, as Buenos Aires welcomed and entertained me. In just a few hours, I went from fear to amazement. I found myself surrounded by new friends ready to give me advice and even a home if I needed it, ready to plan itineraries, check the Aerolineas Argentinas website for me, show me the nearest Western Union, which remains the cheapest solution for payments in Argentina, teach me how to drink mate and help me order ice cream. Because there are so many types of dulce de leche ice cream, and I discovered that my favorite is granizado, the one with chocolate chips.
Buenos Aires, like South America in general, amused me, taught me to dance (I'm still not good), taught me to have a little patience, taught me that you don't need to justify yourself so much or even say thank you so much, that you may have to wait 5 minutes for a coffee, and that people walk slowly. These last two are terrible. It taught me to check less, to let go more and not care a bit more about everything, in the name of a beautiful moment, a smile, an extra chat. It taught me lightness, which maybe I didn't need. But it's nice to see that while in Buenos Aires they go on about how I'm a quiet person by comparison. On the other hand, they are certainly sociable and cheerful, and you still don't breathe that atmosphere of loneliness of a big city. I was surprised by how the Argentines themselves start chatting on the street among themselves, with strangers, in a bar, in a shop, how they comment on a common place. Perhaps in one word, how they still manage to socialize. In Buenos Aires, you will never be alone.
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
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Ecco. Avevo già voglia di Argentina e Buenos Aires... ora per colpa tua è pure aumentata! 😂 Bella idea la guida... la condivido sicuramente nei prossimi giorni, brava!!!
Per me è casa.
Lo è diventata nel 2012 la prima volta che ci sono stata, e ho imparato la lingua con il loro accento, e le loro parole, per poi iniziare il lento viaggio via terra verso Cartagena, Colombia.
È casa negli ultimi anni perché sono accasata con un porteño, che sono vent'anni che è via ma che se non torna ogni tot si sente male, e casa sua, il suo quartiere fiorito vicino al fiume, il gattino di famiglia, i due parchi sul Río de la Plata, il club sportivo dei pescatori dove entri e il tempo rallenta, sono casa anche per me, un po'. Me ne sono accorta quando mi sono sorpresa a sentire mancanza.
Torneremo a breve, un po' preoccupati di che situazione troveremo, con tutto quel che sta accadendo.