Questa cosa della foglie di coca, mi ha colpito. Perché non me l’aspettavo. Cioè sapevo che in Sud America sarei arrivata ad altitudini difficili, persino da immaginare, però non sapevo che avrei masticato delle foglie di coca con una certa scioltezza.
È strano, perché scelgo di fare una cosa, non la visualizzo veramente, ci vado incontro impreparata, forse incosciente, senza nemmeno raccogliere troppe informazioni. Tanto poi capirò tutto sul luogo, parlando con i local, con gli altri viaggiatori e vivendo l’esperienza.
Ciao sono Ilaria, e questa è la mia newsletter! In questo episodio ti racconto la mia esperienza vissuta a Salta, un luogo meraviglioso a nord dell’Argentina. È successo un po’ di tempo fa, quando ancora non sapevo che di foglie di coca, ne avrei masticate per fare trekking a 5 mila metri.
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Salta La Linda
Una delle attrazioni nella provincia di Salta, che è questa cittadina al nord dell’Argentina, vicino al Cile e alla Bolivia, sono le Saline. O meglio Las Salinas Grandes. A 3.300 metri sul livello del mare, si estendono per 212 km. E ci arrivi in quattro ore di macchina da Salta, passando per questi paesini di montagna, tipo Purmamarca, Tilcara e Humahuaca, da cui si vedono le montagne colorate.
Sembra di essere in Bolivia, più che in Argentina. Questa è una zona bellissima dell’Argentina, ricca di fascino, tra deserti, caldo torrido di giorno, freddo pungente la notte, montagne altissime e colorate, cactus, lama, maglioni di alpaca, vino e tamales, strade piene di curve, tornanti, cordigliera delle Ande. La provincia di Jujuy ha tutto un altro sapore.
Io ho preso un tour organizzato, per la teoria che posso fare quello che voglio, se non mi va di noleggiare un’auto per guidare in strade di montagna o se ho poco tempo. A volte scelgo di unirmi ad un gruppo per socializzare e per rendere la logistica più semplice. Nella maggior parte dei casi, cerco di cavarmela da sola, con i trasporti locali e magari di dormire qualche notte nel luogo da visitare. Lo scrivo per ricordare che il fai da te, regala sempre più emozioni.
La coca non va masticata
Appena saliamo, la guida ci raccomanda di masticare le foglie di coca, per tutto il tempo. Ci spiega che non vanno masticate, ma semplicemente fatte a rotolino e messe al lato della bocca. Ogni tanto, quando il sapore amaro scompare, vanno cambiate.
Quindi la giornata inizia con un caffè e foglie di coca. Che vendono ovunque, insieme alle caramelle, sempre a base di coca, a meno di 1 euro il pacchetto. Mi hanno detto che non posso portarle in Italia. Io ho spiegato che Milano mi sembra piuttosto coperta, sul fronte.
C’è tutta una storia di come arrivano dalla Bolivia, tramite trafficanti e mazzette al confine, quindi tanto legale non è. Anche se la legge in Argentina ammette il consumo personale, in tutto il paese. E già a Buenos Aires vengono vendute a prezzi più alti, quando si trovano. L’oro verde. Dal confine passa solo il 20% delle foglie, le altre vengono sequestrate. Poi una volta arrivate qui, si dividono per categoria e si impacchettano per la vendita, ai lati delle strade.
Che storia. Cioè se l’avessi saputo prima, probabilmente non le avrei comprate, che non mi piace incentivare attività illegali. Seppur il mio “no” sia tipo un cristallo di sale nelle Saline. Però l’ho saputo dopo due giorni di consumo. Poi le ho regalate alla mia compagna di stanza, che domani sale a 4100 metri. Era tutta contenta.
Poi chi lavora e vive in montagna, ha sempre ste foglie di coca in bocca. Insieme al bicarbonato, perché dopo un po’ non hai più saliva. Pare che il bicarbonato attivi le foglie di coca e non senti più l’altitudine. Secondo me, sono pure buone, sanno di mate. Forse dovrei chiedermi, che mate ho bevuto finora.
