Il Chiapas è questo luogo mistico, tra giungle, rovine Maya, scimmie urlatrici, tacos e orchata, discendenti dell’antica civiltà perduta, rituali magici, mango e altri frutti esotici, birre artigianali, cascate azzurre, mini-van scomodi, la Selva Lacandona, Palenque, militari con il mitra e la mimetica, il triste percorso dei migranti verso il sogno americano e galline offerte in sacrificio.
Questo è molto altro è il Chiapas, una terra dove non si parla spagnolo, si parla tseltal, tsotsil, cakchiquel, che vuole l’indipendenza, povera, ma allo stesso tempo ricca di turismo e di risorse, come spesso succede maldistribuite.
Ciao sono Ilaria e stai leggendo la mia mitica newsletter! Ho trascorso un mese e mezzo in Messico e poi quando stavo per uscire dal paese, mi sono accorta di aver perso quel foglietto che ti dà l’immigrazione. Ma perché non mettono un timbro sul passaporto che fa anche più figo?
Con 50 dollari, ho risolto il problema e ho detto addio al Messico. Anche se avrei sperato di no. Di non andarmene, per passare più tempo in questa terra meravigliosa, bella ma non proprio sicura, ricca al punto da farti incazzare e povera da mostrarti in faccia la disperazione di chi ci vive e chi ci transita, sognando gli Stati Uniti.
Se ti piacciono i miei racconti di viaggio, puoi sostenere il progetto di scrittura, che richiede non solo soldi, ma anche tempo e anche una certa dose di creatività. Ad ogni aperitivo che mi viene offerto mi sento più carica, mi sembra di essere nella direzione giusta e prendo ogni bicchiere come un incoraggiamento per continuare a scrivere. Se vuoi dare un'occhiata al mio sito, lo trovi qui: www.ilariagianfagna.it
La cosa che mi ha colpito di più è stato entrare in una chiesa dove sacrificano le galline. In Chiapas il cattolicesimo si è presto mischiato ad una forma di paganesimo, dando origine ad una religione sincretica: sacrifici, candele, incensi, sangue e sciamani.
D’altronde basti pensare che i Maya giocavano a pallone (il gioco della pelota) e chi vinceva veniva offerto in sacrificio. Ma dico io, almeno sgozza quello che perde. Anche se ripensandoci, non è male come approccio. Hai vinto? Bene, noi non ti valorizziamo perché sei il migliore, ma ti ammazziamo. Oggi una logica del genere, sarebbe liberatoria: il migliore è penalizzato. E allora chi se ne frega di essere bravo, di produrre tanto e della corsa alla perfezione! Che poi per loro era un onore vincere ed essere sacrificati. Ma questa è un’altra storia.
Da San Cristobal de Las Casas, puoi prendere due mini-van e andare a San Juan Chamula, dove l’attrazione principale è la chiesa, dove si professa il sincretismo. L’unico rito cattolico ancora in atto è il battesimo, si celebra la messa in una lingua incomprensibile e per il resto non ci sono navate, non ci sono bancali, non ci sono altari. Ci sono migliaia di migliaia di candele, si brucia l’incenso e ci si siede per terra. La chiesa è aperta 24 ore al giorno, i locali pagano un abbonamento mensile o annuale per accedervi, mentre noi paghiamo 1 euro a persona.
Lì si guarisce e lì si sgozzano le galline. Come funziona? Quando una persona ha un problema molto grave, per lo più di salute oppure economico, non va in ospedale o in banca, ma va in chiesa. Ci va con un curandero, uno sciamano. Questa figura mistica, che ha il compito appunto di curare il malato e che viene pagata circa 50 euro per il suo servizio. Il curandero solo toccando il polso della persona in difficoltà capisce la gravità del male e inizia a recitare il suo canto. I due si siedono a terra, sugli aghi di pino verde, disposti un po’ per tutta la chiesa, che non ha nemmeno una sedia.
Accende tante, ma tante candele e se la situazione non è poi così grave, prova prima con l’offerta di qualche uovo bianco. Dice al paziente di tornare a casa e insomma dovrebbe aver funzionato. Senza morti ammazzati.
