Le donne che viaggiano da sole sono più degli uomini, che fanno altrettanto. Almeno secondo me e secondo una ricerca della British Airways e anche secondo la mia amica, che adesso si trova in Messico, ha appena iniziato il suo anno sabbatico e mi ha suggerito questo tema. Una donna appunto. La ricerca dice che oltre il 63% delle donne ha organizzato un viaggio da sola e oltre il 73 % ha intenzione di partire da sola in futuro.
Stai leggendo la mia ultima newsletter dell’anno. La prossima la riceverai il 10 gennaio 2024. Ho iniziato questo progetto qualche mese fa, ad agosto, con grande entusiasmo e grandi pare. E oggi sei tra i 600 iscritti che ogni mercoledì alle 7.01 di mattina ore italiane, riceve il mio racconto di viaggio. L’obiettivo è quello di raccogliere tutti i miei racconti qui su Substack, passati, presenti e futuri e quindi ogni mese ricevi un testo vecchio, dei miei viaggi precedenti.
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Non sono italiane
Hanno il proprio zainetto, le scarpe da trekking, i capelli lunghi raccolti, il biglietto di sola andata, magari modificabile, l’aspettativa dal lavoro e spesso anche un fidanzato che è rimasto a casa. L’itinerario è più o meno organizzato, a seconda della personalità. Ma di solito non è organizzato, altrimenti che avventura sarebbe?
Queste donne non sono italiane, sono spesso tedesche, svizzere, olandesi, svedesi, insomma nord-europee, oppure americane e australiane. È davvero raro trovare un’italiana che viaggia da sola e infatti di solito sono l’unica. Il che mi piace, mi sento una mascotte. Tutti adorano gli italiani. Ma noi italiani non siamo abituati o non vogliamo viaggiare da soli. Preferiamo il gruppo. Tipo Avventure nel Mondo o Weroad. Che poi ho sentito di avventure nel mondo belle e avventure nel mondo agghiaccianti. Io non viaggerei mai in gruppo, già viaggiare con una persona, mi mette a disagio: dover negoziare, scegliere insieme cosa fare e dove mangiare. Rientra nella categoria “avventure nel mondo agghiaccianti” per me.
C’è solo una persona con cui ho fatto un pezzetto di viaggio nella vita e precisamente in Asia, che mi sta leggendo e si starà facendo una risata. Con questa persona viaggiamo insieme, ma da soli. Noi italiani non abbiamo questo senso di indipendenza e forse ci piace di più il concetto di compagnia rispetto ad altri popoli. Forse, come quasi tutti i nostri problemi in Italia, dipende dalla mamma. Quando viaggiamo, ad esempio, ci sembra triste cenare da soli. Mentre la tedesca si è già organizzata, andando al supermercato più vicino per comprare pasta, würstel e broccoli. Ho scoperto viaggiando che pasta in bianco viene utilizzata spesso come contorno. Rigorosamente scotta. Ma perché? Ho scoperto anche che esiste veramente gente che spezza gli spaghetti, perché sono più comodi da mangiare. E che ridono tutti alle battute che faccio. Io quando vedo queste scene dico sempre: “Adesso chiamo la pasta police”. Che poi sono storie vere, a cui ho realmente assistito. Ad uno che continuava a cuocere la pasta, ho infilato il dito della pentola, sollevato uno spaghetto e detto: “puoi scolarla”. Mi ha guardato come se fossi una marziana.
Non cercano se stesse
Ma queste ragazze sono già brave a viaggiare da sole. Chi se ne fregano se mangiano la pasta come contorno. Anche se, mi dà sempre un po’ di fastidio. Di solito viaggiano da sole per segnare la chiusura di un ciclo: anno sabbatico dopo la scuola superiore, dopo l’università oppure prendono l’aspettativa dopo tanti anni di lavoro, oppure si licenziano o si separano. Queste donne, secondo me, sono tutte bellissime, ognuna con il proprio stile e il proprio motivo per viaggiare da sole. C’è anche chi non ha un motivo. Non bisogna per forza “scappare da se stesse” o “cercare se stesse” per viaggiare. Uno può anche viaggiare perché è bello e perché sei una persona curiosa, ed è il mio caso. E anche quello di tante donne, a cui spesso ho chiesto perché viaggiano da sole. La risposta più frequente è “Why not”, quindi non deve esserci tutto questo grande significato dietro ad una bella avventura con noi stesse.