L’effetto? Il fatto di non sentire nessun mal di montagna, mi pare già un effetto. Poi forse ti senti un po’ più sveglio, ma io sono agitata di natura, quindi non ho sentito tutta sta differenza. Sicuramente puoi affrontare camminate in montagna, digerisci quello che mangi, non hai mal di testa o senso di spossatezza.
Prima e dopo
Le foglie di coca mi avrebbero accompagnato per le avventure successive in Bolivia e in Perù, ma mentre scrivevo questo racconto, ancora non lo sapevo. Mi piace ripensare alla mia vita passata sotto quest’ottica. Di quando vivevo totalmente ignara di quello che sarebbe successo dopo.
Ti faccio un paio di esempi. A volte rivedo un’Ilaria sulle scale del liceo, che usciva da scuola e che si sentiva totalmente incompresa, una sfigata totale, che per sembrare più cool andava a scuola con la tuta della Nike. Quella Ilaria, ancora non sapeva che sarebbe diventata una viaggiatrice seriale. E forse se l’avesse saputo, si sarebbe sentita meno sola e più orgogliosa di se stessa.
Ne abbiamo perso un’altra
Dopo l’escursione alle Saline e a Purmamarca, torno in ostello e conosco una ragazza olandese. Sta viaggiando sola e “solo” per sei settimane in Argentina. Adesso torna a casa, si licenzia e torna in Sud America. Direi che ne abbiamo persa un’altra. Anche io ho fatto una prova prima di partire per il mio lungo viaggio in Sud America. Ho trascorso cinque settimane in Argentina (in cui ho visitato Salta e dintorni) per prendere coraggio. Poi sono tornata in Italia, ho messo tutte le mie cose in un box auto e sono ritornata a Buenos Aires, dove tutto è cominciato.
Anche i miei amici piano piano cominciavano a prendere decisioni drastiche: chi si licenziava, chi lasciava il marito, chi ridimensionava i rapporti con i genitori e chi come me, partiva con un biglietto di sola andata. E ogni volta che accadeva, pensavo: ah, ne abbiamo persa un’altra. Oppure un altro.
Così anche quando viaggio e sento storie di vita non convenzionale, gente che ha lasciato, smesso, chiuso, tagliato, cambiato, penso ad un’altra persona che esce da schemi pre-confezionati e dentro di me dico: “eccone un altro”. E niente, mi sembra che siamo sempre di più.
Leggi il racconto precedente…
A mercoledì,
Ilaria
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The first time I tried coca
This thing about coca leaves really struck me. I didn't expect it. I mean, I knew I would reach high altitudes in South America, ones that are hard to even imagine, but I didn’t know I would be chewing coca leaves with such ease.
It's strange because I choose to do something without really visualizing it, I go into it unprepared, maybe even reckless, without gathering too much information. I figure I’ll understand everything on site, talking to locals, to other travelers, and living the experience.
Hi, I’m Ilaria, and this is my newsletter! In this episode, I’ll tell you about my experience in Salta, a wonderful place in northern Argentina. This happened some time ago when I still didn’t know that I’d be chewing coca leaves to go trekking at 5,000 meters.
If you like my travel stories and want to support my writing project, you can buy me a drink, and if you want to check out my website, you can find it here: www.ilariagianfagna.it.
Salta La Linda
One of the attractions in the province of Salta, which is this little town in northern Argentina near Chile and Bolivia, are the Salt Flats. Or rather, Las Salinas Grandes. At 3,300 meters above sea level, they extend for 212 km. You can reach them in a four-hour drive from Salta, passing through mountain villages like Purmamarca, Tilcara, and Humahuaca, from where you can see the colorful mountains.
It feels more like Bolivia than Argentina. This is a beautiful area of Argentina, full of charm, with deserts, scorching heat by day, biting cold at night, tall and colorful mountains, cacti, llamas, alpaca sweaters, wine, and tamales, roads full of curves, hairpin bends, the Andes mountain range. The province of Jujuy has a completely different flavor.
I took an organized tour, based on the theory that I can do whatever I want if I don’t feel like renting a car to drive on mountain roads or if I have little time. Sometimes I choose to join a group to socialize and make logistics easier. Most of the time, I try to manage on my own with local transportation and maybe spend a few nights at the place I’m visiting. I write this to remind myself that DIY always brings more emotions.
