Il paesaggio è troppo bello e ho fatto troppa fatica per raggiungerlo. Qual è la prima cosa che faccio? Dopo un sorso d’acqua, tiro fuori il telefono e registro un video in verticale, sai per le storie. Magari poi ci faccio un reel con tutti quegli spezzoni verticali del viaggio. Non importa se qualcuno sta parlando o c’è troppo vento. Tanto ci metto la musica. Magari questo video mi fa aumentare i follower e magari può diventare il mio lavoro full time.
Questi sono tutti pensieri che faccio realmente mentre osservo la montagna Salkantay, in Perù, 5000 metri, respiro a fatica, c’è la neve e accanto a me passa un peruviano che porta a spasso qualche lama. Ha quel poncho bellissimo che secondo me Isabel Marant ha copiato proprio da lui.
Benvenut* nella mia newsletter
Ciao sono Ilaria, e questa è la mia newsletter! Oggi parlo di un fenomeno collegato ai viaggi e scrivo un po’ per sfogarmi, ma soprattutto per capire cosa ne pensi tu: commenta in fondo alla newsletter, magari tutti odiamo un po’ Instagram.
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Cioè, io non ho capito come si viaggia
Non è assurdo che io sia in cima ad una montagna pensando ad un contenuto? E non lo faccio nemmeno di professione. O meglio, mi occupo di scrittura, comunicazione e social media da quando ho iniziato a lavorare. Ma Instagram non è la mia fonte principale di guadagno, seppure una vetrina fondamentale per il mio lavoro dedicato a chi vuole trasferirsi in Australia.
Ma torniamo alla montagna. C’è quel senso di nitidezza e aria rarefatta, ogni tanto passa un asino, c’è qualche altro viaggiatore intorno, magari seduto su una pietra, contempla la montagna, si pela un mandarino. Una ragazza è seduta a gambe incrociate, forse sta meditando. Sole, nuvole, sole, nuvole, un’alternanza veloce. L’aria è pungente ma non fa freddo, mi aspettano altri 18 chilometri a piedi per oggi, dormirò da una famiglia locale. Il telefono non prende. E io penso al prossimo contenuto, anche se non vivo di Instagram.
A cosa dovrei pensare invece
Dovrei pensare allo sforzo fisico che ho fatto per arrivare in cima a quella montagna e anche allo sforzo mentale che ho fatto per lasciare andare e partire per il Sud America con un biglietto di sola andata. Dovrei essere orgogliosa di me stessa, dovrei capire in quel momento che ho fatto bene a credere in me stessa. Che sono partita senza sapere nulla e che lì, su quella montagna, ancora non so molto, ma si sta bene.
Dovrei respirare e dovrei farlo a fondo e dovrei guardare la montagna, notare alcuni particolari, riflettere su come è fatta la natura, osservare l’aria che entra e che esce dal mio corpo, in una sorta di stato di meditazione. Invece ho il mio iPhone 15 Pro in mano, filmo, scatto, provo, chiedo ai passanti di improvvisarsi fotografi e registi. Ringrazio, mi congratulo per alcuni scatti, saluto, faccio un paio di domande.
A pensarci bene, tutto questo mi sembra poco rispettoso nei confronti della montagna. Mi sembra che non abbia afferrato il concetto di lasciare andare, che non abbia capito cosa vuol dire viaggiare. Guardare la natura attraverso un vetro, modificare la natura attraverso un filtro ed essere distratta mentre sono in mezzo alla natura.
Questo contenuto cosa apporterà di nuovo o di diverso alla community? Continuare a creare contenuti per dovere mi renderà davvero una narratrice migliore? È giusto che io desideri così tanto un bel profilo Instagram, con interazioni e reel in mezzo ad un mare di: “5 posti da vedere a New York”, “Come fare scalo a Dubai”, “Ho viaggiato in prima classe, ecco com’è andata”, “In Australia guadagno 2800 euro al mese”, “Ho visitato la statua più alta del mondo”?
Ma mi interessa davvero?
Sinceramente, mi interessa tutto questo? Interessa a qualcuno? Evidentemente a tanti. Questi profili hanno migliaia di follower. E decine di commenti. Tutti con una dinamica molto simile. In cui il viaggiatore o l’expat mostra la sua nuova vita all’estero o in viaggio e viene insultato. Spesso alcuni reel sono fatti anche per ricevere questo tipo di risposta, soprattutto quando si tocca il tema soldi: salari diversi, costi diversi, confronti di luoghi e situazioni imparagonabili.
