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Già è difficile quando stando stai ferma, magari una grande città, come nel mio caso. Figurati in viaggio, quando ti muovi in continuazione. Non solo tu, ma anche il potenziale amore della tua vita, bello, intelligente, simpatico, esperto viaggiatore e nomade digitale, sta girando come una trottola. Un casino.
Questo problema me l’ero già posto anni fa, quando avevo deciso di stare immobile, proprio per dare più chance al caso e all’amore. “Sei sempre in giro, così non lo troverai mai”, mi dicevano tutti. Ma poi, chi dovevo trovare esattamente? Io ho sempre pensato il contrario, più ti esponi, più gente conosci, più possibilità hai. Il consiglio ricevuto, invece era: stai ferma! Che secondo me, era una scusa per giustificare il fatto che viaggiare avesse dei lati negativi. Che poi essere single non è una conseguenza negativa. Negli anni, ho scoperto che è una cosa abbastanza figa.
Poi c’è mia mamma, sostenitrice del “Quando meno te lo aspetti” un mantra che mi accompagna da tutta la vita. Anche perché io me l’aspettavo sempre. Invece sono arrivati una serie di ghosting, zombieing (quando i ghost ritornano) e orbieiting (quando gli zombie ritornano). Poi adesso ho scoperto che ci sono anche benching, cuffing e handcuffing. Ecco, io tutto questo decisamente non me l’aspettavo.
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Vuoi trovare l’amore? Smetti di viaggiare!
“Non trovi un ragazzo, perché viaggi sempre”. Me lo dicevano tutti. E con tutti, intendo quelli con una vita più sedentaria e convenzionale della mia. “Prova a vivere una quotidianità, vai sempre nella stessa palestra, prova orari e corsi differenti, vai a bere il caffè sempre negli stessi bar, frequenta gli stessi locali e fai sempre lo stesso tragitto casa-lavoro”.
Questi erano i consigli e giuro che ci ho provato, mi sembrava strano forzarmi, ma d’altronde le avevo provate tutte e anche tutte le app: Tinder, Bumble, Hinge e persino Ok Cupid. Quest’ultima è interessante e consiglio di scaricarla perché puoi rispondere fino a 500 domande su di te. La media di persone, risponde a circa una cinquantina. Ma ti immagini, rispondere a tutte e 500 le domande? È ovvio che di questo passo, ti sposi qualche giorno dopo aver utilizzato l’app.
Quindi offline e precisamente a Milano, comincio veramente a conoscere nuovi potenziali uomini della mia vita. Avevano ragione le mie amiche! Per trovare l’amore, bisogna avere una routine. Uscivo con questi uomini e parlavo del lavoro, di Milano, di progetti stanziali, dell’ultimo viaggio fatto cinque anni fa, delle pantofole, del pigiama, dell’abbonamento nella stessa palestra da 15 anni e del passaporto scaduto, nel cassetto. Magari erano tutti interessanti, ma nessuno di loro era un potenziale uomo della mia vita. Perché ognuno di loro era un uomo abitudinario. E io mi ero finta abitudinaria, per incontrarlo. Quindi non avrei mai trovato la persona adatta a me, fingendo di essere altro. Faccio un esempio banale. A me non piace ballare, mi vergogno, non mi piace la musica tecno e ad alto volume, per questo non vado mai in discoteca. Ma se io decidessi di andare in discoteca con lo scopo di innamorarmi, è molto probabile che incontrerei persone a cui piace ballare, a cui piace la musica tecno e ad alto volume. E su quella passione in comune, potremmo costruire una relazione di qualche ora, qualche settimana o di una vita.
Quindi decido che questa teoria va bene per le mie amiche, ma non per me, che voglio vivere uno stile di vita nomade. E dopo anni di goffi tentativi di quotidianità a Melbourne e a Milano, decido che solo seguendo la mia vera passione e cioè i viaggi, avrei incontrato una persona con cui condividere le mie esperienze. E di nuovo, per qualche ora o per qualche settimana o una vita. Questa mia riflessione, viene approvata subito dallo strizza, che spinge sempre per quel concetto di “essere se stessi” e fare quello che veramente senti dentro. Un po’ meno approvata dai miei genitori e dai miei amici che mi volevano sullo stesso tragitto casa-lavoro. Forse semplicemente per potersi bere qualche aperitivo in più all’anno con me. E come biasimarli?