Se la situazione è drammatica, invece, è il momento di sacrificare una gallina, spezzandole il collo. Così, davanti a tutti. L’animale assorbirà così il malessere del paziente, che sarà finalmente libero. C’è un odore intenso in questa chiesa sarà il pino, le galline, le candele, l’incenso. La chiesa viene continuamente sorvegliata, pulita e ordinata dai tanti addetti che vi lavorano. Le migliaia e migliaia di candele, infatti, potrebbero dar fuoco a questa antica chiesa, dove la messa viene celebrata in lingua tsotsil.
Il curandero è questo personaggio ricco di fascino, un uomo o una donna che ha ricevuto il dono di poter guarire le persone. Spesso è vestito di bianco e sembra una figura pura che sa il fatto suo e sicuramente non si fa tutti i pipponi che mi faccio io e non è pieno di insicurezze. Anzi quasi sembra che abbia una risposta per tutto.
E quasi mi verrebbe un po’ da chiedergli come fa. Magari mi risponderebbe la stessa cosa che mi dice lo psicologo: di vivere il presente, imparare ad ascoltarmi e di conseguenza fare quello che sento. Non gliel’ho chiesto, perché non si può attaccare bottone con lo sciamano, nè scattare fotografie e non si può partecipare alle cerimonie, se non invitati. Ora non credo che il curandero, mentre sgozza una gallina, inviti proprio me.
Consiglio di prendere una guida per entrare nella chiesa e farsi spiegare come funzionano questi rituali, altrimenti è difficile capire cosa stia accadendo all’interno. Vabbè adesso te l’ho spiegato io, come funziona e quindi puoi risparmiarti il costo della guida che oscilla tra i 5 e i 25 euro a persona. Come sempre in Messico, devi contrattare, parlare lo spagnolo può fare la differenza. Io in alcuni casi, faccio anche la scena di quella che se ne va, per essere richiamata.
Viaggia in mini-van
Consiglio anche di arrivarci con due scomodi mini-van, sono due perché devi cambiare, partendo da San Cristobal de Las Casas. Io mi sento sempre una specie di eroina quando riesco a raggiungere la località con i mezzi pubblici. Risparmio, sono libera e mi evito un tour organizzato.
in centro e sud America, questi mezzi di trasporto si chiamano “colectivo”. Sono spesso dei mini-van ma possono essere anche degli autobus scomodissimi, dove salgono il doppio delle persone previste, molte stanno in piedi ammassate.
Non esiste un orario predefinito, partono quando sono pieni. Poi fanno delle fermate intermedie, per far scendere i passeggeri quando urlano di fermarsi e per farne salire altri quando sventolano le mani per farsi notare. Ovviamente non esistono fermate, è tutto un po’ lasciato al caso.
Sul “colectivo” si mangia anche molto bene e molto local, perché salgono i venditori ambulanti con tacos, mango, acqua, orchata, elote (pannocchie) venduti a qualche pesos. Salire questi autobus ti offre un ottimo spaccato della società, perché ci salgono un po’ tutti e non solo chi non se lo può permettere. Forse viaggiare in colectivo è un modo di essere. E chi sono io per non fare altrettanto?
Poi in colectivo, i local ti parlano, ti spiegano un sacco di cose e il fatto di condividere uno spazio così ristretto, ti lega. Un pò come quando dormi in ostello, le amicizie e gli amori più belli spesso nascono proprio con i compagni di stanza. Probabilmente scatta un’intimità immediata, per il solo fatto di condividere la stanza, si abbassano le barriere e si è tutti vulnerabili, con quel pigiamino inguardabile e la havaianas per farsi la doccia. Che poi io sono anni che non uso le ciabatte nella doccia pubblica, sbaglio?
Il Chiapas è molto altro
Il Chiapas non è solo San Cristobal de Las Casas, Monte Alban, Hierve el Agua. È anche Palenque, questa rovina Maya che per qualche motivo a me è piaciuta di più di Chichén Itzá che è una delle sette meraviglie del mondo. Spostandosi in Guatemala, a me è piaciuta anche Tikal da morire. E credo che non ci sia niente di più affascinante delle rovine Maya, nella giungla tra le scimmie urlatrici e vegetazione fitta, che non è quella originale perché i Maya hanno fatto l’errore di deforestare tutto per costruire i propri templi. Cavoli erano tanto intelligenti, che non ci hanno pensato a questa roba qui.
