“Eh Capri”, “Ma tu te lo puoi permettere”, “Ma quanto spendi?” e poi i soliti “Beata te”, “Ti invidio”, come se io potessi e l’interlocutore no. Qualche anno fa sono stata a Capri e, prima di partire, mi sono ritrovata ad ascoltare giudizi e opinioni, occhi sgranati e commenti da parte di super esperti, quasi fossero dei tecnici di una delle isole italiane più sognate al mondo.
Lo stesso è successo di recente, quando sono andata a Byron Bay. Appena nominavo la destinazione, partivano le etichette: snob, influencer, Lululemon e Matcha, ma anche hippy e yoga.
Non mi piacciono i luoghi comuni e le frasi fatte, ma ammetto che anche io ne sono stata vittima. Forse è proprio per questo che ho iniziato a viaggiare da sola a 37 anni e ho avuto il coraggio di prendere un volo di sola andata a 42.
Viaggiando tanto, ho scoperto che nessun luogo è davvero caro, fighetto, esclusivo. E poi, se un posto è turistico, spesso vuol dire che è bello. Certo, esiste il problema dell’overtourism, ma quello è un altro discorso. Se a Byron Bay si bevono il matcha e a Capri il gelato in piazzetta, va bene, potrò provare anche io questa emozione. Non devo per forza essere alternativa o diversa. L’importante è che l’ice matcha latte in una bella caffetteria dove magari lavorare un paio d’ore, e il gelato alla stracciatella con il cono appena fatto a Capri, mi rendano felice.
Ciao sono Ilaria, e questa è la mia newsletter! Ti scrivo da Melbourne, ho appena concluso il mio roadtrip in tenda nel Queensland e te ne parlerò nelle prossime newsletter. Oggi volevo parlare di Capri e di Byron Bay, di spritz, di incontri e di luoghi comuni.
Volevo ringraziare i lettori che si sono abbonati alla mia newsletter. Costa 5 euro al mese, che per me significano tantissimo. Non tanto per una questione economica, ma perché è un modo per dare valore al tempo che dedico a scrivere, raccontare e condividere.
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Partiamo dal presupposto che Capri è bellissima
Capri è davvero splendida, e puoi vivertela in maniera genuina, spendendo poco, a contatto con chi ci vive. Dove dormire? Beh, innanzitutto si può cercare su Booking e poi chiamare direttamente le strutture. Non solo per risparmiare sulla commissione, ma anche per iniziare subito a parlare con i local, chiedere consigli, informazioni, negoziare sul prezzo. E una volta arrivati, l’unica vera strategia è chiedere, chiedere, chiedere.
Un giorno ho preso un panino in salumeria spendendo pochissimo, un’altra sera ho cenato in una pescheria che, la sera, butta fuori qualche tavolo. Una cena a base di pesce crudo, vino e acqua, a pochi passi dalla Piazzetta ad un prezzo che manco a Udine.
Io ho attaccato bottone con tutti, non me ne sono lasciata sfuggire nemmeno uno, poretti. Perché i local, oltre a darti dei consigli incredibili, chiamano pure per te. “Aspetta che quello è un amico di mio cugino, vediamo se ha un tavolo.” Così è nata una gita in barca improvvisata, organizzata in poche ore con l’amico di un amico di un amico che va sempre a Capri e che “imbarca” sei o sette sconosciuti che poi vanno d’accordissimo, tra tuffi e bicchieri di vino.
L’ultima sera a Capri
L’ultima sera – quella che da copione è la più bella, quella in cui senti già la nostalgia e ancora non te ne sei andata – ho esplorato Anacapri, che secondo me è un po’ sottovalutata. Ho visitato la Casa Rossa, con una guida solo per me, perché nessuno paga l'ingresso (che è simbolico, fidati).
Poi sono andata al Maliblù per bere qualcosa al Faro, guardando il tramonto. Mi sono anche vestita carina, sbagliando look: avrei dovuto mettermi il costume e qualcosa di leggero per un aperitivo sulla spiaggia, magari con un pareo di Manebì, che non ho. Vabbè, sono rari i momenti in cui azzecco il look.
E poi succede quella cosa che succede solo quando viaggi da sola. Si avvicinano tre amici, due ragazzi e una ragazza, che lavorano a Capri per la stagione. Hanno la mia età, esperienze di viaggio e di vita simili. Siamo tutti a un punto di rottura o di svolta: chi ha alle spalle un matrimonio fallito, chi un lavoro che non sopportava più, chi trova nella leggerezza di uno spritz il modo per scansare i pensieri. E poi ci sono io.
Stiamo tutti male, ma stiamo anche bene. Non ci manca niente, ma ci mancherà sempre qualcosa.
Facciamo il bagno di notte. Io ho un completino carino di Intimissimi. Chiedo alla mia nuova amica, mentre nuotiamo illuminate dal Faro: “Che facciamo della nostra vita?” e lei risponde: “Non lo so, intanto il bagno di notte.” Un bel qui e ora, piazzato così nell’acqua, nel caso in cui ce lo fossimo dimenticate. Un promemoria, per me e per lei.
