Non sono una digital nomad ma diciamo che lo sono stata in parte per 6 anni. Expat con un lavoro da remoto che mi permetteva fare molte cose ma con sempre una base fissa. Adoro viaggiare ma mi rendo conto che ho bisogno di una base, di un luogo fisso per creare, per non distrarmi. Diciamo che per me sarebbe ideale un nomadismo parziale, ovvero 3 mesi all'anno, ma al massimo visitando 2 luoghi. Infatti sto programmando già questa specie di nomadismo tutto mio :) Il rientro in Italia ha dato spunti ahahaha
Una newsletter che mi tocca sul personale. Per diverso tempo mi sono considerato nomade digitale e ancora oggi per evitare di dover spiegare in dettaglio la distinzione spesso a chi me lo chiede dico che per diversi periodi dell'anno sono nomade digitale, ma la realtà è che negli anni mi sono reso conto di essere lontanissimo da questa "filosofia".
Non sopporto i coworking, tranne rare e bellissime eccezioni, lavoro molto meglio da un café o se posso scegliere da una biblioteca (il luogo che mi rende più produttivo in assoluto).
Ma devo dire che, visto quello che faccio, necessito di un mio spazio privato quasi tutti i giorni.
Evito poi come la peste i quartieri più amati dai nomadi digitali, vedi Nimman Road a Chiang Mai o Canggu a Bali... sono non luoghi o almeno così la penso io.
Chiudo dicendo che purtroppo in rete si trovano tantissimi personaggi che spingono la vita da nomade digitale come fosse "lavoro da una spiaggia e faccio i soldi" oppure "Sto tutto il giorno in quel tavolino vista mare e via di... fatturare". E anche questo mi ha fatto allontanare molto dall'etichetta.
Effettivamente c'è il rischio del cliché, del digital nomad che non ci piace. Mi hai dato un sacco di spunti per descrivere anche quella faccia della stessa medaglia, magari nella prossima newsletter! Grazie come sempre per il sostegno!
Sì, non sempre è così facile. In Asia ad esempio sono pochissime le soluzioni, in Spagna ma anche in nord Europa invece ne esistono tante tra cui scegliere.
Quel giorno che scoprii il termine "nomade digitale" ed ebbi quella epifania "ehi, ma questo qui sono io"... Me lo ricordo benissimo! 😄
Frequentando la community ho scoperto quanto sia fondamentale non farsi fuorviare da facili etichette. Come dimostrano i commenti sopra molti vivono il nomadismo digitale a modo loro, e non c'è bisogno di aderire a un unico standard. A molti piace usare anche l'espressione location independent che mette in luce il fatto che spostarsi, viaggiare sia una possibilità, non un'esigenza. La chiave di tutto è la libertà ed è la cosa più bella del mondo!! 😀
Mi considero più una “pendolare digitale”, che una nomade. Vivo tra le Dolomiti e il Portogallo e lavoro come consulente e scrittrice - full time remote. Passo il tempo perlopiù tra queste due località, con viaggi certo ma la maggior parte del tempo o sto scalando montagne o passeggiando per Lisbona - quando non sto al laptop.
Non mi piacciono i coworking, e non ho interesse nella vita “tipica” del nomade digitale che si incontra con altri “nomadi digitali” per fare - a Lisbona specialmente “cose da nomadi digitali” come aperitivi e surf.
Ho la mia vita con i miei amici e le mie cose da fare in entrambi i luoghi tra cui oscillo, per cui a me la libertà “nomadica” serve perlopiù per fare della mia vita ciò che voglio, senza orari d’ufficio o luoghi fissi.
Un bel cambiamento rispetto a lavorare in ufficio con orari fissi, in cui l’unico momento libero è il weekend.
Ma come ben dici nell’articolo, ogni persona che lavora dal laptop lo fa a modo suo. E secondo me anche in modo più o meno nomade.
