Tempo di lettura: 12 minuti
Sono a Puerto Escondido, che poi ogni volta che lo dico, mi viene in mente il film di Gabriele Salvatores. Ormai per noi italiani, Puerto uguale a Diego Abatantuono. Che poi effettivamente nel film c’è una frase che descrive esattamente come si vive qui, a Puerto. Sembra quasi che lo dica un expat di oggi. E invece il film è del 1992.
Io fino a tre mesi fa... facevo una vita normale, stavo inquadrato, in una società che ha delle regole e rispettavo le regole: ero convinto che rispettando queste regole ci fossero dei tornaconti, ci fosse una regia occulta che mi muovesse, che mi facesse diventar vecchio in un certo modo, con più... saggezza, con delle sicurezze... Invece non c'è un cazzo. DIEGO ABATANTUONO - Mario Tozzi
Ciao, sono Ilaria! E in questo momento sono in Messico. Ho deciso di lavorare un po’ da qua e ti scrivo questa newsletter dal coworking di Selina. Ogni volta che viaggio, mi stupisco di quanta gente faccia questa vita da nomade. Intanto ti ricordo se ti piace il mio progetto, puoi sostenermi abbonandoti (cliccando sul tasto pledge). Incluso nell’abbonamento, ricevi una consulenza con me di un’ora. Possiamo parlare di viaggi, del viaggio da soli, del nomadismo digitale o dell’Australia. Oppure semplicemente, puoi offrirmi un aperitivo qui sotto.
Puerto è hippy, ma al punto giusto. È gentrificato? Sì, ma anche questo al punto giusto. Forse è una Bali di qualche tempo fa. Qui ci sono molti expat, che sono venuti per una breve vacanza e poi ci sono rimasti sotto. Ogni volta che sento queste storie, ho un po’ paura di fare la loro stessa fine. Se penso a quanto tempo sono rimasta inchiodata a Cusco e ad Antigua e se penso che sono entrata in Australia con un visto turistico e sono uscita qualche anno dopo con la cittadinanza australiana, adesso ho il timore (e anche un po’ la speranza) di continuare a scrivere newsletter dal Coworking di Selina a Puerto.
L’altro giorno ho conosciuto due argentini che vivono qui da un annetto. Entrambi sono venuti per una settimana, poi se ne sono andati, poi hanno cominciato a pensare a Puerto, tutto il tempo. E Puerto di qua e Puerto di là. Poi sono andati via e sono tornati. Adesso si sono rassegnati e stanno fissi qui. Mi hanno spiegato che come Puerto ti attira, poi dopo qualche anno, ti caccia. Forse un po’ ti stufi di fare questa vita. Non lo so, perché io non ho mai vissuto in un luogo simile: a contatto con la natura, dove tutto è un po’ sgangherato, dove non trovi necessariamente tutto quello che ti serve, dove il tempo è relativo, dove ogni tanto salta l’elettricità, dove non ti trucchi, ma sei fighissima. Ho viaggiato in luoghi simili, ma non ci ho mai vissuto.
Poi ho conosciuto questo ragazzo colombiano, lui è nato nella Guajira, il deserto al confine con il Venezuela, un luogo poverissimo e bellissimo. Ne ho parlato in un racconto precedente e puoi leggerlo qui. Ha vissuto a Barranquilla e adesso si è trasferito a Puerto. Perché? Solita storia, qualche anno fa, era venuto in vacanza e poi ne ha sentito il richiamo. Ha fatto una riflessione interessante. Mi ha spiegato che forse piace tanto, perché lavorano nel turismo non solo i local, ma anche tutte le persone che si sono trasferite negli anni e che quindi capiscono le esigenze dei nuovi arrivati. Quindi da un lato ti senti accolto dalla cultura locale, dall’altro non ti senti un dollaro che cammina, ma ospite di expat che a loro volta hanno vissuto la tua esperienza. Non so se ha senso, ma quando me lo ha spiegato mi sembrava così logico.
Poi c’è questo brasiliano che è qui da qualche mese e gestisce un ostello. Io lo vedo un po’ perso, ma allo stesso tempo a suo agio. Ho sempre notato che noi viaggiatori a volte possiamo dare l’impressione di essere persi. E c’è chi è perso veramente. Quella cosa di partire dopo un trauma o di partire per trovare se stessi, esiste davvero. E nel cammino ho conosciuto un sacco di gente che si è lasciata alle spalle storie brutte, che poi non sono mai alle spalle. Secondo me, se sei perso a Milano, non se ne accorge nessuno, tanti tutti corrono e tu devi solo lavorare. Se sei perso a Puerto Escondido, dove il tempo è dilatato, forse è più evidente. Anche perché spesso in viaggio o fuori dalla tua comfort zone ti senti più autentico. A me raccontano gli sconosciuti raccontano delle storie personali, che a volte penso: anche meno. Però è anche quello il bello del viaggio, attaccare e farsi attaccare pipponi.
