È quasi un mantra che si ripete. “Brasile? Noooo è pericoloso!” oppure “Brasile da sola? Io non ci andrei” e ancora: “Devi stare molto attenta”. A causa di queste frasi, per 44 anni ho accuratamente evitato il Brasile.
Ormai sono un paio d’anni che mi aggiro per il Sud America, stando ben attenta a non passare nemmeno per sbaglio per il Brasile. Perché si sa, è pericoloso. Fino a quando quest’estate, non ho deciso di prendere un biglietto per Fortaleza.
Ciao, sono Ilaria! E quello che faccio è viaggiare in giro per il mondo, mentre lavoro. Era ottobre 2022 quando ho messo piede in Sud America per la prima volta, con lo zaino su una spalla e il computer sull’altra e sono ancora qui. Ti scrivo da Salvador de Bahia.
Ho preso una lunga pausa estiva in cui non ho scritto e non ho aggiornato i social. Ho letto e ho viaggiato. Perché non deve essere tutto un obbligo, tutto un compito, tutto un dovere. Viaggiando ho capito che bisogna togliere, invece di aggiungere.
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La tipica organizzazione brasiliana
Io ho avuto tanta paura. Ma tanta paura di fare tutto. Credo di essere stata bloccata, per la maggior parte della mia vita. Se ci pensi, essere prudenti, fare la cosettina giusta, vivere una vita monotona è quasi un valore: “Ah, ma lavora tanto”, “Eh sì con tutti i sacrifici che ha fatto, ha comprato una casa”, “Eh ma sai è tanto impegnato”. Che voglio dire, manco i presidenti della Repubblica hanno così tanti impegni. Eppure questo modo di vivere, viene quasi elogiato. Sicuramente non in Brasile.
In Brasile vivono in questo stato di tranquillità perenne, pronunciano la parola “tranquilo” diverse volte al giorno e sicuramente i brasiliani non sono pronti per vivere a Milano. È tutto pacificamente in ritardo, ma in qualche modo funziona.
Uno dei luoghi più organizzati dal punto di vista turistico, secondo me, è proprio il Brasile. Hanno messo in piedi una macchina del turismo per cui si combina sempre tutto. Se il bus è pieno, se ne aggiunge un altro, se non sai come arrivarci, ti passano a prendere, se sei indecisa se fermarti o meno a mangiare in quel ristorante, ti offrono una caipirinha all’ananas, se non sai come comunicare, ti parleranno con Google Translator. Tutto senza fretta o pressione.
Cioè da un lato hanno uno scazzo pazzesco, dall’altro sono organizzatissimi. Io nella ristorazione li trovo imbattibili. Un servizio efficientissimo. Persino la bancarella che del cocco fresco, accetta pagamenti con carta di credito, mentre La signora che vende orecchini in spiaggia gira con il pos. Eh bancarella si dice barraca qui e secondo me è bellissimo.
Il terrorismo psicologico
Il Brasile non gode di una bella fama a livello internazionale. Negli anni precedenti a questo viaggio, ho sentito solo parlare di quanto sia pericoloso il Brasile. Che poi quando si pronunciano queste frasi, non ci sono dei riferimenti precisi. Non ci sono aneddoti di cose realmente accadute. È pericoloso, punto.
È un po’ come quando uno dice: “Parto con un biglietto di sola andata”. Non c’è un motivo specifico per non partire, ma non bisognerebbe farlo, punto. Bisognerebbe vivere la vita che tutti si aspettano, punto. Il Brasile è così. È pericoloso, senza spiegazioni.
A me non è passato nemmeno per l’anticamera del cervello di venirci quando ho iniziato il mio viaggio in Sud America. Ho pensato: “Ci andrò con un fidanzato, che mi proteggerà dai pericoli del Brasile”. Perché tutti mi hanno scoraggiato da un viaggio in Brasile da sola.
Funziona così, tu pronunci la parola Brasile e davanti a te hai due tipi di interlocutori: quello che non c’è stato (ma sa) e quello che c’è stato (il peggiore). Il primo spalanca gli occhi, ti guarda e quasi prova pietà per te che vuoi buttarti in questa impresa da fotoreporter di guerra: “No, no, no, è pericolosissimo”.
