Ok forse nella foto c’è molta gente, ma è realistico, in Brasile c’è sempre molta gente. C’è casino, c’è rumore, ci sono corpi che si toccano, amanti che si baciano, amici che si abbracciano e persone che ballano.
In Brasile i corpi sono protagonisti, si muovono, si esprimono e soprattutto sono liberi. Sicuramente noi in Italia, non ci vestiremmo mai così poco. Ma non per una questione di gusto, quanto di vergogna.
Io lo sento tutto questo senso di colpa italiano, nei confronti dell’imperfezione, nei confronti dell’errore. Mentre i brasiliani sono perfetti così. E forse manco gliene frega di essere noiosamente perfetti, come noi europei.
Ok, nella foto sono in tanti e stanno tutti salendo sulla duna per vedere il tramonto che cala su Jericoacoara, luogo incantato per cui passa la Rotta delle Emozioni.
Ciao, sono Ilaria! Oggi ti parlo di un percorso da fare nel Nord del Brasile. Se ti piacciono i miei racconti di viaggio, puoi abbonarti (riceverai in omaggio una consulenza con me) oppure puoi offrimi un aperitivo. Utilizzerò i contributi per pagarmi il dominio, le spese legate al mio blog www.ilariagianfagna.it e mi rifarò del tempo che investo in questa newsletter. Mi piace pensare che la scrittura sia retribuita, come quando facevo la giornalista.
Inoltre, volevo dirti che ho lanciato un nuovo progetto: se condividi le mie newsletter, ricevi in regalo le mie Mini-Guide. È tutto spiegato qui. Un altro modo per supportare il mio progetto di scrittura.
Sento parlare italiano, mi giro. Sorrido. Capita spesso lungo la Rotta delle Emozioni di incontrare italiani e capita spesso ad agosto, che è uno dei periodo migliori per percorrerla. E noi italiani viaggiamo tutti, ad agosto.
Io non sapevo che si chiamava la Rotta delle Emozioni, mi avevano semplicemente detto che era una buona idea andare lentamente da San Luis a Fortaleza o viceversa, un po’ in bus, un po’ in jeep e un po’ con una barchetta sgangherata.
Allora mi giro e attacco bottone con due italiane più grandi di me, che mi dicono di essere in giro con Avventure nel mondo. Appena me lo dicono, mi immagino il gruppo: un mix di pesantezza e risate. Perché noi italiani siamo anche simpatici, oltre che pesanti.
Fondamentalmente a fare la Rotta delle Emozioni ad agosto ci sono: brasiliani, italiani di Avventure nel mondo, italiani di We Road e io. Da quello che ho capito, in entrambi i casi si tratta di viaggi organizzati, da guide non professioniste. Cioè non lo fanno di mestiere. Solo che Avventure nel mondo è un po’ più economico e un po’ più alla buona, mentre We Road è più strutturato e la guida viene retribuita. Poi, se hai vissuto esperienze di viaggi organizzati, fammelo sapere nei commenti.
“È veramente emozionante, per quello si chiama così”, mi dicono le due italiane mentre beviamo una sorta di caffè macchiato. Loro ce l’hanno tutta organizzata questa rotta. Io sono appena arrivata a San Luis dall’Amazzonia e non so da dove cominciare. Ma fa parte del fascino del viaggio lungo: non sai mai dove dormirai stanotte e cosa farai domani e sei aperta ad ogni possibilità.
Le due italiani più grandi di me, mi consigliano di rivolgermi ad un altro italiano, che gestisce una serie di alberghi e posada, come si dice qui. A volte in Brasile, non si capisce niente e a volte non ci sono i trasporti pubblici come te li immagini tu, ma auto o mini-van che quando si riempiono di passeggeri, partono. La parte più difficile è capire da dove partono.
Il percorso
San Luis è il punto di partenza (o arrivo a seconda del senso di marcia) ed è una città patrimonio dell’Unesco, carina e piena di piastrelle colorate. Nel centro storico si respira disagio e miseria, mentre il lungomare sa di ricchezza e benessere. Forse un pomeriggio a San Luis, basta.