Ecco un paio di esempi. Lei posta un reel: tramonto a Byron Bay, surfisti, corsa sulla spiaggia, oceano. Commenti: ce l’abbiamo anche a Pizzo Calabro una spiaggia così, i veri coraggiosi sono quelli che restano, beata te, io ho un mutuo e due figli, vai in Australia a pulire i bagni, dopo due anni scade il visto e devi tornare a casa, mentre noi qui accogliamo tutti.
Lui posta un reel: Vietnam, moto, in viaggio da un paio d’anni, sempre con gli stessi vestiti addosso da due anni, dorme in ostello, mangia a $2 a pasto. Commenti: facile con un papà notaio, voglio vedere quando ti ammali e torni in Italia a curarti, anche io vorrei viaggiare da mantenuto, l’Italia è così bella perché andare all’estero e dare i soldi agli altri, le tasse dove le paghi?
C’è ancora chi lo fa nel modo giusto
Poi c’è anche chi ha creato un bel profilo, community, ispirazione, temi ambientali, sport, valori, penso ad Alex Bellini, Nick Pescetto. Chi fa informazione vera e ci e ci guida su come adottare uno spirito critico verso i social e le notizie in generale, come fanno
e Serena Mazzini. Forse dovrei seguire solo loro e lasciare stare “Le cinque cose da fare a Bali” perché questo tipo di scrolling mi impoverisce e mi rende triste.Il tempo che Instagram mi ruba
Instagram mi toglie tempo che potrei utilizzare per leggere di più. A volte mentre leggo un libro, magari in inglese, prendo in mano il telefono per andare su Google Translate e mi ritrovo su Instagram. Tutto questo tempo per un’attività che mi rende infelice, mi fa sentire in obbligo, mi impoverisce è un po’ troppo.
Allo stesso tempo Instagram mi permette di promuovere questa newsletter che insieme al mio sito di viaggi è l’esercizio di scrittura e l’appuntamento a cui tengo di più.
Quindi posso rinunciare ad Instagram? Posso cambiare il mio atteggiamento nei confronti di Instagram? Dimmi tu cosa ne pensi.
Leggi il racconto precedente…
Byron Bay se lo sogna il cibo di Capri
“Eh Capri”, “Ma tu te lo puoi permettere”, “Ma quanto spendi?” e poi i soliti “Beata te”, “Ti invidio”, come se io potessi e l’interlocutore no. Qualche anno fa sono stata a Capri e, prima di partire, mi sono ritrovata ad ascoltare giudizi e opinioni, occhi sgranati e commenti da parte di super esperti, quasi fossero d…
Oggi ti consiglio la newsletter di
si chiama ed è un viaggio attraverso il concetto di casa nel mondo. Scrive in inglese e per noi esploratori è una bella scoperta.A mercoledì,
Ilaria
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I Hate Instagram (Or: When Climbing a Mountain Becomes Content)
The landscape is stunning, and the climb has been exhausting. What's the first thing I do? After a sip of water, I pull out my phone and record a vertical video — you know, for Stories. Maybe I’ll turn it into a Reel with all the vertical clips from the trip. It doesn’t matter if someone’s talking or if the wind is too strong — I’ll just add music later. Maybe this video will bring me more followers, maybe one day this could become my full-time job.
These are actual thoughts running through my mind as I stand in front of Mount Salkantay, Peru. 5000 meters above sea level, struggling to breathe, surrounded by snow, while a Peruvian man walks by with a few llamas. He’s wearing one of those beautiful ponchos that I’m pretty sure Isabel Marant copied directly from people like him.
Welcome to My Newsletter
Hi, I'm Ilaria — and this is my newsletter! Today I want to talk about something connected to travel and, honestly, write to vent a little. But mostly, I want to hear what you think: leave a comment at the end of the newsletter — maybe we all hate Instagram a little.
If you enjoy my writing and want to support me, you can subscribe. This way I don’t have to turn Instagram into my job and can keep writing newsletters instead. Or you can always offer me a classic virtual spritz.
Is This Really What Traveling Is About?
Isn't it a bit absurd that I’m standing on top of a mountain thinking about content? And I don’t even do this professionally. Well, I do work in writing, communication, and social media — I’ve been doing so since I started working — but Instagram isn’t my main source of income, even if it's an important window for my business helping people move to Australia.
Back to the mountain: the air is crisp and thin, a donkey occasionally walks by, a few travelers sit quietly on rocks, maybe peeling a mandarin, maybe meditating. The sun comes and goes behind the clouds. I still have 18 kilometers to walk today and will sleep at a local family’s house tonight. There’s no phone signal. And yet, even here, I think about my next piece of content — even though I don’t live off Instagram.