Non cercano l’amore
Poi hanno questi zaini molto organizzati, sono sportive, ma hanno sempre un vestitino romantico e qualche trucco, portano grandi occhiali da sole, guardano le bancarelle di vestiti, prendono lezioni di salsa e di spagnolo e l’amore sembra un ricordo sfuocato, a cui ora non sono interessate. Danno importanza solo al presente e a questa mitica esperienza, che le cambierà per sempre.
Mi hanno molto colpito le donne che viaggiano da sole pur avendo un fidanzato o un marito. E non sono poche. Praticamente loro hanno ferie, mentre i compagni no e devono lavorare. Così decidono di partire da sole. Piuttosto semplice. Le riconosci perché fanno le video-chiamate con il compagno e si vede lontano un miglio che non sono a caccia. Mentre quelle single, pur essendo più disponibili ad accettare tutti gli inviti e uscire la sera, comunque danno priorità a se stesse e al proprio viaggio. Queste viaggiatrici solitarie sono un po’ eteree, è come se a loro interessasse solo il proprio viaggio, la spiritualità e la saggezza che si porta dietro questa avventura. È come se si capissero solo tra di loro, tra la classe di yoga, l’escursione nel deserto, il bicchiere di vino al tramonto.
Le donne in viaggio da sole stanno al computer a organizzare l’itinerario, ridono tantissimo, perché sono libere e leggere, chiacchierano pigramente con altre viaggiatrici solitarie in inglese che è la lingua degli ostelli, si scambiano consigli, parlano della vita e dell’amore. E si riconoscono, dicono le stesse cose. L’età e la provenienza sono tutte cose che non contano in viaggio.
E magari fanno un pezzetto di viaggio insieme, come è capitato a me e alla mia amica tedesca in Patagonia, così da un trekking a El Chaltén, ci siamo ritrovate qualche settimana dopo a degustare vini a Mendoza. Lei viaggiava da sola perché ha preso tre mesi di aspettativa dal lavoro. Che poi tre mesi sono un po’ una fregatura, perché superata da soglia di quella che sembra una lunga vacanza, inizia il viaggio vero, quello interiore. Quando ci siamo separate a San Pedro de Atacama, lei sarebbe andata in Ecuador con le sue amiche un mese per poi tornare a Monaco, mentre io avrei continuato il mio viaggio attraverso la Bolivia, il Perù e poi boh.
Donne e altre categorie
Altra categoria di donne che viaggiano sole, sono le mamme con i figli all’università. Ho incontrato una neozelandese (che segue questa newsletter con orgoglio) che finalmente ha realizzato il suo sogno di fare il giro del mondo in un anno e una donna tedesca che ha preso due mesi di ferie per visitare il l’Argentina, il Cile e la Colombia. Sempre all’insegna del Why Not?
Poi ci sono le digital nomad, queste sono soprattutto americane, almeno in Centro e Sud America, perché chi lavora da remoto per un’azienda americana può lavorare entro un raggio di quattro ore di fuso orario. Me lo hanno spiegato loro. Si organizzano con i loro computer, le call, i coworking, la camicetta per qualche riunione, le cuffiette, i treppiedi da scrivania, la ringlight. A lavorare da remoto però secondo me, sono più gli uomini. Di solito lavorano nel tech o nel digital marketing.
In viaggio si parla solo di viaggio
A volte, apro la camerata dell’ostello e pur avendo scelto una stanza mista, ci sono solo donne nella stanza. È bello perché si crea subito un bel rapporto di complicità, ci si cambia tipo in spogliatoio, senza doversi nascondere e ci si presta trucchi e oggetti. Quando si dorme nella stessa stanza accade qualcosa di magico, inevitabilmente si crea un legame proprio per aver condiviso uno spazio intimo. Io credo che le amicizie più belle fatte in viaggio, sono quelle nate nella stessa stanza. Quante nottate a parlare e ridere dai letti a castello. Naturalmente anche in camera ci si scambia consigli di viaggio, itinerari e commenti vari.