Atins è la mia prossima destinazione, ma potrebbe essere anche Barreirinhas. Lì trovo un mix di barchette, jeep, dune, deserto, mare, piscine naturali in mezzo alla sabbia, tramonti, kite surf, relax, letture e colazioni a base di acaí (che è la mia nuova ossessione, un frutto amazzonico simile al mirtillo, che sa di cioccolato da mixare con frutta fresca e secca).
È bello, perché il paesaggio è un’alternanza tra grandi fiumi circondati da vegetazioni che ricordano l’Amazzonia e deserti immensi con dune e laghi naturali, nel bel mezzo del nulla.
È il parco nazionale Lencois Maranhenses, dune di sabbia bianca che dal mare si estendono nell’entroterra, per un totale di 1550 chilometri quadrati di puro deserto, da percorrere in jeep.
Questo paesaggio prosegue per Parnaiba, dove ammirare gli ibis scarlatti. Adesso tra le attività che mi piacciono, ci devo mettere pure il birdwatching. Sono degli uccelli rossi, ma proprio rossi, che hanno questo colore perché mangiano i granchi, che sono rossi.
E poi da Parnaiba, arrivi a Jericoacoara, una specie di oasi nel deserto, una cittadina molto ben organizzata con tanti bar, ristoranti, negozi, alberghi, con tanto di palestra e centri massaggio, scuola di surf e kitesurf.
Insomma gentrificata, ma affascinante. Lo dimostra l’immancabile negozio di Havaianas e la caffetteria che propone brunch con l’avocado toast e l’uovo in camicia, gli smoothies e le bowl. Anche se per essere veramente gentrificata, dovrebbe avere un coworking, cosa che io non ho trovato.
Jericoacoara è il tipico posto che ti risucchia. Stai tre giorni e poi ti ritrovi ad estendere il tuo soggiorno. Ancora una notte, dai ancora un po’, cominci a farti i calcoli di quanto puoi stare, rimandi ogni giorno l’acquisto del biglietto del bus per partire, ti fai un pass di 5 giorni in palestra, un altro pomeriggio in spiaggia a parlare con le tue vicine di ombrellone brasiliane, un’altra sveglia alle 6 per passeggiare sul lungo mare, un altro ristorantino dove cenare a 10 euro, birra grande inclusa, un’altra lavatrice e un altro sole arancione che crolla nel mare, mentre tu stai mangiando lo spiedino di formaggio e bevendo la tua Bohemia Imperial, come se fossero solo queste le cose che contano nella vita e forse lo sono.
È pieno di posti così nel mondo ed è forse in questi posti che dovremmo vivere, magari preoccupandoci solo di dove vedere il tramonto, se in spiaggia o in terrazza, di dove ballare la salsa e se bere la birra al bar o comprarla al supermercato, per risparmiare 50 centesimi.
È vero che ci hanno già pensato in tanti a vivere in luoghi così e magari qualche anno fa, questi posti erano più autentici. Ma sono comunque ancora carichi di fascino, abitati da persone rispettose della natura e frequentati da turisti, quelli belli. Forse c’è un’attrazione reciproca tra i luoghi e le persone.
Io me lo chiedo sempre, ad ogni viaggio, come sarebbe vivere sul mare, in una cittadina, relazionarmi con una comunità di local e di expats. Vivere una vita semplice, tenendo in conto che quando piove i trasporti sono complessi, che alcuni prodotti non sono disponibili, che le spedizioni online sono un casino e che per andare dal dentista devi farti 45 minuti di jeep. E se ti succede qualcosa, l’ospedale più attrezzato si trova a 5 ore di auto, a Fortaleza.
Ed è proprio a Fortaleza che termina la mia Rotta delle emozioni. Nella nona città al mondo in classifica per numero di omicidi. Una bella città, con un bel lungomare. Durante questo viaggio in Brasile mi ha molto sorpreso come i brasiliani usino la spiaggia, quasi fosse un’estensione della casa: mangiano in spiaggia, bevono in spiaggia, si rilassano in spiaggia, si allenano in spiaggia, fanno beach volley, surf, kite surf, bicicletta lungo il mare, palestra con gli attrezzi all’aria aperta, passeggiano, s’incontrano, cenano nei ristoranti sul lungomare, s’innamorano, ballano, ridono, piangono, si confidano. Fanno tutto in spiaggia.