What I Should Be Thinking Instead
I should be thinking about the effort it took to reach the top of this mountain — both physically and mentally — about the leap of faith I took when I left for South America with a one-way ticket. I should feel proud for trusting myself. For leaving with no certainties and now standing here, still not knowing much, but feeling good.
I should breathe deeply. I should observe the mountain’s details, reflect on nature’s design, feel the air entering and leaving my body — some form of meditation.
Instead, I’m holding my iPhone 15 Pro, filming, taking photos, asking strangers to be photographers and directors. I thank them, compliment their shots, wave goodbye, and ask a few questions.
Am I Missing the Point?
The more I think about it, the more it feels disrespectful toward the mountain. Like I haven’t really grasped the idea of letting go, of what traveling is supposed to mean. Watching nature through a screen, altering it with filters, being distracted even when fully surrounded by it.
What value will this content add to my community? Will creating content out of duty really make me a better storyteller?
Is it even right that I desire a perfect Instagram feed, filled with interactions and Reels, lost in an ocean of: “5 Places to Visit in New York”, “How to Transit Through Dubai”, “I Flew First Class — Here’s What Happened”, “I Earn €2800 a Month in Australia”, “I Visited the World’s Tallest Statue”?
Does This Really Matter?
Do I really care? Does anyone? Apparently many do — these profiles have thousands of followers and dozens of comments. Always following the same pattern: the traveler or expat showing their new life abroad, followed by criticism. Often, these Reels are even made to attract this kind of response, especially when it comes to money: different salaries, costs, impossible comparisons between places and lifestyles.
Here are a few examples.
Her Reel: sunset in Byron Bay, surfers, running on the beach, ocean.
Comments: “We have beaches like that in Calabria too”, “The real brave ones are those who stay home”, “Lucky you, I have a mortgage and two kids”, “Go clean bathrooms in Australia”, “Your visa expires after two years and you’ll have to come back”, “While we’re here welcoming everyone.”
His Reel: Vietnam, motorbike, traveling for years, wearing the same clothes for two years, sleeping in hostels, eating $2 meals.
Comments: “Easy when your dad’s a notary”, “Let’s see when you get sick and have to come back to Italy for healthcare”, “I’d love to travel if someone supported me”, “Italy is so beautiful, why give your money to other countries?”, “Where do you even pay your taxes?”
Some Still Do It Right
And yet, some people manage to create something meaningful: beautiful profiles, real communities, inspiring content on the environment, sports, values — people like Alex Bellini, Nick Pescetto.
There are those who provide real information and help us develop a critical mindset toward social media and news, like
and Serena Mazzini.Maybe I should just follow them and leave the “5 Things To Do in Bali” scrolling behind, because that kind of content drains me and makes me sad.
The Time Instagram Steals From Me
Instagram takes away time I could spend reading. Sometimes while reading a book — often in English — I pick up my phone to open Google Translate and end up on Instagram. So much time lost on something that makes me unhappy, makes me feel obligated, and ultimately drains me.
And yet, Instagram allows me to promote this very newsletter, which together with my travel website, is the writing project I care about the most.
Can I Quit Instagram?
So, can I give up on Instagram? Can I change my attitude toward it?
Tell me what you think.
If you’d like, there’s lots of nice things you can do. Not just here, but in life.
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Chat GPT translated this article
Tocchi dei punti interessanti, Ilaria, che vedono coinvolte molte persone.
Se il tuo obiettivo è non pensare a Instagram su di una montagna, mi viene da pensare che c'è un altro problema di fondo: salire su un picco ti dà ancora quello shot di dopamina di cui hai bisogno? Stessa cosa viaggiare. Se mi sto sbagliando, scusami e spero che non ti ricapiti (Cell spento o modalità aereo) e magari fai come quella ragazza che meditava, disabituandoti alla FOMO "post it or it never happened".
In generale, se produci contenuti in modo non strategico per i social, fallo solo per te e fregatene delle metriche (che poi, più sei autentica più ti distinguerai da "5 things to avoid...").
Da consumatrice, usalo solo per le utilità (es. Cercare un'informazione su una destinazione mettendo parole chiave nella ricerca, ancora meglio Tiktok per questo). Per il resto, nascondilo come il barattolo di Nutella! Toglilo dalla pagina principale, rendi difficile il suo accesso sul Cell, crea frizione. Se per aprirlo ti ci vogliono più di 5 secondi, fai un gesto già più consapevole.
Forse avrai letto Digital Minimalism di Cal Newport. Lo stra consiglio, sul tema dell' utilizzo del telefono e dei social in maniere più consapevoli.