Questo è un concetto molto importante perché durante il viaggio si parla quasi esclusivamente del viaggio. Quando si parte con un biglietto di sola andata, non si organizza quasi niente: il biglietto appunto e un paio di notti in ostello nella prima tappa. Ma poi il viaggio prende forma parlando con i local e con gli altri viaggiatori, lasciandoti trascinare, vivendo il momento e facendo quello che senti. È forse questo il bello di partire da soli per un lungo viaggio. Ed è forse per questo che si parte all’avventura, per provare questa emozione, per imparare a non controllare.
Questa settimana, ti consiglio la newsletter Demarcale di
, expat e viaggiatori con spunti molto interessanti sul viaggio e la vita.Leggi il racconto precedente…
A presto,
Ilaria
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🇦🇺 Women who travel alone outnumber men who do the same. At least, in my opinion, according to a study by British Airways, and also according to my friend who is currently in Mexico, just starting her sabbatical year and suggested I write about this topic. A woman, indeed. The study says that over 63% of women have organized a solo trip, and over 73% plan to travel alone in the future.
You are reading my last newsletter of the year. The next one you will receive on January 10, 2024. I started this project a few months ago, in August, with great enthusiasm and high hopes. And now you are among the 600 subscribers who every Wednesday at 7:01 in the morning Italian time receive my travel narrative. The goal is to collect all my stories here on Substack, past, present, and future. So, every month, you receive an old text from my previous travels. Thank you for supporting me, liking, commenting, encouraging, and offering many spritz. If you like my project or want to give me a Christmas present, you can buy me a drink below. In the meantime, I wish you happy holidays and happy reading!
They are not Italian
They have their own backpack, hiking shoes, long hair tied up, a one-way ticket, perhaps changeable, expectations from work, and often a boyfriend who stayed at home. The itinerary is more or less organized, depending on the personality. But usually, it's not organized; otherwise, what an adventure would it be?
These women are not Italian; they are often German, Swiss, Dutch, Swedish, Northern Europeans in short, or Americans and Australians. It is really rare to find an Italian woman traveling alone, and in fact, usually, I am the only one. Which I like; I feel like a mascot. Everyone loves Italians. But we Italians are not used to or do not want to travel alone. We prefer the group, like "Adventures in the World" or "Weroad." By the way, I heard about beautiful group adventures in the world and horrifying group adventures in the world. I would never travel in a group; even traveling with one person makes me uncomfortable: negotiating, choosing together what to do and where to eat. It falls into the category of "horrifying adventures in the world" for me.
There is only one person with whom I have traveled a bit in life, precisely in Asia, who is reading this and probably laughing. With this person, we travel together, but alone. We Italians do not have this sense of independence, and perhaps we like the concept of companionship more than other peoples. Maybe, like almost all our problems in Italy, it depends on mom. When we travel, for example, dining alone seems sad to us. While the German has already organized herself, going to the nearest supermarket to buy pasta, sausages, and broccoli. I discovered while traveling that plain pasta is often used as a side dish. Strictly overcooked. But why? I also discovered that there are really people who break spaghetti because they are easier to eat. And everyone laughs at the jokes I make. When I see these scenes, I always say, "Now I'm calling the pasta police." These are true stories that I have actually witnessed. To someone who kept cooking the pasta, I stuck my finger in the pot, lifted a spaghetti, and said, "You can drain it." He looked at me as if I were a Martian.
They don’t look for themselves
But these girls are already good at traveling alone. Who cares if they eat pasta as a side dish. Although it always bothers me a bit. They usually travel alone to mark the end of a cycle: a sabbatical year after high school, after university, or they take leave after many years of work, or they resign or separate. These women, in my opinion, are all beautiful, each with her own style and her own reason for traveling alone. There are even those who have no reason. You don't have to necessarily "escape from yourself" or "find yourself" to travel. One can also travel because it's beautiful and because you are a curious person, and that's my case. And also that of many women, to whom I have often asked why they travel alone. The most frequent answer is "Why not," so there doesn't have to be all this great meaning behind a beautiful adventure with ourselves.
They don’t look for love
Then they have these very organized backpacks, they are athletic, but they always have a romantic dress and some makeup, wear big sunglasses, look at the clothes stalls, take salsa and Spanish lessons, and love seems like a blurry memory, to which they are not interested now. They only give importance to the present and to this mythical experience that will change them forever.