Vabbè, dicevamo, il Chiapas è Palenque, Agua Azul, Bonampak e Yaxchilán, queste ultime due sono rovine al confine con il Guatemala, nella selva Lacandona. La selva è questo luogo veramente incontaminato e qui ci vuole, dove vive una popolazione indigena. Una parte vive a contatto con i turisti che vogliono visitare quest’area, qualcuno fa la guida turistica, con una tunica lunga bianca come vuole il dress code della zona. Altri vivono nel paesello e hanno un’attività. Altri ancora vivono proprio nella giungla.
Io ho potuto visitare solo Bonampak e ci sono arrivata con un colectivo da San Cristobal de Las Casas, che in tre ore mi ha portato a queste rovine in mezzo al nulla, con due turisti, messi in croce. Yaxchilán mentre scrivo è chiusa da mesi, troppe tensioni, troppi militari, troppi scontri, i migranti passano per questi luoghi remoti per raggiungere gli Stati Uniti. Un viaggio caro ed estenuante, che non necessariamente viene portato a termine. E infatti, arrivare in questi luoghi significa controlli, checkpoint, camionette, militari, mitra e pile puntate in faccia.
Il Messico è tutto: è lo Yucatan scintillante, ricco di fascino, turismo e narcotraffico, è il Chiapas con la sua giungla, i suoi rituali mistici e le rovine Maya, è Puerto Escondido, dove scorrazzi felice con lo scooter e sogni di mollare tutto e andare a vivere sul mare, è Oaxaca dove vuoi mangiare tutto il cibo di strada, preparato a regola d’arte, è Città del Messico che non ho avuto la fortuna e il coraggio di visitare per bene, perché devo ammettere che le grandi città in Centro e Sud America mi fanno paura. Però me ne sono pentita, perché tutti mi hanno detto che mi sono persa cibo e cultura. E quindi anche in Messico ci dovrò tornare. A volte penso che devo tornare in troppi posti e così continuo semplicemente ad esplorarne di nuovi.
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curata da Silvia e Davide, due “colleghi” che viaggiano il mondo da anni con il computer nello zaino e raccontano itinerari di montagna.Leggi l’ultimo racconto…
A mercoledì,
Ilaria
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🇦🇺 Where they sacrifice the chickens
The Chiapas is this mystical place, amidst jungles, Mayan ruins, howler monkeys, tacos, and orchata, descendants of the ancient lost civilization, magical rituals, mangoes, and other exotic fruits, craft beers, blue waterfalls, uncomfortable mini-vans, the Lacandon Jungle, Palenque, soldiers with rifles and camouflage, the sad journey of migrants towards the American dream, and chickens offered in sacrifice.
This is much more; this is Chiapas, a land where Spanish isn't hardly spoken; instead, languages like Tseltal, Tsotsil, and Cakchiquel are spoken, a land that seeks independence, poor, yet rich in tourism and resources, often unevenly distributed.
Hello, I'm Ilaria, and you're reading my legendary newsletter! I spent a month and a half in Mexico, and then, as I was about to leave the country, I realized I had lost that slip of paper given by immigration. But why don't they stamp the passport, which would be cooler?
With 50 dollars, I solved the problem and said goodbye to Mexico. Although I would have hoped not to. Not to leave, to spend more time in this wonderful land, beautiful but not quite safe, rich enough to make you angry and poor enough to show you the desperation of those who live there and those who pass through, dreaming of the United States.
If you enjoy my travel stories, you can support my writing project, which requires not only money but also time and a certain amount of creativity. Every drink offered to me feels like a boost; it feels like I'm on the right track, and I take each glass as encouragement to keep writing.
The thing that struck me the most was entering a church where they sacrifice chickens. In Chiapas, Catholicism quickly mixed with a form of paganism, giving rise to a syncretic religion: sacrifices, candles, incense, blood, and shamans.