Allora ne parli con chi c’è stato, che sicuramente ti incoraggerà. Di nuovo, occhi spalancati, sguardo di terrore, e una serie di racconti di tutte quelle volte che è tornato a casa pensando di non farcela. E poi inesorabile: “No, no, no, è pericolosissimo”.
Allora cerchi conforto nei brasiliani e chiedi a loro cosa ne pensano del proprio paese. “Devi stare attenta”, “Devi toglierti tutti i gioielli” (come se io girassi tutta Bulgari e Cartier in Sud America), “Prendi sempre Uber”, consiglio che ho ascoltato spesso e volentieri e “Non uscire con il cellulare”.
I brasiliani sono quelli che fanno più terrorismo psicologico. Premetto che non sono stata a Rio de Janeiro e ho visitato solo l’Amazzonia e il Nord Est del Brasile da Fortaleza a Bahia. E magari questo fa la differenza.
Io mi sono sentita “tranquila”
Ho visitato paesini piccoli, spiagge, cascate, gran canyon, fiumi, laghi, foreste, deserti, scogliere, dune, oceani e insomma la natura nella sua bellezza più assoluta. Mi sono svegliata all’alba e sono andata a dormire presto, non ho mai fatto tardi la sera, non ho mai bevuto più di due birrette e questo per me è uno dei modi più sicuri di viaggiare da sola.
Ho sempre dormito in ostello, con altri viaggiatori, ho sempre preso gli autobus di giorno (ma avrei potuto tranquillamente prendere quelli notturni come fanno altri viaggiatori) e in alcune situazioni ho preso Uber per spostarmi di qualche centinaio di metri. Che poi sono gli stessi comportamenti che ho adottato durante tutto il mio viaggio, in cui ho visto posti che mi sono sembrati decisamente più pericolosi del Brasile.
Ho cercato su Google le “città più pericolose al mondo” e si giocano il podio per numero di omicidi, il Brasile e il Messico. Lascio qui il link per chi vuole approfondire. Mentre leggevo questo articolo, mi trovavo a Natal, l’ottava città al mondo per morti ammazzati, fa impressione.
Il Messico, non è da meno, in termini di sicurezza, eppure il Brasile ha una nomea peggiore. Nello Yucatan, io non mi sono sentita tranquilla, vedendo un paio di scotch “No trespassing” di quelli gialli, che si vedono su C.S.I oppure sui R.I.S. di Parma per i meno esterofili.
Sicuramente noi viaggiatori non sempre ci accorgiamo della pericolosità di alcuni luoghi, se non ci cacciamo volontariamente nei guai. E droga è spesso sinonimo di guai. A volte è solo una sensazione di pericolo, si respira insicurezza, ma non accade nulla. Spesso usiamo il buon senso, stiamo attenti, ma altrettanto frequentemente siamo semplicemente molto fortunati. Perché le cose brutte accadono e non sono poche.
Tutto questo per dire che io in Brasile mi sono sentita super tranquilla, circondata da gente meravigliosa, dopo questa esperienza posso affermare che adoro il Brasile, adoro i brasiliani, anche se urlano ogni volta che aprono bocca. Quando gliel’ho fatto notare, mi hanno detto che noi italiani siamo peggio.
I brasiliani ridono in continuazione, ti parlano tutto il tempo, anche se non parlano la tua lingua, ti vogliono aiutare e consigliare. Praticamente il mio viaggio in Brasile me l’hanno organizzato loro: “Vai di qua, fai questo, vai di là, mangia questo”. Io mi sono sentita completamente trasportata da loro. Come quando chiedevo una birra piccola e mi portavano una birra grande, dicendomi melhor, cioè meglio. Vabbè, fate voi allora!
Mai in nessuna occasione, ho vissuto una sensazione di pericolo. Questo viaggio per me è stato spensierato, bello, pieno di stupore per la bellezza di questo paese e dei suoi abitanti. Ho passato giornata intere guardandoli e pensando che vivono sicuramente meglio di qualche milione di italiani. Anche il fatto di essere così estenuantemente lenti, mi affascina. E mi innervosisce.
Una volta ho trascorso un’ora e mezza in agenzia per comprare un biglietto dell’autobus. Quando gli ho fatto notare che era passato molto tempo, l’addetto alla biglietteria mi ha risposto con il suo sorriso migliore: “Tranquilo”.