Ma cosa si fa a Puerto?
Io sono qui da una settimana e mi pare di aver capito che non si fa molto. Io mi sveglio alle 6 del mattino, mi preparo il caffè e vado a berlo in spiaggia mentre albeggia. Poi faccio yoga in uno degli 800 studi di yoga fighissimi che ci sono a Puerto, mi doccio ed entro nel coworking. Ad un certo punto arriva l’ora della birretta in spiaggia al tramonto, poi alle 7.30pm ogni sera c’è una lezione di salsa o bachata in un bar e si balla fino a mezzanotte. Repeat.
Con alternative del tipo: bagno nell’oceano, surf, caffè nel bar hipster, shopping di costumi, pranzo al mercato, yoga, meditazione, cerimonia del cacao, costellazioni familiari, massaggio, bagno di gong, cena al ristorante sulla spiaggia. Confermo, è decisamente un po’ hippy e forse ci sono un po’ troppi studi di yoga e meditazione per un luogo così piccolo, ma a me piace praticare yoga e quindi mi piacere avere tutta questa scelta. E poi voglio dire, non fanno male a nessuno, sono in luoghi meravigliosi, pratichi yoga in mezzo alle palme, con il suono delle onde, che basterebbe anche meno bellezza.
Le classi di salsa e di bachata
Dopo un po’ ci si conosce già tutti e dopo qualche giorno mi ritrovo a dire “hola” a tutti. Il comune denominatore è il ballo, perché il martedì si va da PM, il mercoledi da Play Pong e poi il sabato all’Hotel Nectár e cosi via. È anche vero che è impossibile non diventare amici, ballando così vicini.
Le lezioni funzionano così: dalle 7.30pm alle 8.30pm c’è la classe di salsa o bachata. Il maestro tiene una lezione di gruppo, spiegando i passi base. Poi dalle 8.30pm si pratica in coppia quello che si è imparato durante la lezione. Inutile dire che io sono proprio un tronco e ho provato più e più volte nella mia vita a imparare salsa, non ci riescono. Poi nel momento in cui il prof mi dice frasi tipo: “sensuál” oppure “mueve la cadera” (ndr. muovi i fianchi) io mi sento sprofondare. E vedo gli altri che mi sembra così sciolti, si divertono, io la vivo quasi come un’umiliazione e tutti mi dicono: “dai balla che è facile”. No, non lo è. E mi sento come quando dico che ho paura del cane e il proprietario mi risponde: “Ma è buono”, si ma a me fa paura lo stesso.
Gli studenti di salsa che mi sorprendono di più sono i tedeschi, i nordeuropei. Si vede lontano un miglio che è qualcosa che non appartiene alla loro cultura essere così passionali e avvinghiati al partner. Ma ci mettono un impegno pazzesco e alcuni di loro sono davvero bravi, respect.
Come vivono gli expat
Qui le giornate scorrono lente. C’è chi ha un lavoro da remoto, chi è insegnante di yoga, chi gestisce un bar o un ostello. Si arriva agli appuntamenti sempre un po’ in ritardo, tanto le lezioni e gli eventi, non iniziano mai in orario. Non c’è fretta, non si corre, non ci sono preoccupazioni, se non quella di non perdersi il tramonto o l’alba a seconda dei gusti. Ci si muove in scooter, perché la cittadina è suddivisa in diverse aree, La Punta è la zona più turistica e anche la più divertente per uscire.
Le faccende da sbrigare, gli obblighi diciamo, oltre che qualche ora davanti al computer sono: la spesa al mercato, andare in lavanderia e fare benzina al motorino. E andare in motorino lungo l’oceano, da un grande senso di libertà. Io credo di aver fatto le riflessioni più profonde e forse più pertinenti, proprio a bordo del motorino. Come in tutti i posti turistici, la polizia è pronta a multarti con qualsiasi scusa. Quindi spesso quando vedi la polizia, meglio cambiare strada.
Le storie di chi vive qui da qualche tempo, sono sempre le stesse: multinazionali abbandonate, dipendenti che erano sull’orlo di una crisi, troppo stress, troppe ore davanti al computer, troppa solitudine, cuori infranti, troppo freddo, troppo traffico, troppo tutto. E allora uno esplode e viene a Puerto Escondido.
Che poi secondo me non devi necessariamente esplodere. Forse ad un certo punto, ti rendi conto che qualcosa non funziona, che stai correndo e non sai nemmeno dove e che al centro della tua vita c’è solo il lavoro.
Io qui vedo persone felici, persone tranquille, sicuramente si vive con meno agi, ma anche con meno necessità, magari non compri niente, giusto una maglietta ogni tanto. E non parlo solo degli expat, che in qualche modo hanno ritrovato la pace e il senso della vita venendo qui. Parlo anche dei local.