L’amore non va in vacanza
Nel mio primo viaggio da sola in assoluto, in Giappone, uso Tinder. Voglio dire già stavo facendo il mio primo viaggio da sola, zaino in spalla, dovevo anche metterci la tensione di rimorchiare? Gli appuntamenti sono a suon di sashimi e sakè, karaoke e bar sotterranei. Esco con degli expat o dei viaggiatori, che sono felici di mostrarmi Tokyo e Kyoto, oppure fare un pezzettino di viaggio con me, a provare il ramen, a noleggiare una bicicletta, a scalare una montagna per arrivare ad un antico tempio buddista, a bere qualche Gin Tonic di troppo. Ecco, mi sento di dire che Tinder in Giappone, funziona bene.
Poi prendo dimestichezza con il viaggio e mi rendo conto che il mio mantra: “Ciao, sono Ilaria!” funziona alla grandissima per attaccare bottone e rimediarmi un date. Addirittura uno mi chiede se sono la Ronaldo dei Tinder date, visto che mentre siamo in un bar, lo vedo passare, lui bellissimo, con le sembianze di uno intelligente, ed educatamente mi presento: “Ciao, sono Ilaria”. Dal quel momento glielo ripeterò per un anno. Ecco, mi sento di dire che Ronaldo dei Tinder date, funziona bene.
Trovo questi appuntamenti in scooter nelle Filippine, alla ricerca di una cascata nel Laos (che è piuttosto semplice, perché in Laos ci sono solo cascate) o su un Tuk Tuk verso Angkor Wat, più interessanti di quelli di Milano, perché il comune denominatore è il viaggio. Se prima avevo bisogno di Tinder, adesso basta uno sguardo per attaccare bottone e ritrovarsi prima ad ammirare una meraviglia del mondo insieme e poi ad ammirare altro, ma non sempre una meraviglia.
Ricordo ai lettori che non tutti i date sono interessanti e i casi umani si trovano sotto casa e all’estero. E non tutti i date hanno un finale romantico e spesso un date vuol dire semplicemente andare a bere una birra con uno sconosciuto. Magari anche una birra calda, se stai viaggiando nel Sud Est Asiatico. Devo ancora capire se in Asia hanno un problema di frighi, che non refrigerano come dovrebbero, oppure se dal momento in cui la birra esce dal frigo a quello in cui arriva al bancone è già troppo calda. Tu che ne pensi?
Poi mi sposto in Sud America e mi accorgo di una nuova categoria di potenziali uomini della mia vita: i latini. Ecco in Sud America o in Centro America, non serve Tinder, ma non serve nemmeno uno sguardo. Ci pensano loro a fare tutto, si avvicinano, si presentano, ti fanno un complimento, spesso una battuta brillante. Poi lo fanno con talmente tanta naturalezza. Io penso che l’uomo italiano, una volta era così. Quindi in America Latina, cancello tutte le app, anzi a volte evito il contatto visivo per non ricevere complimenti. Ma non funziona. Se mi segui da un po’, sai che Hector un anziano signore di Buenos Aires, proprietario di una gioielleria si è innamorato di me e mi ha chiesto di sposarlo, mentre mi versava dello champagne in una Milonga. Ho accettato lo champagne, ma non la proposta di matrimonio. Parliamo tutta la sera, mi dice che ho delle belle gambe e penso all’audacia ma anche all’eleganza di quest’uomo. Sul finale, mi lascia il suo bigliettino da visita, nel caso ci ripensassi.
Poi c’è quel signore sulla jeep a Filandia, un paesino nel bel mezzo di Quindio, la regione dove si produce il caffè in Colombia. Io vivo in una Finca, una casa che è anche una fabbrica di caffè. E ogni giorno vado in paese a fare la spesa, a bere appunto un caffè, a fare due passi. E ogni giorno salgo su una 4x4 coloratissima che è tipo un autobus, che fa le fermante nei luoghi remoti, come il mio, dove la strada è sterrata. Avrà 30 anni più di me, mi chiede se sono sposata e mi dice che è un peccato che non lo sia e che lui sarebbe disponibile a sposarmi e potrebbe offrirmi una vita nelle campagne colombiane, tra colline e profumo di caffè. Non so perché, sorrido, ma rifiuto. Vabbè non saprei nemmeno come contattarlo, adesso.
Tutto questo per dire che in America Latina, non serve Tinder, ma molti viaggiatori lo usano, anche Bumble che è quella dating app, dove fa il primo passo la donna. Una app pensata appunto per le Ronaldo degli appuntamenti. E i match possono portarti in luoghi meravigliosi, nuove amicizie, nuovi amori, nuove passioni e nuovi casi umani. Ma nel frattempo è semplicemente un modo per ascoltare un’altra storia, un altro punto di vista, un altro viaggio, un’altra vita.