È uscita la mia Mini-Guida di Jericoacoara, ricordati che se ti piace la newsletter e ricevere le mie Mini-Guide gratuitamente, ti basterà condividerla!
Leggi il racconto precedente…
A mercoledì,
Ilaria
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The route of emotions
Okay, maybe the photo is crowded, but it’s realistic—Brazil is always full of people. There’s chaos, there’s noise, bodies touching, lovers kissing, friends hugging, and people dancing.
In Brazil, bodies take center stage—they move, express themselves, and, above all, are free. Surely, we Italians would never dress so scantily. But not because of taste, more because of shame.
I can feel all this Italian guilt, the guilt of imperfection, of making mistakes. Meanwhile, Brazilians are perfect just as they are. And maybe they don't even care about being boringly perfect like we Europeans do.
Okay, the photo shows a lot of people, and they’re all climbing the dune to watch the sunset over Jericoacoara, a magical place along the Route of Emotions.
Hi, I’m Ilaria! Today, I’ll tell you about a journey you can take in northern Brazil. If you enjoy my travel stories, you can subscribe (you’ll receive a consultation with me as a gift) or buy me a drink. I’ll use the contributions to pay for the domain, the expenses related to my blog www.ilariagianfagna.it, and to compensate for the time I invest in this newsletter. I like to think that writing should be paid for, just like when I was a journalist.
Moreover, I wanted to let you know I’ve launched a new project: if you share my newsletters, you’ll receive my Mini-Guides as a gift. Everything is explained here. Another way to support my writing project.
I hear someone speaking Italian, and I turn around. I smile. It often happens along the Route of Emotions to meet Italians, especially in August, one of the best times to travel it. And we Italians all travel in August.
I didn’t even know it was called the Route of Emotions; they had just told me it was a good idea to slowly make my way from San Luis to Fortaleza or vice versa, a bit by bus, a bit by jeep, and a bit by a rickety boat.
So I turn around and strike up a conversation with two older Italian women who tell me they’re traveling with Avventure nel Mondo. As soon as they tell me, I can imagine the group: a mix of heaviness and laughter. Because we Italians are not only heavy but also funny.
Essentially, those traveling the Route of Emotions in August are: Brazilians, Italians from Avventure nel Mondo, Italians from We Road, and me. From what I’ve understood, in both cases, these are organized trips led by non-professional guides—not people who do it for a living. However, Avventure nel Mondo is a bit more affordable and laid-back, while We Road is more structured, and the guide gets paid. If you’ve had any experience with organized trips, let me know in the comments.
“It’s really emotional, that’s why it’s called that,” the two Italians tell me as we drink a sort of macchiato. They have their whole route organized. I’ve just arrived in San Luis from the Amazon and have no idea where to start. But that’s part of the charm of long trips: you never know where you’ll sleep tonight or what you’ll do tomorrow, and you’re open to all possibilities.
The two older Italians recommend I reach out to another Italian, who manages a series of hotels and *posadas* (as they say here). Sometimes in Brazil, things can be confusing, and sometimes public transportation isn’t what you expect, but rather cars or mini-vans that leave when they fill up with passengers. The hardest part is figuring out where they leave from.
The Route
San Luis is the starting point (or the endpoint, depending on the direction) and is a UNESCO World Heritage city, charming and full of colorful tiles. In the historic center, you can feel the discomfort and poverty, while the seafront exudes wealth and well-being. Maybe one afternoon in San Luis is enough.
Atins is my next destination, but it could also be Barreirinhas. There, I find a mix of boats, jeeps, dunes, desert, sea, natural pools in the sand, sunsets, kite surfing, relaxation, reading, and breakfasts with açaí (which is my new obsession—an Amazonian fruit similar to a blueberry that tastes like chocolate when mixed with fresh and dried fruit).
It’s beautiful because the landscape alternates between large rivers surrounded by vegetation reminiscent of the Amazon and vast deserts with dunes and natural lakes in the middle of nowhere.