Espressione e stato d’animo che ha accompagnato tutto il mio viaggio. Per questo mi sento di consigliare il Brasile, di non fare come me, che ci ho messo 44 anni per visitarlo, di andarci prima, di andarci sempre, di andarci da sola, di andarci in compagnia, di non ascoltare chi ha più paura di te, di lasciarti guidare dai brasiliani e di lasciarti sorprendere da uno stile di vita più leggero e forse più sensato.
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Leggi il racconto precedente…
A mercoledì,
Ilaria
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Don't go to Brazil, it's dangerous
It's almost a mantra that keeps repeating. "Brazil? Noooo, it's dangerous!" or "Brazil alone? I wouldn't go," and again: "You have to be very careful." Because of these statements, I carefully avoided Brazil for 44 years.
For a couple of years now, I've been traveling around South America, making sure to avoid even accidentally passing through Brazil. Because, you know, it’s dangerous. Until this summer, when I decided to book a ticket to Fortaleza.
Hi, I'm Ilaria! And what I do is travel the world while I work. It was October 2022 when I set foot in South America for the first time, with a backpack on one shoulder and my computer on the other, and I'm still here. I'm writing to you from Salvador de Bahia.
I took a long summer break during which I didn’t write or update social media. I read and traveled. Because not everything has to be an obligation, a task, or a duty. While traveling, I realized that sometimes, you have to subtract instead of add.
Now that I'm back, every Wednesday you'll receive a travel story from me. You can subscribe to the newsletter (and you'll receive a free consultation with me) or you can buy me a drink.
Moreover, I’ve launched a new project: if you share my newsletters, you’ll receive a Mini-Guide as a gift. These are my guides on Google Maps with pins and notes. You’ll get 1 Mini-Guide for 5 friends signed up; 2 Mini-Guides for 10 friends signed up; 3 Mini-Guides or 1 Consultation for 15 friends signed up. Everything is explained here.
Lastly, if you want to check out my blog, you can find it here: www.ilariagianfagna.it
The Typical Brazilian Organization
I was really scared. So scared to do anything. I think I’ve been blocked for most of my life. If you think about it, being cautious, doing the right little thing, living a monotonous life is almost seen as a value: "Oh, but she works so hard," "Yeah, with all the sacrifices she made, she bought a house," "But you know, she's very busy." I mean, not even presidents have that many commitments. And yet, this way of life is almost praised. Certainly not in Brazil.
In Brazil, they live in this perpetual state of calm, they say the word "tranquilo" several times a day, and surely Brazilians aren’t ready to live in Milan. Everything is peacefully late, but somehow, it works.
One of the most organized places from a tourist perspective, in my opinion, is Brazil. They’ve put together a tourism machine where everything is always arranged. If the bus is full, another is added, if you don’t know how to get somewhere, they’ll pick you up, if you're unsure about stopping at a restaurant, they offer you a pineapple caipirinha, if you don’t know how to communicate, they’ll talk to you through Google Translator. All without haste or pressure.
On one hand, they have this incredible nonchalance, and on the other, they are incredibly organized. In hospitality, I find them unbeatable. The service is highly efficient. Even the coconut stand accepts credit card payments, and the woman selling earrings on the beach walks around with a card reader. Oh, and "barraca" is what they call a stall here, and I think it’s beautiful.
The Psychological Terrorism
Brazil doesn’t have a good international reputation. In the years leading up to this trip, I only heard about how dangerous Brazil is. And when these things are said, there are no specific references. There are no anecdotes of real events. It’s just dangerous, period.
It’s a bit like when someone says, "I’m leaving with a one-way ticket." There’s no specific reason not to go, but you shouldn’t, period. You’re expected to live the life everyone expects you to, period. Brazil is like that. It’s dangerous, with no explanation.
It never even crossed my mind to come here when I started my journey through South America. I thought, "I’ll go with a boyfriend, who will protect me from the dangers of Brazil." Because everyone discouraged me from traveling to Brazil alone.
That’s how it works: you say "Brazil," and in front of you, you have two types of interlocutors: the one who hasn’t been there (but knows) and the one who has been there (the worst). The first one widens their eyes, looks at you, and almost pities you for wanting to embark on this war-reporter-like mission: "No, no, no, it's very dangerous."
