Ti sei mai chiesto perché parti? A me hanno detto di tutto: “stai scappando dai tuoi problemi” seguito poi da “tanto ti seguiranno sempre”, “sei irrequieta”, “i veri coraggiosi sono quelli che restano”. Poi immancabili, “beata te che puoi” che si porta dietro “ma i soldi?”
Io sono partita un po’ per caso e un po’ per curiosità. Ad un certo punto della mia vita, mi sono ritrovata single, con un po’ di tempo e un po’ di soldi per fare un viaggio. Ma nessuno con cui partire. Così per qualche mese mi sono detta": “Vabbè partirò più avanti, con un’amica”. E ho continuato a rimandare. Ma quell’amica era rimasta incinta, quell’altra si era appena fidanzata, poi quell’altra ancora aveva appena comprato casa.
E io mi ero appena lasciata. A 36 anni, single, all’estero. Uno direbbe che figata! E invece in quel momento, mi sembrava quasi una condanna essere da sola, magari dover anche fare un viaggio da sola. Io davvero non avevo idea che quel momento di sconforto, si sarebbe trasformato in una ricchezza. Naturalmente prima ho dovuto passare attraverso un lungo e faticoso, ma anche sorprendente percorso personale, ancora in corso.
Ciao, sono Ilaria! Continua il mio processo di riordinare i miei racconti di viaggio. Oggi dei miei primi giorni a Buenos Aires, un paio di anni fa. Non parlerò della città, ma degli incontri fatti in città.
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L’immagine perfetta
Mi immaginavo che se fossi andata al ristorante da sola tutti gli altri clienti, in coppia, in famiglia, con gli amici, avessero notato la mia solitudine. Come se il ristorante fosse in penombra e io illuminata in un fascio di luce, mangiando il mio ramen. Mentre tutti sussurravano “È sola”, “Non ha nessuno con cui partire”, “Poverina”. Il mio primo viaggio da sola sarebbe stato in Giappone, quindi nel sogno/incubo la cucina era giapponese. Mi sembrava un’immagine perfetta, quella di me in un angolo con una scodella di ramen. Magari facendo anche con un po’ di rumore mentre bevo il brodo bollente.
Per fortuna, ne ho fatta di strada da quel momento. È chiaro che il mio più grande timore fosse il giudizio degli altri. Quindi sono passata dalla scodella di ramen da sola in un angolo del Giapppne, all’asado in compagnia in una campagna argentina, nel giro di qualche anno.
Storie di viaggiatori
Appena arrivata, mi metto a chiacchierare con altri viaggiatori e chiedo sempre “Perché sei partito?” Lo faccio perché c’è sempre una storia dietro, nessuno mi risponde: “ah guarda, volevo farmi un viaggio”. È sempre uno spiegone. E capisco subito che mi piace ascoltare il pippone, perché in ogni racconto, ci sono anche io. Mi ci ritrovo.
Capisco subito, che ognuno è qui per risolvere qualcosa. E poi, si sa, con il viaggio, non risolvi niente. Perché prima di partire, “gli altri” mi avevano detto che i problemi mi avrebbero seguito. E infatti ho cercato di risolverli. Solo che è meglio piangere a Buenos Aires che a Udine. Nulla togliere alla mia amata città di origine.
C’è il francese che ha mollato il lavoro come export manager, che ha venduto la casa e che è partito con lo zaino, senza biglietto di ritorno. Adesso fa lezioni di francese online. Ha lasciato a casa una ex e una figlia ormai maggiorenne.
C’è l’australiano che in Australia non si trova. Lui parla un po’ di italiano, un po’ di spagnolo e vuole vivere un Sud America. Ha deciso che l’amore non esiste. E un po’ mi dispiace per lui. Con questo atteggiamento, non esiste per forza. Detto da una che è single da anni. E non necessariamente per scelta. Ora se uno commenta: “Succede quando meno te l’aspetti” lo metto in contatto con mia mamma.
Poi c’è l’americano. Lui è l’informatico. Perché c’è sempre l’IT nel gruppo. Ha preso un volo solo andata una sera, mezzo sbronzo. E adesso invece che lavorare dal Texas, lavora da Buenos Aires. Prende lezioni di spagnolo e di tango e si è comprato il kit per il mate.
Poi c’è l’argentina che vive un po’ a Buenos Aires, un po’ a El Chaltén, un po’ in Italia. Perché le piace parlare italiano. Le sue amiche vivono una vita troppo prevedibile per lei. Allora lei ha deciso di vivere qualche mese all’anno nella capitale del trekking, perché si respira autenticità a vivere in montagna, circondata da viaggiatori di tutto il mondo che vanno e che vengono.
Poi c’è lo svizzero. Che è stato in Costa Rica un anno fa. E ci è rimasto sotto. Ha detto che lì tutti vivono con poco, ma esiste il concetto di Pura Vida. Mi spiega che basta poco per stare bene. Mentre noi ci preoccupiamo per la metro in ritardo, corriamo da una parte all’altra, ci innervosiamo per qualsiasi cosa non funzioni e non funzioni subito, non socializziamo più, desideriamo oggetti e soprattutto non stiamo bene. E io non sono da meno. Allora lui ha mollato il lavoro ed è tornato in Sud America. Vuole viaggiare per 7 mesi.