Prendiamo il prof di spagnolo, che è messicano e che passa da una lezione privata all’altra, che si muove in motorino per vedere gli studenti, la sera pratica salsa ed è un bravissimo ballerino e per darsi coraggio si beve un mezcal. Ecco la sua vita non mi sembra tanto male, arriva in ritardo a tutti gli appuntamenti, è sempre sorridente, socievole, sa un sacco di cose da tutto il mondo, grazie ai suoi studenti, cammina con calma, si gode il caffè quando lo beve, si prende il suo tempo per fare un ragionamento. Secondo me lui non resisterebbe mezz’ora a Milano e giustamente. Ora non voglio fare la fricchettona di turno, però non mi sembra male rallentare un po’ e non solo in vacanza.
Questa settimana ti consiglio di leggere la newsletter di
che parla di viaggio, cultura digitale e del futuro che stiamo costruendo. Io la trovo molto interessante poi mi piace come si chiama:Leggi il racconto precedente…
A mercoledì,
Ilaria
Se vuoi, puoi fare un sacco di cose belle. E non solo qui, anche nella vita. Puoi:
Lasciare un like
Scrivere un commento
Girare questa newsletter a un tuo amico/a
Cancellarti da questa newsletter (io triste)
🇦🇺 Saludos de Puerto Escondido
I'm in Puerto Escondido, which every time I say it, I think of an Italian movie by Gabriele Salvatores. Now for us Italians, Puerto equals Diego Abatantuono. Which then actually in the movie there is a phrase that describes exactly how life is here, in Puerto. It almost seems like it's said by an expat today. And yet the film is from 1992. It’s the story of Mario, who assisted a murder and to survive he needs to abandon Italy and he found himself in Puerto Escondido.
Until three months ago... I led a normal life, I was framed, in a society that has rules and I respected the rules: I was convinced that by respecting these rules there were benefits, there was an hidden direction that would move me, that would make me grow old in a certain way, with more... wisdom, with some certainties... Instead, there's nothing. DIEGO ABATANTUONO - Mario Tozzi
Hi, I'm Ilaria! And right now I'm in Mexico. I decided to work a bit from here and I'm writing you this newsletter from the Selina coworking space. Every time I travel, I am amazed by how many people live this nomadic life. By the way, I remind you if you like my project, you can support me by subscribing (by clicking on the pledge button). Included in the subscription, you receive a one-hour consultation with me. We can talk about travels, solo travel, digital nomadism, or Australia. Or simply, you can buy me a drink down below.
Puerto is hippie, but just right. Is it gentrified? Yes, but also just right. Maybe it's like a Bali from some time ago. There are many expats here, who came for a short vacation and then stayed. Every time I hear these stories, I'm a bit afraid of ending up like them. If I think about how long I stayed stuck in Cusco and Antigua and if I think that I entered Australia with a tourist visa and came out a few years later with Australian citizenship, now I'm afraid (and also a bit hopeful) of continuing to write newsletters from the Selina coworking space in Puerto.
The other day I met two Argentinians who have been living here for about a year. Both came for a week, then left, then started thinking about Puerto, all the time. And Puerto here and Puerto there. Then they left and came back. Now they have resigned themselves and are settled here. They explained to me that as much as Puerto attracts you, after a few years, it kicks you out. Maybe you get tired of this life a bit. I don't know, because I have never lived in such a place: in contact with nature, where everything is a bit rickety, where you don't necessarily find everything you need, where time is relative, where electricity sometimes goes out, where you don't wear makeup, but you're super cool. I have traveled to similar places, but I have never lived there.
Then I met this Colombian guy, he was born in La Guajira, the desert on the border with Venezuela, a very poor and beautiful place. I talked about it in a previous story and you can read it here. He lived in Barranquilla and now he has moved to Puerto. Why? The usual story, a few years ago, he came on vacation and then he felt its call. He made an interesting reflection. He explained to me that maybe it's so appealing because in tourism, not only locals work, but also all the people who have moved here over the years and who therefore understand the needs of newcomers. So on one hand, you feel welcomed by the local culture, on the other hand, you don't feel like a walking dollar, but a guest of expats who in turn have lived your experience. I don't know if it makes sense, but when he explained it to me it seemed so logical.
Then there's this Brazilian guy who has been here for a few months and manages a hostel. I see him a bit lost, but at the same time comfortable. I've always noticed that we travelers sometimes can give the impression of being lost. And there are those who are really lost. That thing about leaving after a trauma or leaving to find yourself, it really exists. And along the way, I've met a lot of people who have left behind bad stories, which then are never really left behind. In my opinion, if you're lost in Milan, no one notices, many are just running and you just have to work. If you're lost in Puerto Escondido, where time is dilated, maybe it's more evident. Also because often when traveling or out of your comfort zone, you feel more authentic. Strangers tell me personal stories, sometimes I think: even less. But that's also the beauty of travel, sticking and getting stuck in long stories.