Torniamo in scooter, lo Scirocco in faccia, ci mangiamo una pizza. Ci salutiamo. È stato bello conoscersi. È stato vero.
E cosa c’entra Byron Bay?
Mi è tornato in mente quando sono andata a Byron Bay. Un posto che, sulla carta, è l’opposto di Capri. A Byron se lo sognano il cibo di Capri, e a Capri si sognano il mood rilassato e “scazzato” di Byron e nessuno cammina scalzo, se non in spiaggia. Anche lì, prima di partire, tutti a dirmi: “Eh ma è troppo hippy”, “È diventata finta”, “È piena di influencer”.
Ecco, forse chi viene da una grande città o chi ha viaggiato tanto non ha più bisogno di incasellare ogni destinazione. La verità è che il mondo ormai è tutto già visto, fotografato, recensito, e anche i luoghi meno battuti sono pieni di cavalletti, stories, gente. Ma non per questo sono da evitare.
Possiamo svegliarci all’alba per evitare la folla o scegliere orari strategici per una visita, certo. Ma possiamo anche smetterla di lamentarci se ci capita di visitare un posto popolare e pieno di gente. Non è una sconfitta. È solo un altro modo di viaggiare, che ci piaccia o no. Sta a noi decidere come viverlo.
Puoi viaggiare spendendo tanto, poco, facendo il turista o buttandoti in mare con i local. E anche quello a Byron se lo sognano. Puoi cucinare davanti al tramonto su un fornelletto a gas o andare in bel ristorante e goderti il servizio. Dormire in una tenda o in un boutique hotel. Puoi fare mille piani o lasciarti sorprendere. Puoi persino non sapere cosa stai facendo della tua vita e trovarti a galleggiare nel mare, di notte, a ridere con degli sconosciuti, con un bel completino di Intimissimi al posto del costume.
Leggi il racconto precedente…
E io che pensavo di vivere ai tropici
L’Australia per me è diventata questo: una routine che mi fa stare bene, una libertà che non devo conquistare, una community che mi accoglie senza giudizio. Non è la casa che mi immaginavo. Pensavo che sarei finita a vivere a Jericoacoara o a Puerto Escondido, oppure a Buenos Aires. Cioè pensavo che fossi una di quelle c…
Oggi ti consiglio la newsletter di
si chiama e l’ho scoperta tramite una citazione del suo libro: “Abbiamo un cervello nato per l’imprevisto, per l’esplorazione, per la complessità. Ma lo costringiamo alla routine, alla semplificazione, al controllo. E così si spegne. Ritrovare un po’ di selvatichezza non è solo un lusso: è un’urgenza biologica.” A wild mind. Lo aggiungo alla lista dei libri da leggere.A mercoledì,
Ilaria
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Capri Has the Food, Byron Has the Vibes
“Eh, Capri”, “Well, you can afford it”, “How much do you spend?” and then the usual “Lucky you”, “I envy you”, as if I could and the other person couldn’t. A few years ago, I went to Capri and, before leaving, I found myself listening to comments and judgments, wide eyes and opinions from self-proclaimed experts — as if they were certified technicians of one of the most dreamed-of Italian islands.
The same thing happened recently, when I went to Byron Bay. As soon as I mentioned the destination, the labels came flying in: snobby, influencer-filled, Lululemon and matcha, but also hippy and yoga.
I’m not a fan of clichés and stereotypes, but I have to admit I’ve fallen for them too. Maybe that’s why I started travelling solo at 37, and had the courage to book a one-way flight at 42.
After travelling so much, I’ve come to realise that no place is truly expensive, pretentious, or exclusive. And if a place is touristy, it’s often because it’s beautiful. Sure, overtourism is a real issue — but that’s another topic. If in Byron Bay people sip matcha and in Capri they enjoy gelato in the piazzetta, well, maybe I want to try that too. I don’t always have to be different or alternative. What matters is that both the iced matcha latte in a nice café where I might work for a couple of hours, and the stracciatella gelato in a freshly baked cone in Capri, make me happy.
Hi, I’m Ilaria, and this is my newsletter! I’m writing from Melbourne — I’ve just finished a tent road trip in Queensland and I’ll tell you more about it in the next issues. But today, I wanted to talk about Capri and Byron Bay, about spritzes, encounters, and clichés.
A huge thank you to everyone who has subscribed to my newsletter. It costs €5 a month, which means a lot to me — not so much financially, but because it’s a way to give value to the time I spend writing, telling stories, and sharing them with you.
If you enjoy what I write and want to support me, you can subscribe too. Otherwise, you can always treat me to a virtual aperitivo.
Let’s start with one thing: Capri is beautiful
Capri truly is stunning — and you can experience it in a genuine way, without spending a fortune, by connecting with the locals. Where to stay? Start with Booking, then call the accommodations directly. Not just to save on commission, but to immediately start building a connection, ask for tips, information, maybe even negotiate. And once you’re there, the only real strategy is: ask, ask, ask.