After all, consider that the Maya played a ballgame (the ball game), and the winners were offered as sacrifices. But I say, at least slaughter the losers. Although thinking back, it's not a bad approach. You won? Well, we don't appreciate you for being the best; instead, we'll kill you. Today, such logic would be liberating: the best are penalized. So who cares about being good, producing a lot, and striving for perfection! For them, winning and being sacrificed was an honor. But that's another story.
From San Cristobal de Las Casas, you can take two mini-vans to San Juan Chamula, where the main attraction is the church, where syncretism is professed. The only Catholic rite still in use is baptism; Mass is celebrated in an incomprehensible language, and there are no aisles, no benches, no altars. There are thousands and thousands of candles, incense burns, and people sit on the floor. The church is open 24 hours a day; locals pay a monthly or yearly subscription to access it, while we pay 1 euro per person.
There, people are healed, and chickens are sacrificed. How does it work? When a person has a very serious problem, mostly health-related or economic, they don't go to the hospital or the bank; they go to church. They go with a curandero, a shaman. This mystical figure, whose task is precisely to cure the sick and is paid about 50 euros for their service. The curandero simply by touching the pulse of the person in trouble understands the seriousness of the illness and begins to recite their chant. The two sit on the ground, on the pine needles scattered throughout the church, which doesn't even have a chair.
They light many, many candles, and if the situation isn't that serious, they try first with the offering of a few white eggs. They tell the patient to go home, and it should have worked. No slaughtered deaths.
If the situation is dramatic, it's time to sacrifice a chicken, breaking its neck. Right there, in front of everyone. The animal will thus absorb the patient's illness, who will finally be free. There's an intense smell in this church; it could be the pine, the chickens, the candles, the incense. The church is continuously monitored, cleaned, and tidied by the many attendants who work there. The thousands and thousands of candles, in fact, could set fire to this ancient church, where Mass is celebrated in the Tsotsil language.
The curandero is this fascinating character, a man or a woman who has received the gift of being able to heal people. Often dressed in white, they seem like a pure figure who knows their stuff and certainly doesn't have all the insecurities I do. Indeed, it almost seems like they have an answer for everything.
And I almost feel like asking them how they do it. Maybe they would tell me the same thing the psychologist tells me: to live in the present, learn to listen to myself, and consequently do what I feel. I didn't ask, though, because you can't strike up a conversation with the shaman, take photos, or participate in ceremonies without being invited. Now I don't think the shaman, while slaughtering a chicken, would invite me.
I recommend taking a guide to enter the church and have them explain how these rituals work; otherwise, it's difficult to understand what's happening inside. Well, now I've explained it to you, how it works, so you can save yourself the cost of the guide, which ranges from 5 to 25 euros per person. As always in Mexico, you have to negotiate; speaking Spanish can make a difference. In some cases, I even act out the scene of someone leaving, to be called back.
Traveling by Mini-van
I also recommend arriving with two uncomfortable mini-vans, there are two because you have to change, starting from San Cristobal de Las Casas. I always feel like some kind of heroine when I manage to reach a place by public transport. I save money, I'm free, and I avoid an organized tour.
In Central and South America, these means of transport are called "colectivo." They are often mini-vans but can also be uncomfortable buses, where twice as many people as planned get on, many standing crammed together.
There's no predefined schedule; they leave when they're full. Then they make intermediate stops to let passengers off when they shout to stop and to let others on when they wave their hands to be noticed. Obviously, there are no stops; it's all a bit random.
On the "colectivo," you can also eat very well and very locally because street vendors get on with tacos, mangoes, water, orchata, elote (corn on the cob) sold for a few pesos. Boarding these buses offers you a great cross-section of society because everyone gets on, not just those who can't afford it. Maybe traveling by colectivo is a way of being. And who am I not to do the same?
Then on the colectivo, locals talk to you, explain a lot of things, and sharing such a tight space binds you. A bit like when you sleep in a hostel, the most beautiful friendships and loves often arise with roommates. Probably
, there's an immediate intimacy because you share the room; barriers are lowered, and everyone is vulnerable, with that unfashionable pajamas and havaianas for the shower. I haven't used flip-flops in a public shower for years; am I wrong?