Then you talk to someone who’s been there, thinking they’ll surely encourage you. Again, wide-eyed, a terrified look, and a series of stories about all the times they came home thinking they wouldn’t make it. And then, inevitably: "No, no, no, it’s very dangerous."
So you seek comfort from Brazilians and ask them what they think of their own country. "You have to be careful", "You have to take off all your jewelery" (as if I’m walking around South America decked out in Bulgari and Cartier), "Always take Uber," a piece of advice I followed often, and "Don’t go out with your phone."
Brazilians are the ones who scare you the most. I should note that I haven’t been to Rio de Janeiro and only visited the Amazon and the Northeast of Brazil, from Fortaleza to Bahia. And maybe that makes a difference.
I felt “tranquila”
I visited small towns, beaches, waterfalls, canyons, rivers, lakes, forests, deserts, cliffs, dunes, oceans—in short, nature in its most absolute beauty. I woke up at dawn and went to bed early; I never stayed out late, never drank more than two beers, and this, for me, is one of the safest ways to travel alone.
I always stayed in hostels with other travelers, always took buses during the day (but I could have easily taken night buses as other travelers do), and in some situations, I took Uber to travel a few hundred meters. These are the same precautions I’ve taken throughout my journey, where I’ve been to places that felt much more dangerous than Brazil.
I Googled the "most dangerous cities in the world," and Brazil and Mexico compete for the top spots in terms of homicides. Here’s the link for anyone who wants to read more. While reading the article, I was in Natal, the eighth most dangerous city in the world in terms of murders—it's impressive.
Mexico is no safer in terms of security, yet Brazil has a worse reputation. In the Yucatan, I didn’t feel safe, seeing a couple of yellow "No trespassing" tapes, the kind you see on C.S.I.
Certainly, as travelers, we’re not always aware of the danger in some places unless we deliberately get ourselves into trouble. And drugs are often synonymous with trouble. Sometimes it’s just a sense of danger, you breathe insecurity, but nothing happens. Often, we use common sense, stay alert, but just as often, we are simply very lucky. Because bad things do happen, and they are not few.
All this to say that I felt super safe in Brazil, surrounded by wonderful people. After this experience, I can say that I love Brazil, I love Brazilians, even though they shout every time they open their mouths. When I pointed it out to them, they said we Italians are worse.
Brazilians laugh constantly, talk to you all the time, even if they don’t speak your language, and they want to help and advise you. Practically, they organized my trip to Brazil for me: "Go here, do this, go there, eat that." I felt completely guided by them. Like when I asked for a small beer and they brought me a large one, saying "melhor" (better). Well, whatever, you decide!
At no point did I feel in danger. This trip was carefree, beautiful, full of wonder at the beauty of this country and its people. I spent whole days watching them and thinking they surely live better than some millions of Italians. Even the fact that they are so exhaustingly slow fascinates and frustrates me.
Once, I spent an hour and a half at an agency to buy a bus ticket. When I pointed out that a lot of time had passed, the ticket agent replied with his best smile: "Tranquilo."
That expression and mindset accompanied me throughout my trip. That’s why I recommend Brazil—don’t do what I did and wait 44 years to visit it. Go sooner, go often, go alone, go with company, don’t listen to those who are more afraid than you, let yourself be guided by Brazilians, and be surprised by a lighter, and perhaps more sensible, way of living.
Remember, if you like the newsletter and want to share it with your friends, you’ll receive my Mini-Guides as a gift!
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
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Chat GPT translated this article
Io prendo questo post come IL SEGNALE che stavo aspettando: sono nella situazione di dover tornare in Italia per pochi giorni (dalla Thailandia) e mi sto chiedendo se non valga la pena fare lo switch Asia - Sudamerica. Il Brasile è il primo paese di questo itinerario al momento immaginario, che ancora non so se diventerà reale - ma poi arrivi tu così ❤️
La birra piccola non è etica in Brasile. Ma manco in Italia 😂😂😂 Io in Yucatan e Maranhão sono stato molto tranquillo (nei paesini del Maranhão lasciavano addirittura i soldi in stanza senza preoccupazioni). Quello che mi sembra di aver compreso è che nel nord del Brasile le differenze sociali sono meno marcate che nelle città sulla costa sud. E quindi in media sia tutto più tranquillo. Poi si… loro sono dei posapiano tali che a volte a pranzo ordinavamo anche per la cena 😂😂😂