Poi c’è la brasiliana. È una giornalista, ma si vede che anche in Brasile, il giornalismo paga poco. Quindi lavora per un’agenzia di comunicazione. E può farlo da remoto. I suoi amici e la sua famiglia le avevano sconsigliato di fare questo viaggio da sola. “È pericoloso”, Ma cosa fai da sola?” “Ti annoierai, “In ostello, ma sei matta?” Adesso lei ha un entusiasmo pazzesco. Si sveglia ed è già felice. Di essere in Argentina. Va alla scoperta di tutti i caffè hipster della città, va a mostre, spettacoli, concerti.
Poi c’è l’austriaco, che fa l’ingegnere e scatta delle fotografie bellissime. Allora il suo sogno è quello di fare il digital nomad. È venuto qui “solo” per un mese. Se gli piace, farà di tutto per lavorare da remoto. E gli piace tanto. Io gli ho augurato di realizzare il suo sogno.
Poi c'è l'inglese che a 18 anni ha avuto un grave problema di salute e ha rischiato veramente di non farcela. Adesso vive libero e leggero e ha deciso di realizzare i suoi sogni. Tra cui viaggiare in Sud America per un anno.
Poi ci sono io
Poi ci sono io. Che non ho mai lavorato come dipendente e che prima facevo la giornalista e mi piaceva tanto scrivere. E tanto viaggare. Ho vissuto in Inghilterra, in Spagna e poi in Australia. Dove ho fondato un’agenzia per chi vuole vivere in Australia. E senza accorgermene, negli anni ho anche creato un lavoro che posso fare da ovunque. Non posso scrivere digital nomad, sennò poi arrivano i commenti che questa parola non si può sentire. È che io lo scrivo per praticità e per farmi capire, in inglese si usa molto. Poi fa ridere anche a me il termine e sono d’accordo che sia abbastanza orribile, infatti io e miei colleghi nomadi ridiamo sempre quando la diciamo.
Ho lavorato dalle Filippine, da Bali e da qualsiasi altro posto volessi visitare. Ho sempre sognato l’Australia e ci ho vissuto. Ho sempre sognato l’Asia e l’ho viaggiata quasi tutta. Poi ho realizzato il sogno del Sud e Centro America. Ma ho fatto come l’austriaco, prima un esperimento di un mese. Per capire se posso lavorare da remoto e se mi piace qui. E mi piace tanto.
Leggi il racconto precedente…
A mercoledì,
Ilaria
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Why do you travel?
Have you ever wondered why you leave? I've been told all sorts of things: "You're running away from your problems," followed by "they'll always follow you," "you're restless," "the real brave ones are those who stay." Then, inevitably, "lucky you that you can" followed by "but what about the money?"
I left partly by chance and partly out of curiosity. At one point in my life, I found myself single, with some time and a bit of money to travel. But no one to travel with. So for a few months, I kept telling myself, "Well, I'll leave later, with a friend." And I kept postponing. But that friend got pregnant, another one just got engaged, and another one just bought a house.
And I had just broken up. At 36 years old, single, abroad. One would say, what a blast! But at that moment, it felt almost like a curse to be alone, maybe even to have to travel alone. I had no idea that this moment of discouragement would turn into a wealth. Of course, I first had to go through a long and arduous, but also surprising, personal journey, which is still ongoing.
Hi, I'm Ilaria! I'm continuing my process of organizing my travel stories. Today, I'm talking about my first days in Buenos Aires, a couple of years ago. I won't talk about the city, but about the encounters I had in the city.
If you enjoy my travel stories, you can subscribe to the newsletter (you'll receive a free consultation with me) or you can offer me a drink. Remember, if you want to take a look at my blog, you can find it here: www.ilariagianfagna.it
Buy Me a Spritz is also a shop where you can find my Mini-Guides in Italian and English, and you can purchase consultations with me.
The Perfect Image
I imagined that if I went to a restaurant alone, all the other customers—couples, families, friends—would notice my solitude. As if the restaurant were in dim light and I were illuminated by a spotlight, eating my ramen. While everyone whispered, "She's alone," "She has no one to travel with," "Poor thing." My first solo trip was to be in Japan, so in this dream/nightmare, the cuisine was Japanese. It seemed like a perfect image, me in a corner with a bowl of ramen, maybe making a bit of noise while sipping the hot broth.
Fortunately, I've come a long way since then. It’s clear that my biggest fear was the judgment of others. So I went from the bowl of ramen alone in a corner of Japan to the asado in company in the Argentine countryside, in just a few years.
Traveler stories
As soon as I arrived, I started chatting with other travelers and always asked, "Why did you leave?" I do it because there's always a story behind it; no one ever responds with, "Oh, I just wanted to take a trip." It's always a detailed explanation. And I quickly realized that I like listening to these stories because I find a part of myself in each one of them. I can relate.
I quickly understand that everyone is here to solve something. And then, you know, with travel, you don't solve anything. Because before leaving, "others" told me that my problems would follow me. And indeed, I tried to solve them. But it's better to cry in Buenos Aires than in Udine. No offense to my beloved hometown.