Coca leaves shouldn't be chewed
As soon as we go up, the guide recommends chewing coca leaves the whole time. He explains that they shouldn’t be chewed but simply rolled and placed to the side of the mouth. Every now and then, when the bitter taste disappears, they should be changed.
So the day starts with a coffee and coca leaves. They’re sold everywhere, along with candies, always coca-based, for less than 1 euro per pack. They told me I can’t bring them to Italy. I explained that Milan seems pretty covered in that area.
There’s a whole story about how they arrive from Bolivia, through traffickers and bribes at the border, so it’s not exactly legal. Although the law in Argentina allows personal consumption throughout the country. And already in Buenos Aires, they are sold at higher prices when found. The green gold. Only 20% of the leaves cross the border; the rest are seized. Once they arrive here, they are divided by category and packaged for sale along the roadsides.
What a story. I mean, if I had known this before, I probably wouldn’t have bought them, as I don’t like to encourage illegal activities. Even though my “no” is like a grain of salt in the Salt Flats. But I found out after two days of consumption. Then I gave them to my roommate, who is going up to 4100 meters tomorrow. She was all happy.
Those who work and live in the mountains always have these coca leaves in their mouths. Along with bicarbonate, because after a while you don’t have any saliva left. Apparently, the bicarbonate activates the coca leaves, and you no longer feel the altitude. I think they even taste good, like mate. Maybe I should ask myself what kind of mate I’ve been drinking so far.
The effect? The fact that I didn’t feel any altitude sickness already seems like an effect. Then maybe you feel a bit more awake, but I’m naturally hyper, so I didn’t notice much of a difference. You can certainly tackle mountain hikes, digest what you eat, and not have headaches or a sense of fatigue.
Before and after
The coca leaves would accompany me on my subsequent adventures in Bolivia and Peru, but while writing this story, I still didn’t know. I like to look back at my past life through this lens. When I lived completely unaware of what would happen next.
I’ll give you a couple of examples. Sometimes I see a younger Ilaria on the school steps, coming out of high school, feeling totally misunderstood, a total loser, trying to look cool by going to school in Nike tracksuits. That Ilaria still didn’t know she would become a serial traveler. And maybe if she had known, she would have felt less alone and more proud of herself.
We lost another one
After the excursion to the Salt Flats and Purmamarca, I return to the hostel and meet a Dutch girl. She’s traveling alone and “only” for six weeks in Argentina. Now she’s going back home, quitting her job, and returning to South America. I’d say we lost another one. I also did a trial before leaving for my long trip to South America. I spent five weeks in Argentina (where I visited Salta and its surroundings) to gather courage. Then I returned to Italy, put all my things in a storage unit, and returned to Buenos Aires, where it all began.
Gradually, my friends also started making drastic decisions: some quit their jobs, some left their husbands, some redefined their relationships with their parents, and some, like me, set off with a one-way ticket. And every time it happened, I thought: ah, we lost another one. Or another.
So even when I travel and hear stories of unconventional lives, people who have left, stopped, closed, cut ties, changed, I think of another person who stepped out of pre-packaged norms, and inside I say: “there’s another one.” And it seems like there are more and more of us.
My Mini-Guide
New Mini-Guides available! What are they? They are guides (bars, restaurants, shops, yoga, experiences) with descriptions and pins on Google Maps, where I have saved all my favorite spots.
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Anche io ogni tanto penso a quando ero alle scuole superiori, penso a quanto ero in difficoltà a scuola ed ora sto per prendere un dottorato in chimica, e penso a quanto mi sentivo fuori posto e sfigato e ora come te sono un viaggiatore seriale. A breve anche io proverò le foglie di coca.
Come ho scritto nella mia ultima newsletter, anche io a Vladivostok ho consumato del granchio venduto in spiaggia per poi scoprire che era un'attività illegale. Lo avessi saputo probabilmente non lo avrei fatto. Ma, a volte, calarsi nelle culture locali significa anche questo (entro certi limiti, ovviamente).