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A mercoledì,
Ilaria
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Love in the times of travel
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🇦🇺 It’s already challenging when you're stationary, perhaps in a big city, as in my case. Imagine when you're on the move continuously. Not just you, but also the potential love of your life, beautiful, intelligent, charming, an experienced traveler, and a digital nomad, is spinning like a top. What a mess.
I had already pondered this issue years ago when I decided to stay put, specifically to give fate and love more chances. "You're always on the move, no wonder you can't find it," they would say. But then, who exactly was I supposed to find? I had always thought the opposite – the more you expose yourself, the more people you meet, the more opportunities you have. The advice I received, however, was: stay still! Which, in my opinion, was an excuse to justify the negatives of traveling. Not that being single is a negative consequence. Over the years, I've discovered that it's quite cool.
Then there's my mom, a supporter of "When you least expect it," a mantra that has accompanied me throughout my life. Probably because I always expected it. Instead, what came were a series of ghosting, zombieing (when ghosts return), and orbiting (when zombies return). Now I've discovered there's also benching, cuffing, and handcuffing. Well, Mom, I certainly didn't expect all of this.
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Want to find love? Stop traveling!
"You can't find a boyfriend because you're always traveling." Everyone told me. And by everyone, I mean those with a more sedentary and conventional life than mine. "Try to live a routine, always go to the same gym, try different schedules and classes, always have coffee at the same cafes, frequent the same places, and take the same route home to work."
These were the suggestions, and I swear I tried. It felt strange to force myself, but then again, I had tried everything, even all the apps: Tinder, Bumble, Hinge, and even OkCupid. The latter is interesting, and I recommend downloading it because you can answer up to 500 questions about yourself. The average person answers about fifty. But can you imagine answering 500 questions? At this rate, you'd be married a few days after using the app.
So, offline, specifically in Milan, I start to meet potential men in my life. So, my friends were right! To find love, you need a routine. I used to go out with these men and talk about work, Milan, stable projects, the last trip taken five years ago, slippers, pajamas, the gym subscription for 15 years, and the expired passport in the drawer. Maybe they were all interesting, but none of them was a potential man for my life. Because each of them was a creature of habit. And I had pretended to be habitual to meet him. So, by pretending to be someone else, I would never find the right person for me. Let me give you a simple example. I don't like to dance; I feel embarrassed. I don't like techno music at high volumes, so I never go to clubs. But if I decided to go to a club with the goal of falling in love, I would likely meet people who enjoy dancing to loud techno music. And based on that common interest, we could build a relationship for a few hours, weeks, or even a lifetime.
So, I decide that this theory works for my friends, but not for me, who wants to live a nomadic lifestyle. After years of awkward attempts at routines in Melbourne and Milan, I decide that only by following my true passion—traveling—would I meet someone to share my experiences. And again, for a few hours, weeks, or a lifetime. This reflection of mine is immediately approved by my conscience, which always pushes for the concept of "being yourself" and doing what you truly feel inside. A bit less approved by my parents and friends who wanted me on the same home-to-work route. Maybe just to have a few more aperitifs each year with me. And who can blame them?
Love doesn't go on vacation
In my very first solo trip ever, to Japan, I use Tinder. I mean, I'm already on my first solo trip, backpack on my back, did I really need to add the tension of dating to it? I love it. The dates are filled with sashimi and sake, karaoke and underground bars. I go out with expats or fellow travelers, and they're happy to show me Tokyo and Kyoto or join me for a bit of the journey, trying ramen, renting a bicycle, climbing a mountain to reach an ancient Buddhist temple, or having a few too many gin and tonics. Well, I must say, Tinder works well in Japan.
Then I become familiar with traveling and realize that my mantra, "Hi, I'm Ilaria!" works great for striking up conversations and getting a date. One even asks if I'm the Ronaldo of Tinder dates, as I see him passing by in a bar, looking handsome, with the features of an intelligent man, and I politely introduce myself: "Hi, I'm Ilaria." From that moment on, I repeat it to him for a year. Ronaldo of Tinder dates, I must say, works well.
I find these scooter dates in the Philippines, searching for a waterfall in Laos (which is quite easy because there are waterfalls everywhere), or on a tuk-tuk to Angkor Wat, more interesting than those in Milan because the common denominator is the journey. If I needed Tinder before, now just a glance is enough to strike up a conversation and find ourselves first admiring a wonder of the world together and then admiring other things, but not always wonders.
I remind readers that not all dates are interesting, and human cases are found both locally and abroad. And not all dates have a romantic ending, and often a date simply means having a beer with a stranger. Maybe even a warm beer if you're traveling in Southeast Asia. I still need to figure out if they have a refrigeration problem in Asia, or if the beer goes from the fridge to the counter already too warm. What do you think?