This is the Lençóis Maranhenses National Park, white sand dunes stretching from the sea inland for a total of 1550 kilometers of pure desert, best explored by jeep.
This landscape continues to Parnaiba, where you can admire scarlet ibises. I now have to add birdwatching to the list of activities I enjoy. They are red birds—bright red, actually—and they get their color from eating crabs, which are also red.
And then, from Parnaiba, you reach Jericoacoara, a kind of oasis in the desert, a well-organized little town with many bars, restaurants, shops, hotels, a gym, massage centers, and surf and kite surfing schools.
In short, gentrified, but charming. The ever-present Havaianas shop and the café offering brunch with avocado toast, poached eggs, smoothies, and bowls prove it. Although, to be truly gentrified, it would need a coworking space, which I didn’t find.
Jericoacoara is the kind of place that sucks you in. You plan to stay three days, and then you find yourself extending your stay. Another night, just a little longer, you start calculating how long you can stay, putting off buying your bus ticket each day, getting a five-day pass to the gym, spending another afternoon on the beach chatting with your Brazilian beach neighbors, another 6 a.m. walk along the seafront, another restaurant dinner for 10 euros, large beer included, another load of laundry, and another orange sun setting over the sea while you eat grilled cheese and drink your Bohemia Imperial, as if these were the only things that really matter in life, and maybe they are.
There are lots of places like this in the world, and perhaps these are the places we should live in—maybe only worrying about where to watch the sunset, whether on the beach or on a terrace, where to dance salsa, and whether to drink beer at the bar or buy it at the supermarket to save 50 cents.
It’s true that many have already thought about living in places like this, and maybe these places were more authentic a few years ago. But they’re still full of charm, inhabited by people who respect nature and visited by the “good” kind of tourists. Perhaps there’s a mutual attraction between places and people.
I always ask myself, on every trip, what it would be like to live by the sea in a small town, to relate to a community of locals and expats. To live a simple life, knowing that when it rains, transportation is difficult, that some products are unavailable, that online deliveries are a hassle, and that to see the dentist, you have to take a 45-minute jeep ride. And if something happens to you, the best-equipped hospital is a five-hour drive away in Fortaleza.
And it’s in Fortaleza that my Route of Emotions ends. The ninth most dangerous city in the world by homicide rate. A beautiful city with a lovely seafront. During this trip to Brazil, I’ve been surprised at how Brazilians use the beach as if it were an extension of their home: they eat on the beach, drink on the beach, relax on the beach, work out on the beach, play beach volleyball, surf, kite surf, bike along the shore, exercise with outdoor equipment, stroll, meet up, dine at seafront restaurants, fall in love, dance, laugh, cry, confide in each other. They do everything on the beach.
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
You can:
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Li conosco entrambi per lavoro, e le differenze sono di più 😂
Diciamo che sono entrambe realtà che viaggiano senza accompagnatori certificati, e da qui possono nascere millemila problemi, ma WeRoad è decisamente più strutturata e supporta in caso di problemi. AnM vediamolo più come una grande associazione che non ama nemmeno si parli troppo di loro. Per me la grande pecca di AnM è che chiunque può accompagnare, anche chi non è mai stato in un luogo. Es: se io voglio andare in Afghanistan e trovo 7/8 persone che vogliono partire si parte. Con tutti i problemi e le mancanze del caso. Inoltre, se WeRoad è un classico tour operator, se parli con qualcuno che ha viaggiato con AnM sembra di parlare (spesso, non sempre) con membri di una setta 😄, se provi a criticare un dettaglio ti etichettano come eretico e ti brucerebbero pure.
Ultimo, anche se ci sarebbero mille cose da dire (ci ho dedicato un video intero alle differenze tra i 2), è l'età. Al momento se hai 35 anni con WeRoad sei un vecchio e ti guardano chiedendo il perché di questa scelta... con AnM trovi anche 70enni.
Ciao Ilaria! Mai partita con we road o viaggi avventura, non fa per me perché non posso viaggiare con i ritmi di altri. Però fare un giro nei loro siti web è utile per prendere ispirazione di destinazioni (e a volte anche per capire dove non vorrei andare)😎
Grazie del racconto!