But what do you do in Puerto?
I've been here for a week and it seems to me that not much is done. I wake up at 6 in the morning, make myself coffee and go drink it on the beach at sunrise. Then I do yoga in one of the 800 super cool yoga studios in Puerto, shower and go to the co-working space. At some point it's time for a beer on the beach at sunset, then at 7.30pm every evening there's a salsa or bachata lesson in a bar and you dance until midnight. Repeat.
With alternatives like: swimming in the ocean, surfing, coffee in the hipster bar, shopping for swimsuits, lunch at the market, yoga, meditation, cacao ceremony, family constellations, massage, gong bath, dinner at the beach restaurant. I confirm, it's definitely a bit hippie and maybe there are a bit too many yoga and meditation studios for such a small place, but I like practicing yoga and so I like having all this choice. And then I mean, they don't hurt anyone, they're in wonderful places, you practice yoga among palm trees, with the sound of the waves, which would be enough beauty.
Salsa and bachata classes
After a while you already know everyone and after a few days I find myself saying "hola" to everyone. The common denominator is dancing, because on Tuesday you go to PM, on Wednesday to Play Pong and then on Saturday to Hotel Nectár and so on. It's also true that it's impossible not to become friends, dancing so close.
The lessons work like this: from 7.30pm to 8.30pm there's the salsa or bachata class. The teacher holds a group lesson, explaining the basic steps. Then from 8.30pm you practice as a couple what you've learned during the lesson. Needless to say, I'm really bad at it and I've tried over and over again in my life to learn salsa, I just can't. Then when the teacher tells me phrases like: "sensuál" or "mueve la cadera" (move your hips), I feel like sinking. And I see others who seem so loose, having fun, I almost live it as a humiliation and everyone tells me: "come on, dance, it's easy." No, it's not. And I feel like when I say I'm afraid of dogs and the owner says to me: "But it's good", yes, but it still scares me.
The salsa students who surprise me the most are the Germans, the Northern Europeans. It's obvious that it's something that doesn't belong to their culture to be so passionate and entwined with the partner. But they put in a crazy effort and some of them are really good, respect.
How expats live
Here the days go by slowly. Some have remote jobs, some are yoga teachers, some run a bar or a hostel. You always arrive at appointments a little late, as classes and events never start on time. There's no hurry, no running, no worries, except not to miss the sunset or sunrise depending on your preferences. You move around on scooters because the town is divided into different areas, La Punta is the most touristy area and also the most fun to go out.
The chores to be done, the obligations let's say, besides a few hours in front of the computer are: shopping at the market, going to the laundry, and refueling the scooter. And riding along the ocean on a scooter gives a great sense of freedom. I think I've made the deepest and perhaps most relevant reflections right on the scooter. As in all tourist places, the police are ready to fine you for any reason. So often when you see the police, it's better to change direction.
The stories of those who have been living here for some time are always the same: abandoned multinationals, employees who were on the brink of a crisis, too much stress, too many hours in front of the computer, too much loneliness, broken hearts, too cold, too much traffic, too much everything. And then one explodes and comes to Puerto Escondido.
Then in my opinion, you don't necessarily have to explode. Maybe at some point, you realize that something is not working, that you're running and you don't even know where and that at the center of your life there's only work.
Here I see happy people, calm people, surely you live with fewer comforts, but also with fewer needs, maybe you don't buy anything, just a t-shirt now and then. And I'm not just talking about expats, who somehow have found peace and the meaning of life by coming here. I'm also talking about locals.
Take the Spanish teacher, who is Mexican and who goes from one private lesson to another, who moves around on a scooter to see the students, who practices salsa in the evening and is a very good dancer and to give himself courage he drinks a mezcal. Well, his life doesn't seem so bad to me, he's always late for all appointments, he's always smiling, sociable, he knows a lot of things from all over the world, thanks to his students, he walks calmly, he enjoys his coffee when he drinks it, he takes his time to reason. Now I don't want to be the usual hippie, but it doesn't seem bad to slow down a bit and not just on vacation.
If you want, you can do a lot of beautiful things. And not just here, but also in life.
You can:
Leave me a like
Write a comment
Unsubscribe from this newsletter (I'll be sad)
Sarà che vivo nel sud della Sicilia, ma non è che qui si corre molto. Alcuni aspetti che hai raccontato tutto sommato sono paragonabili al nostro stile di vita.
Io fino a tre mesi fa... facevo una vita normale, stavo inquadrata, in una società che ha delle regole e rispettavo le regole…….
Diego lo dice meglio di me 😂😂😂
“ Disfruta el proceso” mi sembra riassuma bene la filosofia di Puerto 💙