Si parla di etica del lavoro protestante ma l'etica del lavoro cattolica (adesso la Chiesa sta correndo ai ripari ma ci siamo capiti) credo c'entri molto con la bassa pressione che avverti quando ritorni in Italia. La convinzione che il lavoro sia una punizione (e ci sarà dato di riposare in un'altra vita) non è solo italiana ma arriva da lontano e condiziona il nostro modo di affrontare la vita.
Sulla maggiore spensieratezza quando sono all'estero sono del tutto d'accordo, ma per altri motivi.
Sull'essere più o meno sempre in tiro, la fotografia che hai fatto credo sia molto calzante e dovuta alla tua vita milanese, ma vale anche per altri luoghi nel nord Italia.
Io in tanti altri luoghi - piccoli o medi - del nostro paese in cui ho trascorso del tempo (giorni, settimane o mesi) non ho mai dovuto preoccuparmi di come mi vestivo, per andare al bar o per fare la spesa. Secondo me ci sono luoghi, come Milano, che si impongono su di noi e ci isolano se non ci conformiamo. Lo so... Milano è l'antitesi della MIA felicità, ma spero di essermi spiegato 😂
Mi è piaciuto soprattutto un punto del tuo commento, la "tua" vita milanese, perché è vero che tutte queste sensazioni rispecchiano poi come vive la singola persona. Può darsi che Milano si imponga come dici tu, però l'idea non mi piace, dopo tutto lo sforzo che uno fa per liberarsi di questa sovrastrutture, basta un aperitivo in Italia per vanificare tutto ahhaah
Scherzi a parte, ti capisco al 100%. Io amo i miei amici qua, ma al tavolo si parla di tasse (ti giuro, ore a parlare di tasse) o di serie TV (con tutto il rispetto, ma nella vita c’è anche molto altro).
Quando si parla di viaggi, la prima domanda è “ma che lavoro fai?” Giuro. (O “come ti mantieni?” Prima o poi inizio a mettere in giro la voce che ho un marito novantenne ricco).
In Italia siamo rassegnati, senza sogni. Ma chissà perché. Peccato. Eravamo esploratori e poeta un tempo
Sono d'accordo con te, io mi sento sempre più un'estranea quando torno in Italia, anche se mi rendo conto che il livello culturale in Italia è più alto, parlo dei miei amici ma sicuramente anche i tuoi e questo aspetto lo apprezzo molto durante le chiacchierate in Italia.
'it was-a da pope!' (haha l'ultima opzione mi ha fatto venire in mente quella canzone in Sweeney Todd). Quando ho letto "In Australia, I don’t feel that way. I feel free and true to myself." non ho saputo trattenere la mia italianita' e ho gettato le braccia in alto, ho spalancato la bocca e detto 'eh vedi! it's not just me!' non credo sia il Papa, credo sia perche' qui non ti conosce nessuno. Shorts e maglietta per una cena? tenuta da ciclista fino ad arrivare in ufficio? pfffh chissene, non ti conosce nessuno e non importa a chi ti conosce. Have fun at the Open!! (Il mio ufficio e' in Elizabeth Street too!)
Si parla di etica del lavoro protestante ma l'etica del lavoro cattolica (adesso la Chiesa sta correndo ai ripari ma ci siamo capiti) credo c'entri molto con la bassa pressione che avverti quando ritorni in Italia. La convinzione che il lavoro sia una punizione (e ci sarà dato di riposare in un'altra vita) non è solo italiana ma arriva da lontano e condiziona il nostro modo di affrontare la vita.
Aggiungerei anche il senso di sacrificio...
Sulla maggiore spensieratezza quando sono all'estero sono del tutto d'accordo, ma per altri motivi.
Sull'essere più o meno sempre in tiro, la fotografia che hai fatto credo sia molto calzante e dovuta alla tua vita milanese, ma vale anche per altri luoghi nel nord Italia.
Io in tanti altri luoghi - piccoli o medi - del nostro paese in cui ho trascorso del tempo (giorni, settimane o mesi) non ho mai dovuto preoccuparmi di come mi vestivo, per andare al bar o per fare la spesa. Secondo me ci sono luoghi, come Milano, che si impongono su di noi e ci isolano se non ci conformiamo. Lo so... Milano è l'antitesi della MIA felicità, ma spero di essermi spiegato 😂
Mi è piaciuto soprattutto un punto del tuo commento, la "tua" vita milanese, perché è vero che tutte queste sensazioni rispecchiano poi come vive la singola persona. Può darsi che Milano si imponga come dici tu, però l'idea non mi piace, dopo tutto lo sforzo che uno fa per liberarsi di questa sovrastrutture, basta un aperitivo in Italia per vanificare tutto ahhaah
Potrebbe anche essere “per il Papa.”
Scherzi a parte, ti capisco al 100%. Io amo i miei amici qua, ma al tavolo si parla di tasse (ti giuro, ore a parlare di tasse) o di serie TV (con tutto il rispetto, ma nella vita c’è anche molto altro).
Quando si parla di viaggi, la prima domanda è “ma che lavoro fai?” Giuro. (O “come ti mantieni?” Prima o poi inizio a mettere in giro la voce che ho un marito novantenne ricco).
In Italia siamo rassegnati, senza sogni. Ma chissà perché. Peccato. Eravamo esploratori e poeta un tempo
Sono d'accordo con te, io mi sento sempre più un'estranea quando torno in Italia, anche se mi rendo conto che il livello culturale in Italia è più alto, parlo dei miei amici ma sicuramente anche i tuoi e questo aspetto lo apprezzo molto durante le chiacchierate in Italia.
Sì sì, anche questo è vero. Insomma, dipende di cosa parli.
'it was-a da pope!' (haha l'ultima opzione mi ha fatto venire in mente quella canzone in Sweeney Todd). Quando ho letto "In Australia, I don’t feel that way. I feel free and true to myself." non ho saputo trattenere la mia italianita' e ho gettato le braccia in alto, ho spalancato la bocca e detto 'eh vedi! it's not just me!' non credo sia il Papa, credo sia perche' qui non ti conosce nessuno. Shorts e maglietta per una cena? tenuta da ciclista fino ad arrivare in ufficio? pfffh chissene, non ti conosce nessuno e non importa a chi ti conosce. Have fun at the Open!! (Il mio ufficio e' in Elizabeth Street too!)
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