There’s the Frenchman who quit his job as an export manager, sold his house, and left with a backpack, no return ticket. Now he gives French lessons online. He left behind an ex and a now-adult daughter.
There’s the Australian who doesn't feel at home in Australia. He speaks a bit of Italian, a bit of Spanish, and wants to live in South America. He has decided that love doesn't exist. And I feel a bit sorry for him. With that attitude, it certainly doesn't. Said by someone who's been single for years. And not necessarily by choice. Now if someone comments, "It happens when you least expect it," I’ll put them in touch with my mom.
Then there's the American. He’s the IT guy. Because there’s always an IT guy in the group. One evening, half drunk, he booked a one-way flight. And now, instead of working from Texas, he works from Buenos Aires. He takes Spanish and tango lessons and has bought a mate kit.
Then there's the Argentine who lives a bit in Buenos Aires, a bit in El Chaltén, a bit in Italy. Because she likes speaking Italian. Her friends live a life too predictable for her. So she decided to live a few months a year in the trekking capital, because living in the mountains surrounded by travelers from all over the world who come and go feels authentic.
Then there’s the Swiss guy. He was in Costa Rica a year ago and fell in love with the place. He said that there, everyone lives with little, but the concept of Pura Vida exists. He explains that it takes little to be well. While we worry about the metro being late, running from one place to another, getting annoyed at anything that doesn't work immediately, we don't socialize anymore, we desire objects, and above all, we aren't well. And I’m no different. So he quit his job and returned to South America. He wants to travel for seven months.
Then there’s the Brazilian. She's a journalist, but even in Brazil, journalism doesn’t pay much. So she works for a communications agency and can do it remotely. Her friends and family advised her against traveling alone. "It's dangerous," "What will you do alone?" "You’ll be bored," "In a hostel, are you crazy?" Now she has incredible enthusiasm. She wakes up happy to be in Argentina. She explores all the hipster cafes in the city, goes to exhibitions, shows, concerts.
Then there’s the Austrian, who is an engineer and takes beautiful photographs. His dream is to be a digital nomad. He came here "only" for a month. If he likes it, he’ll do everything to work remotely. And he likes it a lot. I wished him the best in achieving his dream.
Then there's the English guy who, at 18, had a serious health problem and almost didn't make it. Now he lives freely and lightly and has decided to fulfill his dreams, including traveling in South America for a year.
Then there’s me
Then there's me. I've never worked as an employee and used to be a journalist, loving to write and travel. I've lived in England, Spain, and then Australia. Where I founded an agency for those who want to live in Australia. And without realizing it, over the years, I’ve also created a job that I can do from anywhere. I can’t write digital nomad, otherwise, the comments will flood in saying how that term is unbearable. I use it for practicality and to make myself understood; it's widely used in English. Then I also find the term quite funny and agree it’s pretty awful, and my nomadic colleagues and I always laugh when we say it.
I’ve worked from the Philippines, from Bali, and any other place I wanted to visit. I always dreamed of Australia and lived there. I always dreamed of Asia and traveled almost all of it. Then I realized my dream of South and Central America. But I did like the Austrian, a one-month experiment first. To see if I could work remotely and if I liked it here. And I like it a lot.
See you next Wednesday,
Ilaria
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
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Chat GPT translated this article
Buongiorno! Innanzitutto complimenti per l'articolo! Mi dispiace molto per la delusione sentimentale, ti capisco e non sei l'unica. Lo so che può essere solo una frase fatta ma l'amore è un qualcosa di particolare. Per quanto riguarda il viaggio il tema principale dell' articolo: io ad ora ho sempre viaggiato per curiosità, per arricchirmi, per staccare la spina dalla routine, per scoprire posti diversi, per scoprire culture e lingue diverse, sempre in solitaria o con un'amica o con la famiglia. Da ora in poi penso che viaggerò in solitaria perché di amici veri ne ho pochi e hanno vite diverse e dopo un brutto periodo personale ho deciso che il tempo è prezioso e vorrei utilizzarlo al meglio e soprattutto fare ciò che mi piace. Spero di diventare "nomade digitale" o cmq fare un lavoro che mi permetta di girare il mondo. Secondo me ogni persona ha la propria motivazione per partire ed è giusto rispettare le singole motivazioni senza giudizio. Se qualcuno ha qualcosa da dire io ascolto, prendo atto delle frasi che dicono, penso se è il caso di trarre qualche insegnamento, se è utile assorbo altrimenti lascio perdere e procedo nella mia vita. Alla fine, gli altri possono dire ciò che vogliono ma sta in ognuno di noi affrontare la propria vita nel modo migliore possibile. Buona vita!!
Allora, innanzitutto possiamo bannare dalla vita la gente che con il ditino teso dice “tu viaggi per scappare?” (E anche quelli che “ma tu sei ricca!”).
Detto ciò, io viaggio perché non vedo possibile vivere in un altro modo. Purtroppo o per fortuna ci sono nata e cresciuta viaggiando e quindi 🤷♀️ così è la vita!