One day I grabbed a sandwich from a deli for just a few euros. Another night, I had dinner at a fish shop that puts out a couple of tables in the evening. Raw seafood, wine, water — just a few steps from the Piazzetta — at a price you wouldn’t believe, not even in Udine.
I talked to everyone. Didn’t let a single one get away. Poor things. Locals not only give you amazing tips, but they’ll often call people for you: “Wait, that guy’s a friend of my cousin — let’s see if he has a table.” That’s how I ended up on a spontaneous boat trip, arranged in a couple of hours with a friend of a friend of a friend — the kind who always goes to Capri and invites six or seven strangers who suddenly click, diving and sipping wine like old friends.
My last night in Capri
The most beautiful one — as always. That kind of evening when you already feel nostalgic, even though you haven’t left yet. I went to Anacapri, which I think is a bit underrated. I visited the Casa Rossa, with a private guide (no one pays the entry ticket, even though it’s symbolic — trust me).
Then I headed to Maliblù, near the lighthouse, for a drink at sunset. I even got dressed up — wrong call. I should’ve worn a swimsuit and something light for a beach aperitivo, maybe a Manebí pareo (which I don’t have). Oh well, I rarely get the outfit right anyway.
And then it happened — that thing that only happens when you travel alone. Three friends approached me, two guys and a girl, all working in Capri for the season. We were the same age, had similar life and travel experiences. All of us at a breaking point or in the middle of a life shift: one just out of a failed marriage, one who’d quit a job they hated, one using an evening spritz as a way to avoid overthinking. And then there was me.
We were all a bit broken, but we were also doing fine. We weren’t missing anything — and yet, something would always be missing. We swam at night. I was wearing a cute Intimissimi set. While we floated, lit only by the lighthouse, I asked my new friend: “What are we doing with our lives?” And she replied, “I don’t know — but for now, we’re swimming at night.” A perfect here and now, dropped right into the sea, just in case we’d forgotten it. A reminder — for me, and for her.
We rode back on a scooter, the Scirocco wind in our faces. We grabbed a pizza. We said goodbye. It was lovely to meet. It was real.
And what does Byron Bay have to do with this?
Well, I thought about it when I visited Byron Bay. A place that, on paper, is the opposite of Capri. In Byron, they could only dream of Capri’s food. In Capri, they could only dream of Byron’s relaxed, carefree vibe. And just like with Capri, the moment I mentioned I was going to Byron, the opinions started rolling in: “It’s too hippy,” “It’s become fake,” “It’s full of influencers.”
Maybe people who come from big cities, or those who have travelled a lot, no longer feel the need to label every destination. The truth is: the whole world is already seen, reviewed, filtered. Even the most offbeat places are filled with tripods, stories, and people. But that doesn’t mean we should avoid them.
Sure, we can wake up at dawn to avoid crowds, or visit places at odd times — but we can also stop complaining when we find ourselves in a popular, crowded spot. It’s not a failure. It’s just another way of travelling — like it or not. It’s up to us how we choose to live it.
You can travel in luxury or on a budget. You can go full tourist or dive into the sea with locals — and they don’t even know how to dream of that in Byron. You can cook dinner on a gas stove watching the sunset, or enjoy fine dining and great service. Sleep in a tent or in a boutique hotel. Make detailed plans or go with the flow.
You can even have no idea what you’re doing with your life and find yourself floating in the ocean at night, laughing with strangers — wearing a cute Intimissimi set instead of a swimsuit.
If you’d like, there’s lots of nice things you can do. Not just here, but in life.
You can:
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Chat GPT translated this article
Mi ritrovo sempre a evitare come la peste i luoghi troppo turistici. Non per fare l’alternativa (che poi all’apparenza sembra così), ma perché non ce la posso fare. Sai com’è Venezia, è una sfacchinata anche solo andare a fare la spesa o cercare di raggiungere casa. Quindi di riflesso mi ritrovo a viaggiare dove c’è poca gente.
Magari così mi perdo anche posti fighissimi, ma vabbè. Sto diventando insofferente ahah
Sono d'accordo su quello che dici ma faccio un distinguo importante, almeno per me. I 2 luoghi citati hanno quella "natura", come ce l'ha Venezia, Roma, Parigi, Le Mont Saint Michel o Rimini. Che poi diventino di moda e attirino folle, in alcuni casi va a periodi (decadi o meno), in altri sono luoghi amati e stop. Ecco, per tutti questi luoghi sono pienamente d'accordo con te! Io non amo invece i luoghi che si snaturano a causa della gentrificazione o del Turismo. Qualche esempio: Canggu a Bali, Nimman a Chiang Mai, Benidorm in Spagna e tutti quei luoghi che mutano culturalmente e morfologicamente per piacere. E così diventano famosi. Ecco... Quelli li evito come la peste. Scusa il pippone 😄