Chiapas is much more
Chiapas is not just San Cristobal de Las Casas, Monte Alban, Hierve el Agua. It's also Palenque, this Mayan ruin that, for some reason, I liked more than Chichén Itzá, which is one of the seven wonders of the world. Moving to Guatemala, I also loved Tikal to death. And I believe there's nothing more fascinating than Mayan ruins, in the jungle among howler monkeys and dense vegetation, which isn't the original one because the Maya made the mistake of deforesting everything to build their temples. Damn, they were so intelligent; they didn't think about this stuff here.
Well, we were saying, Chiapas is Palenque, Agua Azul, Bonampak, and Yaxchilán, the latter two are ruins on the border with Guatemala, in the Lacandon Jungle. The jungle is this truly uncontaminated place, where an indigenous population lives. Some live in contact with tourists who want to visit this area; some work as tour guides, wearing long white tunics as the area's dress code dictates. Others live in the village and have a business. Still, others live right in the jungle.
I could only visit Bonampak, and I got there with a colectivo from San Cristobal de Las Casas, which in three hours took me to these ruins in the middle of nowhere, with two tourists, put on the spot. Yaxchilán as I write is closed for months, too many tensions, too many soldiers, too many clashes; migrants pass through these remote places to reach the United States. A costly and exhausting journey, which isn't necessarily completed. And indeed, arriving in these places means checks, checkpoints, vans, soldiers, rifles, and flashlights pointed in your face.
Mexico is everything: it's the sparkling Yucatan, rich in charm, tourism, and drug trafficking; it's Chiapas with its jungle, its mystical rituals, and Mayan ruins; it's Puerto Escondido, where you happily zip around on a scooter and dream of leaving everything and going to live by the sea; it's Oaxaca where you want to eat all the street food, prepared with artistry; it's Mexico City, which I didn't have the fortune or courage to visit properly because I have to admit that big cities in Central and South America scare me. But I regret it because everyone told me that I missed out on food and culture. So, I'll have to go back to Mexico too. Sometimes I think I need to go back to too many places, so I just keep exploring new ones.
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
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Io durante un viaggio a Cuba ho fatto un detour e mi sono fatta portare da un Babalawo. Per fortuna non ha dovuto ammazzare nessuna gallina per me, mi ha solo detto: "Nella tua vita non hai niente di tuo. Devi trovare qualcosa di tuo" (in una lingua incomprensibile tradotta male da un ragazzino che stava con lui). <3
Ciao Ilaria! Amo il tuo blog, sempre interessante ! Il mio umile commento, non una critica, ma un semplice appunto è però di non suggerire di "contrattare sempre" in paesi come il Messico. È veramente triste come la narrativa del, "è povero mi vuole fregare, è una multinazionale pago e sto zitto," sia ancora viva e predicata da esperti viaggiatori come te! Perchè se entri in un centro commerciale non chiedi lo sconto? A volte si parla di pochi dollari per un souvenir fatto a mano o di un servizio come il taxi, che altrove costerebbe 10 o 100 volte tanto. Ma se la persona che fornisce il servizio è umile gli si vuole strappare il prezzo più basso, se si è su un taxi a Sydney si paga e si tace. Queste persone valgono meno? Non hanno diritto a una livable wage? Devono stare in miseria per sempre perchè tanto sono abituati così? Non fraintendermi anche io facevo così (30 anni fa), ma dopo aver vissuto per 15 anni in Messico (nonostante facessi parte della stessa "economia" ) ho capito che sì, si può distinguere tra chi ti prende in giro chiedendo cose assurde ( e in quel caso andarsene), ma consigliare a priori la tecnica della "finta fuga" per strappare il prezzo e avere il povero venditore che ti insegue con la migliore offerta, mi ha proprio spezzato il cuore. Chiediti quanto costerebbe questo in Australia? Perchè se il prezzo è già inferiore alla maggior parte dei posti, devo ancora contrattare? Farei lo stesso in un negozio di proprietà di grandi multinazionali? In quanto blogger e viaggiatrice ti prego di divulgare attraverso i tuoi canali un approccio al turismo più umano e rispettoso dei lavoratori locali. Grazie di cuore e un abbraccio