I was very impressed by women who travel alone even though they have a boyfriend or husband. And there are quite a few. Basically, they have vacation, while their partners don't, and have to work. So they decide to go alone. Quite simple. You recognize them because they make video calls with their partner, and you can see a mile away that they are not on the hunt. While single ones, although more available to accept all invitations and go out at night, still prioritize themselves and their own journey. These solo travelers are a bit ethereal, as if they were only interested in their own journey, the spirituality, and the wisdom that this adventure carries with it. It's as if they understand each other only among themselves, among the yoga class, the desert excursion, the glass of wine at sunset.
Women traveling alone sit at the computer to organize the itinerary, laugh a lot because they are free and light, chat lazily with other solo travelers in English, which is the language of hostels, exchange advice, talk about life and love. And they recognize each other, saying the same things. Age and origin are all things that don't matter when traveling.
And perhaps they take a piece of the journey together, as it happened to me and my German friend in Patagonia, so from trekking in El Chaltén, we found ourselves a few weeks later tasting wines in Mendoza. She was traveling alone because she took three months off from work. Then three months are a bit of a trick because, once you surpass the threshold of what seems like a long vacation, the real journey begins, the internal one. When we separated in San Pedro de Atacama, she would go to Ecuador with her friends for a month and then return to Monaco, while I would continue my journey through Bolivia, Peru, and then who knows.
Women and other categories
Another category of women who travel alone is mothers with children at university. I met a New Zealander (who proudly follows this newsletter) who finally realized her dream of traveling around the world in a year and a German woman who took two months off to visit Argentina, Chile, and Colombia. Always under the banner of "Why not?"
Then there are the digital nomads, mostly Americans, at least in Central and South America, because those who work remotely for an American company can work within a four-hour time zone radius. They explained it to me. They organize themselves with their computers, calls, coworking spaces, a blouse for some meeting, earphones, desk tripods, ring lights. But in my opinion, more men work remotely. They usually work in tech or digital marketing.
During the trip, we only talk about the trip
Sometimes, I open the hostel dorm and, despite choosing a mixed room, there are only women in the room. It's nice because an immediate bond of complicity is created, changing like in a locker room, without having to hide, and lending each other makeup and items. When you sleep in the same room, something magical happens, a bond is inevitably created for having shared an intimate space. I believe that the most beautiful friendships made while traveling are those born in the same room. How many nights talking and laughing from bunk beds. Of course, in the room, travel tips, itineraries, and various comments are exchanged.
This is a very important concept because during the trip, we almost exclusively talk about the journey. When you leave with a one-way ticket, you hardly organize anything: just the ticket and a couple of nights in a hostel in the first stop. But then the journey takes shape by talking to the locals and other travelers, letting yourself be carried away, living in the moment, and doing what you feel. Perhaps this is the beauty of setting out on a long journey alone. And perhaps that's why we embark on adventures, to experience this emotion, to learn not to control.
See you soon,
Ilaria
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
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In Italia c’è un po’ anche la cultura della paura, secondo me, almeno al nord dove son cresciuta io.
Quindi, non dare confidenza a nessuno è un gran classico ed è il motivo per il quale secondo me, si fa fatica, da donne, a partire per la prima volta.
Partire da soli per me è stata la forma di amore più grande che mi sono donata. La libertà di essere chi voglio e decidere che lato mostrare, e’ rompere i confini, abbattere le paure, condividere, conoscere, scoprire. Questa la vera ricchezza! Ti invidio tanto che stai continuando a farlo e grazie per lo sharing!!
Ciao Ilaria. In effetti ho fatto il mio primo viaggio da solo quasi due anni fa A 61 anni belli e compiuti. Ho preso la mia bicicletta e da Siracusa sono andato alle isole Eolie. Niente di che, niente di avventuroso. Però andare in bici, quindi un viaggio molto lento, scoprendo posti che pur essendo vicino casa, non hai mai guardato perché in macchina vai solamente dal punto a al punto b e’ stata una bella esperienza. Perché non l’ho fatto prima ? Non so rispondere. Lo farò ancora in futuro. Si
Troppo bello