Then I move to South America and notice a new category of potential men in my life: Latinos. Well, in South or Central America, you don't need Tinder, but you don't even need a glance. They take care of everything; they approach, introduce themselves, give you a compliment, often a brilliant joke.
Then they do it with so much naturalness. I think that the Italian man used to be like that. So, in Latin America, I delete all apps, and sometimes I avoid eye contact to avoid receiving compliments. But it doesn't work.
If you've been following me for a while, you must remember that Hector, an elderly gentleman from Buenos Aires, the owner of a jewelry store, fell in love with me and asked me to marry him while pouring champagne for me at a Milonga. I accepted the champagne but declined the marriage proposal. We talked all night; he told me I had beautiful legs, and I thought about the audacity but also the elegance of this man. In the end, he left me his business card in case I changed my mind.
Then there's that gentleman on the jeep in Filandia, a small town in the middle of Quindio, the region where coffee is produced in Colombia. I live in a Finca, a house that is also a coffee factory.
Every day I go to town to shop, have coffee, and take a stroll. And every day, I get on a colorful 4x4 that's like a bus, making stops in remote places like mine, where the road is dirt. He must be 30 years older than me, asks if I'm married, says it's a shame that I'm not, and that he would be available to marry me and offer me a life in the Colombian countryside, among hills and the smell of coffee. I don't know why I smiled but declined. Well, I wouldn't even know how to contact him now.
All this to say that in Latin America, you don't need Tinder, but many travelers use it, including Bumble, the dating app where the woman makes the first move. An app designed for the Ronaldo of dates. And matches can take you to wonderful places, new friendships, new loves, new passions, and new human cases. But in the meantime, it's just a way to hear another story, another point of view, another journey, another life.
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
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Cara Ilaria. Innanzitutto sono d'obbligo i complimenti per la tua leggerezza nello scrivere e per i sorrisi che riesci sempre a strapparmi. Ma bando alle ciance. Siamo qui per scrivere qualcosa sull'Amore. Argomento quanto mai spinoso e contraddittorio. Devo ammettere che dopo aver letto il tuo scritto, mi sono ritrovato a riflettere. Le mie conclusioni personali, derivate dalla mia modesta esperienza stanziale (ho 61 anni), sono che la struttura della società odierna ha portato ad avere molte difficoltà nel conoscere persone con cui stabilire una relazione sentimentale (di un giorno, di un mese o per tutta la vita). Con questo voglio semplicemente dire che non c'è bisogno di viaggiare oppure di vivere in Sudamerica per avere problemi d'amore. E chiarisco. Io, personalmente, sono un paio d'anni che sto cercando una donna che in qualche modo riesca e voglia condividere la vita con me. E non ci riesco. E questo perché, pur essendo "stanziali", nessuno riesce più a fermarsi. Ho conosciuto donne in carriera che finito il lavoro fanno 5 tipi di sport diversi e quindi non hanno tempo. La dentista che ha orari di lavoro improbabili e che ha 3 cani che dormono nel letto con lei. E quindi non ha tempo per amare ed anche se lo avesse, non ha un posto per me nel suo letto. L'infermiera specializzata con turni ospedalieri massacranti che ha avuto 3 esperienze di dating che non l'hanno soddisfatta dal punto di vista prettamente "fisico" e al nostro primo incontro mi ha chiesto esplicitamente se avevo problemi di impotenza o giu di li. E potrei continuare con questa commedia degli orrori quotidiani. Ecco, cara Ilaria, tutto questo per dire che, per correre e non trovarsi mai, non c'è bisogno di viaggiare nel mondo. Riusciamo a perderci anche all'interno dei nostri piccoli recinti, dentro le nostre piccole città. Detto questo, spero di essere riuscito a farti sorridere, così da ricambiare. E posso assicurare che le mie testimonianze sono tutte reali. E, anzi, ne avrei anche molte altre da raccontare: angosce, paure, ansie, panico, depressioni, schizofrenie, ormai sono all'ordine del giorno. Un abbraccio e buon viaggio. Patrizio
Sono tra quelli che hanno risposto un sicuro NO al sondaggio 😂 Ci ho pensato spesso quando viaggiavo da single e mi attraeva il lato "romantico" della cosa, ma a livello caratteriale ho bisogno di tempo, voglio conoscere, parlare, vivere esperienze e nella maggior parte dei casi, i tempi di viaggio (massimo qualche giorno qui o lì) non me lo hanno mai permesso. Differente è il caso in cui uno si fermi per mesi o anni in un posto... ma in quel caso non lo considero più amore in viaggio 😊