Non sono una digital nomad ma diciamo che lo sono stata in parte per 6 anni. Expat con un lavoro da remoto che mi permetteva fare molte cose ma con sempre una base fissa. Adoro viaggiare ma mi rendo conto che ho bisogno di una base, di un luogo fisso per creare, per non distrarmi. Diciamo che per me sarebbe ideale un nomadismo parziale, ovvero 3 mesi all'anno, ma al massimo visitando 2 luoghi. Infatti sto programmando già questa specie di nomadismo tutto mio :) Il rientro in Italia ha dato spunti ahahaha
Mah infatti secondo me ognuno si ritaglia il nomadismo che crede. Anche io ho fatto 4 mesi di pausa tra un nomadismo e un altro, ci sta!
Una newsletter che mi tocca sul personale. Per diverso tempo mi sono considerato nomade digitale e ancora oggi per evitare di dover spiegare in dettaglio la distinzione spesso a chi me lo chiede dico che per diversi periodi dell'anno sono nomade digitale, ma la realtà è che negli anni mi sono reso conto di essere lontanissimo da questa "filosofia".
Non sopporto i coworking, tranne rare e bellissime eccezioni, lavoro molto meglio da un café o se posso scegliere da una biblioteca (il luogo che mi rende più produttivo in assoluto).
Ma devo dire che, visto quello che faccio, necessito di un mio spazio privato quasi tutti i giorni.
Evito poi come la peste i quartieri più amati dai nomadi digitali, vedi Nimman Road a Chiang Mai o Canggu a Bali... sono non luoghi o almeno così la penso io.
Chiudo dicendo che purtroppo in rete si trovano tantissimi personaggi che spingono la vita da nomade digitale come fosse "lavoro da una spiaggia e faccio i soldi" oppure "Sto tutto il giorno in quel tavolino vista mare e via di... fatturare". E anche questo mi ha fatto allontanare molto dall'etichetta.
Effettivamente c'è il rischio del cliché, del digital nomad che non ci piace. Mi hai dato un sacco di spunti per descrivere anche quella faccia della stessa medaglia, magari nella prossima newsletter! Grazie come sempre per il sostegno!
Le biblioteche sono sempre luoghi speciali, quando si trovano!
Sì, non sempre è così facile. In Asia ad esempio sono pochissime le soluzioni, in Spagna ma anche in nord Europa invece ne esistono tante tra cui scegliere.
Verissimo per l’Europa. Abbiamo anche librerie con sale di lettura che sono sempre luoghi ameni e poco frequentati.
Quel giorno che scoprii il termine "nomade digitale" ed ebbi quella epifania "ehi, ma questo qui sono io"... Me lo ricordo benissimo! 😄
Frequentando la community ho scoperto quanto sia fondamentale non farsi fuorviare da facili etichette. Come dimostrano i commenti sopra molti vivono il nomadismo digitale a modo loro, e non c'è bisogno di aderire a un unico standard. A molti piace usare anche l'espressione location independent che mette in luce il fatto che spostarsi, viaggiare sia una possibilità, non un'esigenza. La chiave di tutto è la libertà ed è la cosa più bella del mondo!! 😀
Effettivamente ognuno è nomade a modo suo!
Mi considero più una “pendolare digitale”, che una nomade. Vivo tra le Dolomiti e il Portogallo e lavoro come consulente e scrittrice - full time remote. Passo il tempo perlopiù tra queste due località, con viaggi certo ma la maggior parte del tempo o sto scalando montagne o passeggiando per Lisbona - quando non sto al laptop.
Non mi piacciono i coworking, e non ho interesse nella vita “tipica” del nomade digitale che si incontra con altri “nomadi digitali” per fare - a Lisbona specialmente “cose da nomadi digitali” come aperitivi e surf.
Ho la mia vita con i miei amici e le mie cose da fare in entrambi i luoghi tra cui oscillo, per cui a me la libertà “nomadica” serve perlopiù per fare della mia vita ciò che voglio, senza orari d’ufficio o luoghi fissi.
Un bel cambiamento rispetto a lavorare in ufficio con orari fissi, in cui l’unico momento libero è il weekend.
Ma come ben dici nell’articolo, ogni persona che lavora dal laptop lo fa a modo suo. E secondo me anche in modo più o meno nomade.
Sicuramente è un modo più libero di vivere, almeno per quanto mi riguarda